Il certificate che rende fino al 17,5% puntando sul comparto auto
Il cash collect su Stellantis, Tesla e Volkswagen con Isin DE000VU8P449 quota sotto la pari a 969 euro e stacca premi trimestrali con memoria del 4,375% (17,50% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale. Cedole con Effetto memoria. Possibilità di rimborso anticipato dal sesto mese a livelli decrescenti. Durata due anni.
Sono tra i titoli più a buon mercato del momento, perché sono ciclici e temono un rallentamento economico insieme a una guerra sui prezzi, eppure a questi livelli in Borsa sono davvero attraenti.
Il settore auto in Europa passa di mano a un rapporto prezzo/utili attesi per il prossimo anno di sole 5,38 volte e un rendimento sul dividendo del 5,52%. Negli Stati Uniti la fotografia non è molto diversa: Ford tratta a 6,5 volte gli utili stimati al 2024, General Motors 4,8 volte. Per Ford il p/e medio degli ultimi 10 anni è stato 8,51 volte per Gm 7,5 volte con un dividendo rispettivamente del 4,77% e dell’1%. Su un pianeta diverso trattano le native elettriche come Tesla che quota 61 volte il p/e 2024.
Sul fronte macroeconomico, la recessione più annunciata della storia sembra non arrivare mai, tanto che, settimana scorsa, la Fed ha raddoppiato la sua previsione di crescita del Pil quest’anno al 2,1% dall’1% stimato a giugno.
Economia Usa sostenuta da una montagna di liquidità. Dei 2,7 trilioni di dollari stampati e messi nelle tasche degli americani nel periodo della pandemia, ne sarebbero rimasti la metà ancora da spendere mentre i programmi Covid dovrebbero esaurirsi solo a metà del prossimo anno.
Come se non bastasse, nelle ultime settimane a deprimere il comparto Usa dell’auto tradizionale è intervenuta la battaglia tra case produttrici e l’Uaw, il potente sindacato del settore, in vista del rinnovo del contratto. Il sindacato ha rispedito al mittente la proposta di rialzo dei salari. I lavoratori chiedono di più. Dal punto di vista degli analisti però non ci sarebbe alcuna sorpresa: la scadenza del contratto era nota così come le dinamiche inflattive che negli Usa stanno spingendo verso un rialzo dei salari in tutti i settori. Le stime di società e mercato prevedevano già maggiori costi per i salari.
Terzo fattore che può intimorire è la guerra dei prezzi delle auto elettriche. In tutto il mondo ormai sono diverse le nuove società native elettriche, modelli che richiedono meno componentistica e attirano incentivi per l’acquisto. Se a questo si aggiunge che gli investitori sono disposti ad acquistare a multipli astronomici le native elettriche, il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi: un boom di nuove società, in Usa Tesla, Rivian Lucid e Fisker, in Cina Nio, Xpeng, Li Auto. Ma non tutte rimarranno in piedi.
Lo sforzo finanziario per la progettazione, il lancio della produzione e la creazione di una rete vendita è importante e difficilmente tutti questi marchi saranno sostenibili. La guerra dei prezzi voluta e partita da Tesla e Byd rischia di essere devastante per le piccole società che non hanno una solida posizione finanziaria (vedi Nio), ma non aiuterà neanche le big che stanno riconvertendo la produzione. La Cina non sta a guardare e promette battaglia anche contro le risoluzioni Ue che tenterebbero di limitare l’ingresso in Europa dei marchi della Grande Muraglia.
Tutto questo rientra in una dinamica normale di concorrenza.
La parte che però in Borsa appare anomala è che se dovessimo scorporare la divisione elettrica di ogni produttore tradizionale e valutarla ai multipli a cui viaggiano Tesla e company ci accorgeremmo che solo la divisione elettrica varrebbe quanto la casa madre. Un esempio concreto lo abbiamo già sottomano: la divisione elettrica di Renault è stata valutata 9,3 miliardi di euro con Renault in Borsa che quota 11,3 miliardi. Dunque quanto vale la divisione elettrica di Stellantis o di Volkswagen, società che già oggi vantano ricerca, impianti, una rete vendita e un marchio riconosciuto?
Volkswagen, la sola quota Porsche vale più di tutta la capitalizzazione
Questo scenario è noto da tempo ed è ampiamente scontato sulle quotazioni. In Borsa tutto ha un prezzo e quello dei titoli del settore auto ora appare molto più attraente. A dirlo è uno di quegli analisti che non ascolta tanto i leitmotiv del mercato e che, solo a novembre 2021, era l’unico ad essere uscito con un’indicazione sell su Volkswagen sui 26 analisti monitorati dal consensus Bloomberg sul titolo. Raccomandazione centrata in pieno con il titolo che da allora ad oggi ha perso il 40%.
Ebbene settimana scorsa in una nota, Philippe Houchois di Jefferies ha annunciato una doppia promozione per Volkswagen passando il titolo da sell a buy e citando valutazioni troppo basse oltre un importante taglio dei costi in arrivo.
Houchois e il suo collega Owen Paterson, nella nota spiegano che “gran parte di ciò che poteva andare storto su Volkswagen è andato storto” come rallentamento economico, alti tassi di interesse e difficoltà nelle vendite di auto elettriche in Germania e Cina, ma ora l’anomalia è un’altra “Volkswagen capitalizza 59 miliardi di euro a fronte di una partecipazione in Porsche che ne vale 67 miliardi".
