Come ridurre le emissioni future puntando sulle società più inquinanti


Costruire portafogli a zero emissioni può sembrare ragionevole, tuttavia molto spesso questo approccio non sortisce alcun effetto sul contenimento delle emissioni nel mondo reale, oltre a portare a un prosciugamento degli investimenti nelle aree che più ne hanno bisogno.

A cura di Thomas Leys, Investment manager presso Aberdeen Standard Investments


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Investire su chi inquina di più può essere un vantaggio per il pianeta

Gli investitori che puntano alla costruzione di portafogli a zero emissioni spesso scartano le posizioni nei settori e nelle aziende ad alte emissioni per sostituirle con alternative a bassa impronta di carbonio. La pensa in modo completamente opposto l’esperto di Aberdeen Standard Investments, Thomas Leys, secondo cui “gli investitori lungimiranti dovrebbero puntare piuttosto sulle società a forti emissioni che si impegnano per essere all'avanguardia negli sforzi per la decarbonizzazione”.

Se si guarda alla distribuzione delle emissioni dei maggiori indici azionari e obbligazionari corporate, salta all’occhio che sono sempre gli stessi cinque settori a fare la parte del leone: energia, materiali, automobili, utilities e beni strumentali, che insieme rappresentano “oltre tre quarti delle emissioni dell'indice MSCI All Countries World, ma solo un quinto della capitalizzazione di mercato del benchmark” spiega Leys. Secondo una ricerca condotta dal gruppo Climate Action 100+, 167 società generano oltre l'80% delle emissioni di gas serra industriali del settore privato. Basterebbe quindi evitare una manciata di società per ridurre le emissioni del proprio portafoglio, sia in termini assoluti che rispetto ai benchmark.

Tuttavia, come nota l’esperto, servono capitali per far passare il settore delle utilities dai combustibili fossili alle rinnovabili, per permettere alle case automobilistiche di convertire le linee di produzione dalle auto a benzina alle elettriche, per rivoluzionare le grandi industrie con l'elettrificazione dei processi di produzione attualmente alimentati da combustibili fossili.

Evitare completamente i settori ad alte emissioni “tiene basso il livello di emissioni del portafoglio, ma non risolve affatto il vero problema”, perché per contribuire realmente alla decarbonizzazione del pianeta servirebbe puntare sulle aziende di questi settori che si sono poste obiettivi di riduzione delle emissioni ambiziosi, ma credibili.

Programmi concreti

Thomas Leys porta come esempio il colosso dei materiali edilizi LafargeHolcim, che nel 2019 ha emesso oltre 148 milioni di tonnellate di CO2, posizionandosi al 98° percentile degli emittenti dell'indice MSCI All Countries World. Verrebbe certamente da escluderlo da un portafoglio che mira alla riduzione delle emissioni. Tuttavia, LafargeHolcim ambisce a uno dei piani di decarbonizzazione più ambiziosi del suo settore. “Fra i suoi pari, è già il produttore di cemento con la minore intensità di carbonio e intende ridurre rispettivamente del 17,5% e del 65% le emissioni di scope 1 e scope 2 per tonnellata di cemento entro il 2030, rispetto al 2018”. Il gruppo sta per inaugurare il primo stabilimento di produzione di cemento a zero emissioni e destina oltre la metà della spesa per ricerca e sviluppo alle alternative verdi.

Energias de Portugal, a causa delle attività incentrate sul carbone, presentava uno dei livelli di intensità di carbonio più alti in tutto il settore utilities europeo. Tuttavia, è riuscita a reinventarsi come società energetica a bassa intensità carbonica e oggi si propone di tagliare del 90% le emissioni generate dalle attività produttive tra il 2015 e il 2030 (target addirittura anticipato di cinque anni al 2025). Oggi solo il 2% dei suoi investimenti è destinato alla generazione di energia dal carbone ed esclusivamente a fini di mantenimento.

Obiettivi ambiziosi, ma raggiungibili

Non basta però scegliere le aziende con gli obiettivi più ambiziosi. Secondo l’Agenzia internazionale dell'energia circa il 40% delle società che ha dichiarato l’obiettivo zero emissioni non ha ancora pubblicato informazioni dettagliate su come verrà realizzato. “Dichiarare un obiettivo zero emissioni entro il 2050 è piuttosto facile per un'azienda, ma questo potrebbe per anni rimanere un mero intento senza tradursi in azioni concrete”. Serve quindi valutare la credibilità degli obiettivi per indirizzare i capitali verso le aziende più meritevoli.

In conclusione, “ciò che veramente conta è la traiettoria delle emissioni future, senza concentrarsi esclusivamente sulle emissioni correnti delle aziende”. Eliminare dal portafoglio le società ad alte emissioni produce successo nell'immediato, ma preclude l'accesso a certi settori e non riduce realmente le emissioni.

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