Che succede alla Germania? E' davvero messa così male?


Il FMI prevede che l’economia tedesca subirà una contrazione nel 2023, il che la renderebbe l’unica economia del G7 con un segno meno davanti al PIL quest’anno. Tognoli individua due questioni che pesano sull’economia tedesca: una di breve periodo e una di lungo periodo.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Produzione industriale YoY di luglio della Germania in uscita oggi alle 8:00 (stima -0,2% contro -1,5% di giugno). Vendite al dettaglio MoM di agosto dell’Italia alle 10:00 (stima -0,2%, invariate rispetto a luglio). Seconda lettura del PIL dell’Europa del 2Q23 che non dovrebbe riservare sorprese rispetto al +0,3% (-0,1% nel 1Q23) reso noto il 16 agosto scorso alle 11:00 che porta la stima per fine anno allo 0,6% (+1,1% nel 1Q23). Alle 14:30 sono attesi i sussidi settimanali alla disoccupazione USA (stima 235k contro 228k della scorsa settimana).

Ieri le vendite al dettaglio MoM di luglio dell’Europa sono risultate più deboli delle aspettative (-0,2% contro -0,1% atteso), ma soprattutto sono tornate negative rispetto alla variazione di giugno (+0,2%), aggiungendo un altro dato negativo alla serie. Contrastati i dati USA di agosto con il PMI servizi e PMI composito più bassi delle attese (50,5 punti contro 51 atteso e 50,2 punti contro 50,4 atteso rispettivamente) e di luglio (52,3 e 52 punti rispettivamente), ma con l’ISM non manifatturiero, pari a 54,5 punti, più elevato delle attese (52,5) e del dato di luglio (52,7).

Ma la Germania è messa veramente così male? Cerchiamo di capire, al di la della retorica, che cosa sta accadendo guardando i dati. Il FMI prevede che l’economia tedesca subirà una contrazione nel 2023, il che la renderebbe l’unica economia del G7 con un segno meno davanti al PIL quest’anno. Sebbene la Germania sia entrata in recessione nel 1Q23, ci sono grandi differenze tra il paese attuale e il suo ultimo periodo da malato d’Europa. La Germania fu descritta per la prima volta con questo soprannome nel 1998, mentre il paese affrontava le costose sfide di un’economia post-riunificazione.

Ma la più grande economia europea merita questo titolo? Definire un’economia con un’occupazione record, molti posti di lavoro vacanti e la migliore posizione fisica di quasi tutte le principali economie del mondo il malato d’Europa, non ci sembra proprio adatto. Le questioni che gravano sull’economia tedesca possono essere separate in due diverse battaglie. Ci sono problemi ciclici a breve termine, molti dei quali sono il risultato del clima economico globale, e problemi strutturali a lungo termine che derivano dalla stessa Germania.

Tra i primi (quelli a breve) notiamo subito una grande differenza tra l’economia tedesca attuale e la sua situazione negli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000. La riapertura della Cina per il Covid-19 all’inizio di quest’anno non ha creato la ripresa che molti speravano e questo sta colpendo i paesi manifatturieri di tutto il mondo, proprio nel momento in cui anche i tassi di interesse e i prezzi dell’energia più elevati stanno avendo un effetto. Se vogliamo è una malattia diversa rispetto a 20 anni fa.

Le esportazioni della Germania, ad esempio, riguardano prevalentemente settori ciclici che crescono e diminuiscono insieme all’economia in generale, come automobili, macchinari, strumenti e prodotti chimici, mentre altri paesi, come la Francia, dipendono molto di più dalle esportazioni di servizi, che prosperano in un mondo post-pandemia.

La Germania è dunque in difficoltà perché la macchina delle esportazioni inciampa. Per la prima volta da decenni la Germania ha registrato un deficit del commercio estero di 1 miliardo di euro (nel maggio 2022). Ma da allora la Germania è tornata ad avere un surplus commerciale, pari a 18,7 miliardi di euro a giugno di quest’anno (secondo l’ufficio federale di statistica), ma l’export è ancora lento: Il valore delle merci esportate verso altri paesi a giugno è aumentato solo dello 0,1% rispetto al mese precedente ed è diminuito dell’1,9% rispetto a giugno 2022. Sempre secondo i dati dell’ufficio statistico federale tedesco, a giugno le esportazioni anche verso la Cina sono diminuite del 5,9% a 8,2 miliardi di euro su base mensile.

Tra i secondi (quelli a lungo), segnaliamo che a fianco di questi venti contrari ciclici ci sono problemi strutturali a lungo termine dell’economia tedesca che devono essere risolti affinché il paese possa liberarsi della sua immagine di economia malata. La Germania ha per esempio bisogno di tasse sulle aziende più basse, meno burocrazia, procedure di approvazione più rapide, maggiori investimenti in strade, ponti e infrastrutture digitali, prezzi competitivi dell’elettricità e scuole migliori. Attualmente non sembra però esistere un pacchetto credibile di riforme globali per affrontare le cause alla base della sottoperformance economica della Germania.

La Germania ha inoltre problemi pensionistici. Il numero di ore lavorate è in calo dal 1991, e il Kiel Institute prevede che continuerà a diminuire anche nel 2024, pesando anche sul potenziale di crescita del paese. Ciò che rende il problema un problema reale è che la Germania ha un’eredità che consiste nel numero crescente di persone che devono essere sostenute dal sistema pensionistico. La Germania ha inoltre la più grande popolazione che invecchia in Europa, con una percentuale crescente di tedeschi in pensione, mettendo a dura prova un sistema pensionistico già instabile. È quindi necessaria una riforma che comporti un aumento dell’età pensionabile e questo è un problema che attualmente non viene affrontato, ma che dovrebbe essere affrontato il più presto possibile.

Non vanno sottovalutati i costi energetici. Come la maggior parte dell’Europa, i prezzi dell’energia in Germania sono stati volatili dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ma l’energia è anche una questione a lungo termine per il Paese che cerca di attuare la “Strategia di Efficienza Energetica 2050”, che prevede la riduzione del consumo di energia primaria entro il 2030. Ma il passaggio verso una produzione di energia più sostenibile non è necessariamente un viaggio a senso unico, o a basso costo. Ad esempio, la Germania ha chiuso le sue ultime tre centrali nucleari ad aprile, mentre il paese cerca di ridurre al minimo il rischio di incidenti nucleari, ma molti scienziati del clima hanno visto la mossa come un passo nella direzione sbagliata.

Nel frattempo, si teme che gli alti costi energetici spingano le aziende tedesche a prendere in considerazione l’idea di lasciare del tutto il Paese. Molte aziende con sede in Germania stanno andando bene a livello globale, ma hanno difficoltà con le operazioni nel proprio paese.

Con così tanti fattori che contribuiscono alla reputazione di economia malata, il paese potrebbe avere difficoltà a scrollarsi di dosso l’immagine per qualche tempo. La Germania non è più in cima alla classifica in termini di tasso di crescita europeo, non è più una potenza. È rientrata nella media.

La Germania è al momento il malato d’Europa, ma si tratta di un paio di malattie che hanno colpito anche altre economie europee. Quindi non si tratta di un caso isolato (non vale però mal comune mezzo gaudio). La Germania è probabilmente solo la più importante e la più esposta economia. Come ha dichiarato il presidente della Bundesbank, il modello economico tedesco non è in scadenza, ma necessita di un aggiornamento.

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