Carnival sorprende il mercato: utili record e nuove stime in crescita

Il leader mondiale delle crociere chiude un terzo trimestre record, rivede al rialzo le stime per l’intero anno e punta a ridurre il debito. Prenotazioni ai massimi storici e margini in miglioramento. Gli analisti vedono un potenziale upside del 19%
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Da aprile a oggi azioni in rialzo dell’86%
Il settore delle crociere conferma la sua vitalità, in netta controtendenza rispetto a quello del trasporto aereo, dove margini e prospettive restano sotto pressione. A trainare la ripresa dei viaggi in mare è soprattutto Carnival, leader mondiale del comparto e società che più di tutte cattura l’attenzione degli investitori internazionali.
Ieri, lunedì 29 settembre, la compagnia ha presentato i risultati del terzo trimestre fiscale, chiuso con utili superiori alle attese e un’ulteriore revisione al rialzo della guidance per il quarto trimestre e per l’intero esercizio che terminerà il 30 novembre. Nonostante i numeri brillanti, il titolo a Wall Street ha chiuso in calo del 4%, complice la corsa dei mesi scorsi: da aprile le azioni Carnival hanno guadagnato circa l’86%, segnale che parte delle buone notizie era già incorporata nei prezzi.
Numeri sopra le attese
Il trimestre si è chiuso con un utile per azione adjusted di 1,43 dollari, ben al di sopra del consenso (1,32 dollari). La società ha alzato per la terza volta consecutiva la guidance annuale, stimando un utile netto rettificato di circa 2,93 miliardi di dollari, contro i 2,76 miliardi attesi dagli analisti. I ricavi beneficiano di un forte incremento delle prenotazioni e di net yield (ricavi per passeggero) previsti in crescita del 5,3% a valuta costante, rispetto al +5% indicato in precedenza.
Il CEO Josh Weinstein ha sottolineato che i volumi di prenotazione “superano di gran lunga la crescita della capacità” e che metà delle crociere programmate per il 2026 è già stata venduta a prezzi record, sia in Nord America sia in Europa. Anche il 2027, ha aggiunto, “parte con volumi mai visti prima”.
Azioni Carnival a sconto rispetto ai competitor
Secondo il consensus, Carnival chiuderà l’esercizio 2025 con ricavi pari a 26,6 miliardi di dollari (+6,4%) e utili netti in aumento del 36% a 2,6 miliardi. Questo dato sarà certamente rivisto al rialzo dopo gli annunci di ieri. Per il 2026, gli analisti prevedono profitti in crescita a 3,2 miliardi (+23%). Su queste basi, il titolo scambia a un multiplo P/E 2025 di circa 15 volte, un livello scontato rispetto ai concorrenti Norwegian Cruise (19 volte) e Royal Caribbean (21 volte).
Anche i rivali mostrano un trend positivo: Royal Caribbean ha parlato recentemente di “domanda accelerata”, mentre Norwegian ha registrato prenotazioni sopra la media storica. Tuttavia, tra le tre grandi, è Carnival a distinguersi per dimensione, visibilità sugli utili e potenziale di miglioramento della struttura finanziaria.
Il tema del debito e il ritorno all’investment grade
Uno dei punti chiave resta il debito. Carnival punta a ridurlo dai 25,2 miliardi del 2025 ai 21,7 miliardi nel 2026. Il CFO David Bernstein ha dichiarato a Bloomberg che il rapporto debito/Ebitda scenderà a 3,5 volte entro l’inizio del 2026, con l’obiettivo di riportarlo sotto quota 3 nel medio termine. Ciò consentirebbe alla società di riottenere il rating investment grade perso nel 2020.
Il miglioramento della struttura patrimoniale aprirebbe la strada a nuove politiche di remunerazione per gli azionisti: “Inizialmente con un dividendo, poi potremmo valutare anche buyback di azioni proprie”, ha detto Bernstein.
Il giudizio degli analisti
Nonostante la correzione di ieri, il consenso degli analisti resta favorevole. Su 28 case di investimento che coprono il titolo, 19 raccomandano l’acquisto. Il target price medio è di 34,9 dollari, che implica un potenziale di rialzo del 19% rispetto ai livelli attuali.
In un contesto di consumi in rallentamento, le crociere si confermano un’alternativa di vacanza percepita come conveniente e completa, capace di resistere meglio alla cautela dei viaggiatori. Carnival, con la sua leadership di mercato, la crescita degli utili e la prospettiva di un ritorno all’investment grade, resta oggi il punto di riferimento per chi guarda al settore con un orizzonte di medio periodo.
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