Stellantis, in cassa oltre 30 miliardi netti su 58 miliardi di capitalizzazione
Sempre di valutazioni anomali si può parlare per un altro titolo del comparto, Stellantis. La società ha in pancia una posizione finanziaria netta positiva per circa 30 miliardi che secondo Jp Morgan salirà a 33 miliardi entro fine 2023, a fronte di una capitalizzazione di 58,5 miliardi e un utile stimato per fine anno a 18,45 miliardi. Insomma tolta la posizione finanziaria netta il titolo quoterebbe a una volta gli utili. Come a dire che l’investitore solo con gli utili di quest’anno si ripaga l’investimento. Questo sarebbe il principale motivo che avrebbe spinto Michael Burry, l’investitore Usa, (quasi leggendario per aver previsto in largo anticipo la bolla dei mutui subprime e specularci sopra), a scommettere sul titolo.
Tesla, il suo supercomputer vale 500 miliardi di dollari, parola di Morgan Stanley
Su un altro pianeta invece si trovano le native elettriche, prime fra tutti Tesla che quota 61 volte il rapporto prezzo e utili. Eppure, la società, a detta di Morgan Stanley, potrebbe aggiungere 500 miliardi di capitalizzazione sfondando quota un trilione di dollari grazie all’intelligenza artificiale del suo supercomputer Dojo. Più che un supercomputer si tratterebbe di un super taxi in grado di guidare in contemporanea i robo taxi di Elon Musk, macchine di lusso usati come Taxi ma senza autista, o meglio guidati da Dojo. Oggi Tesla capitalizza 845 miliardi e 500 miliardi di capitalizzazione rappresenterebbero uno zoccolo duro.
Certificate ad alto rendimento sul settore
Abbiamo parlato di Volkswagen, Stellantis e Tesla perché sono i sottostanti di un certificate ad alto rendimento emesso da Vontobel con Isin DE000VU8P449. Il cash collect quota sotto la pari a 969 euro e stacca premi trimestrali con memoria del 4,375% (17,50% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
I premi godono dell’Effetto memoria per recuperare eventuali cedole trimestrali non staccate. Dal 20 dicembre il certificate offre la possibilità di rimborso anticipato che si ripresenterà ogni sei mesi. In particolare le barriere del rimborso anticipato sono decrescenti, del 5% al trimestre, dal 100% del livello iniziale alla prima data di valutazione, fino al 75% finale.
A scadenza protezione del capitale fino a cali del 40% dei sottostanti dal livello iniziale. La scadenza naturale è fissata nel giugno 2025, tra poco meno di due anni.
Di seguito i livelli dei sottostanti.
Il certificate quota sotto la pari a 969 euro con un sottostante che è volato del 18,4% Stellantis mentre Tesla ha perso il 5,4% con una distanza dalla barriera del 36,6% e Volkswagen è sotto del 9,8% con una distanza della barriera al 33,4%.
La debolezza di Volkswagen è anche la forza di questo certificate perché porta il prezzo sotto la pari ma non esclude la possibilità di un rimborso anticipato più in là nel tempo con le barriere discendenti. Il rendimento è molto alto, il 17,5% annuo a cui si aggiunge un 3% di capital gain in caso di rimborso a 1.000 euro (1.000 euro - 969 di oggi) mentre la barriera discendente dell’autocall funziona come freno al calo del prezzo del certificate.
Senza scommettere per forza su un forte rialzo del comparto, il certificate offre cedole elevate anche in uno scenario ribassista fino a una protezione dei cali pari al 40% del livello iniziale dei sottostanti.
L’effetto memoria delle cedole offre la possibilità di riscattare i premi non distribuiti se a una data di valutazione successiva i tre titoli rilevano sopra la barriera.
Autocall a livelli discendenti fino al 75% del valore iniziale
Il certificate presenta un'opzione autocall a livelli discendenti. Significa che le barriere del rimborso anticipato sono decrescenti del 5% al trimestre. Si parte dal 100% del livello iniziale alla prima data di valutazione autocall (21 marzo 2024) per scalare del 5% ogni trimestre e arrivare fino al 75% della penultima data di valutazione del 24 marzo 2025.
Questa opzione permette all'investitore di vedere rimborsato a 1.000 euro il certificate anche prima della scadenza anche se i sottostanti hanno perso valore dal livello iniziale.
In particolare un'opzione autocall discendente punta a difendere i 1.000 euro di rimborso anticipato per stabilizzarne il prezzo e aumentare le chance di generare un capital gain se si ha acquistato il certificate sotto la pari.
Strategia
La strategia che offre questo prodotto è quella di puntare su tre titoli del settore auto, che a parere degli esperti hanno uno zoccolo duro a livello di fondamentali e di capitalizzazione che dovrebbe evitare il calo oltre la barriera, anzi dovrebbe portare a un recupero delle attuali quotazioni. Il tutto condito da un rendimento davvero elevato e una protezione profonda.
Il rendimento annualizzato potrebbe salire in caso di autocall, perché oltre alle ricche cedole si incassa il capital gain del 3% per aver acquistato oggi il certificate sotto la pari.
Attenzione: Il Certificate DE000VU8P449 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:
- Aa3 da parte di Moody's
I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
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