Certificate e compensazione delle minusvalenze, illusione o verità.


A dicembre gli emittenti di certificate fanno a gara a chi emette la Maxicedola più alta. È una rincorsa. E il tempismo non è casuale. Un po’ dappertutto abbiamo letto che la maxicedola, come tutte le altre cedole o plusvalenze dei certificate, classificati come redditi diversi, sono compensabili con eventuali minusvalenze in portafoglio. Niente di più vero, certo. Ma come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli che, in questo caso, non sono di poco conto.


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Non tutte le banche si comportano allo stesso modo

Provate a spiegarlo a tutti coloro che hanno acquistato certificate maxicedola e appena dopo lo stacco hanno scoperto che la propria banca non permetteva la compensazione immediata.

Comeeee? Sì, una volta staccato il maxicoupon, alcune banche riducono il prezzo di carico del certificate, di pari importo della maxicedola, annullando eventuali minus da far valere.

L’effetto è che, per le banche che utilizzano questo sistema, la maxicedola non è compensabile immediatamente e, dunque, chi si fosse “illuso” di poter compensare una minusvalenza in scadenza proprio quel dicembre, si vede la minus scadere e, tanti saluti.  Dopo il danno la beffa: scoprire che il collega, al contrario, con lo stesso certificate in portafoglio, è riuscito a compensare le minus. Stessa legge, ma applicazioni diverse a seconda della banca.

Nel primo caso, se il certificate recupera il valore della cedola staccata, magari perché scatta il rimborso anticipato, o a scadenza (o cessione), allora l’investitore registra una plusvalenza reale e la può finalmente compensare con una minusvalenza.

Nel secondo caso abbiamo due scenari: se il possessore del certificate lo rivende subito dopo lo stacco della maxicedola, è molto probabile che registrerà una minusvalenza. Da un lato compenserà la minusvalenza in scadenza con la maxicedola, dall’altra gli restano altri quattro anni di vita per compensare la nuova minus. Il risultato? Aver prolungato la durata della minusvalenza. Rimane il secondo scenario di reale realizzo di una plusvalenza.

Quale strategia adottare

Interpretazione diverse a fronte di una legge unica ma che cambiano le strategie di portafoglio. La migliore è fare come la formichina che si prepara in anticipo all’inverno.

Alla strategia di compensazione delle minus è meglio pensarci prima di dicembre. Magari già a gennaio. Come? Selezionando quei certificate che hanno la maxicedola nella prima parte dell’anno e magari autocall con livelli discedenti prima di dicembre.

Siamo rimasti allo scontro fiscale: non sono un fiscalista ma ho chiesto a degli esperti e siamo andati a spaccare il capello in quattro:

L’art 67 e 68 del tuir riportano che in quanto derivati, i  certificates, sono inquadrati nell’ambito dei redditi diversi all’art. 67, 1° comma, lett c) – quater, quali:

<< ..redditi…….. comunque realizzati mediante rapporti da cui deriva il diritto o l'obbligo di cedere od acquistare a termine strumenti finanziari, valute, metalli preziosi o merci ovvero di ricevere o effettuare a termine uno o più pagamenti collegati a tassi di interesse, a quotazioni o valori di strumenti finanziari, di valute estere, …..>>

Base imponibile

A norma del comma 8 dell’art. 68 del citato TUIR,

<<.. i redditi dei contratti derivati sono costituiti dalla somma algebrica dei differenziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati. …..>>.

Tutto ruota intorno a quel "a termine". Ebbene, in finanza si sa che si può cedere il derivato quando si vuole senza portarlo a termine e dunque anche noi ci fermiamo. Non abbiamo una soluzione se non quella di utilizzare la banca che utilizza l’interpretazione meno rigida.

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