Cina: il mondo a zero emissioni crea opportunità sul mercato


Il piano pluridecennale cinese per raggiungere la neutralità carbonica è ancora agli inizi, ma, data la sua vasta portata, gli investitori dovrebbero già iniziare a monitorare come le misure saranno attuate al fine di individuare le imprese che beneficeranno del programma di decarbonizzazione più ambizioso del mondo.

John Lin, Portfolio Manager of China Equities e Jenny Zeng, Co-Head of Fixed Income, Asia Pacificpresso AllianceBernstein (AB)


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La Cina tra emissioni record e transizione energetica

Il piano pluridecennale annunciato dalla Cina per raggiungere le zero emissioni entro il 2060 rivela come Pechino immagina il futuro economico del paese, verso una crescita più sostenibile che creerà diverse nuove opportunità d’investimento.

Le iniziative ambientali annunciate da Xi Jinping per la Cina includono il raggiungimento del picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 e la transizione verso la neutralità carbonica entro il 2060.

Ancora non sono chiari i dettagli sulle politiche adottate, certo è che Pechino si è unita agli sforzi internazionali per combattere il riscaldamento globale. Senza lo sforzo della Cina, che da sola produce più di un terzo delle emissioni globali di CO2, il mondo avrebbe difficoltà a mitigare le emissioni di gas serra.

“Per gli investitori, le implicazioni sono troppo grandi per essere ignorate - sottolineano John Lin, Portfolio Manager of China Equities e Jenny Zeng, Co-Head of Fixed Income, Asia Pacific presso AllianceBernstein (AB) - Tuttavia, sarà importante prestare molta attenzione ai dettagli man mano che verranno resi noti”.

Attenzione ai passi indietro

In passato la Cina non ha mantenuto le sue promesse ambientali, riportando deludenti tentativi di ridurre l’intensità di carbonio, specie nei periodi di crisi economica. Ad esempio, durante il picco della pandemia, il paese è tornato alle vecchie abitudini, rimuovendo i limiti all’inquinamento per tenere aperte le fabbriche e scongiurare la disoccupazione.

“Questa volta però, il governo centrale sembra aver impostato un programma politico calcolato per raggiungere i propri obiettivi. La campagna 2060 estende i poteri decisionali dai ministeri centrali alle amministrazioni statali e cittadine”. “Inoltre - continuano i due analisti di AB - l’obiettivo zero emissioni coincide con le ambizioni politiche di autosufficienza tecnologica”.

L’orientamento verso un mix di produzione di energia più verde interesserà tutti i settori, ridefinendo il “made in China” come sinonimo di produzione ad alto valore aggiunto e di indipendenza innovativa dall’Occidente.

Si parte dall’industria, poi l’energia e i trasporti

I dettagli scarseggiano, ma secondo Lin e Zeng, è possibile farsi un’idea di come potrebbero essere attuate le politiche ambientali cinesi entro il 2030. Priorità alla crescita economica, ma con maggior spinta politica volta a ridurre l’intensità di carbonio.

Nel dettaglio i punti fermi includeranno:

  • Limitare le emissioni industriali, chiudendo anche le fabbriche più piccole e meno efficienti.
  • Promuovere l’energia verde, incorporando fonti più sostenibili come il solare, l’eolico e l’idrogeno.
  • Facilitare trasporti meno inquinanti.

“Porre un freno a settori altamente inquinanti servirà anche da banco di prova iniziale, visto che il comparto industriale rappresenta il 40% delle emissioni di CO2 cinesi, per cui la riduzione della capacità produttiva legata alla lavorazione del carbone, dell’alluminio o dell’acciaio forniranno indicazioni preliminari”.

Costruire infrastrutture più verdi

La disponibilità di valide fonti di energia alternativa dovrebbe favorire un aumento degli investimenti nella rete elettrica nazionale, in modo da affrontare la sfida storica di costruire una robusta base industriale più green, che sia capace di resistere ai picchi ciclici della domanda.

La generazione di energia e la produzione industriale producono oltre l’80% delle emissioni di carbonio: per questo l’elettricità generata dall’energia solare fornisce una valida alternativa. I costi dell’energia solare sono ad oggi allineati a quelli della generazione di elettricità da carbone in molte province cinesi. La Cina, il più grande consumatore di attrezzature fotovoltaiche, controlla circa tre quarti della filiera globale della produzione di energia solare.

L’era dei Veicoli Elettrici

Passando ai trasporti green, Pechino è il più grande mercato di veicoli elettrici al mondo e l’obiettivo entro il 2025 è avere un quarto delle nuove automobili ad alta efficienza energetica. Tuttavia, considerando l’alimentazione con energia prodotta dal carbone, i veicoli elettrici a batteria in Cina emettono più CO2 delle vetture con motori a combustione interna tradizionali!

Indubbiamente l’adozione di veicoli elettrici in Cina e nel mondo sta accelerando, portando le case automobilistiche a una concorrenza intensa e a un assottigliamento dei margini di profitto, per cui si possono trovare, secondo gli esperti di Alliance Bernstein, opportunità di investimento nella catena di produzione dei veicoli elettrici.

L’idrogeno invece si posiziona come una potenziale soluzione per i trasporti commerciali, poiché il peso e la densità di energia delle batterie al litio sono attualmente subottimali. “Molte aziende cinesi stanno già sperimentando l’idrogeno, e alcune grandi imprese statali stanno installando stazioni di rifornimento di questo combustibile”, notano gli analisti di AB.

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