Con l’America al buio, l’oro torna a brillare

Con l’America al buio, l’oro torna a brillare

Lo shutdown blocca il flusso dei dati economici e getta in confusione la Fed. Tra incertezza e timori di un forte rallentamento del mercato del lavoro Usa, gli investitori si rifugiano nel metallo giallo, di nuovo sopra quota 4.000 dollari l’oncia.

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La quotazione torna sopra quota 4.000 dollari

Dopo due settimane di flessione, l’oro torna a brillare. Il metallo giallo ha superato la soglia psicologica dei 4.000 dollari l’oncia, spinto dai nuovi timori per lo stato dell’economia americana e dalle scommesse dei trader su un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre. Questa mattina il prezzo spot si attesta a 4.014 dollari l’oncia, in rialzo dello 0,5% rispetto a ieri, mentre gli investitori rientrano sul bene rifugio per eccellenza in un contesto di incertezza crescente.

Lo shutdown blocca i dati, cresce la confusione

La più lunga chiusura del governo federale nella storia degli Stati Uniti sta lasciando la banca centrale “cieca” su una parte cruciale dell’economia. L’assenza dei consueti rapporti ufficiali su occupazione e inflazione — sospesi a causa dello shutdown — rende più difficile valutare la direzione della congiuntura americana. A questo si aggiunge la pubblicazione, da parte della società di consulenza Challenger, Gray & Christmas, dei dati più allarmanti da vent’anni sui licenziamenti di ottobre, che segnalano un netto peggioramento del mercato del lavoro.

“L’assenza di dati ufficiali mi rende ancora più inquieto sul percorso della politica monetaria”, ha dichiarato Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, spiegando che l’incertezza attuale complica ulteriormente le decisioni sul costo del denaro.

I trader ora scommettono su un nuovo taglio dei tassi

Il rallentamento del mercato del lavoro e la prospettiva di una fase di debolezza dell’economia hanno spinto i mercati obbligazionari a reagire con forza. I rendimenti dei Treasury decennali sono scesi ai minimi da un mese, segnalando un crescente posizionamento difensivo e un aumento delle aspettative per una riduzione dei tassi già nel meeting di dicembre del Federal Open Market Committee, l’ultimo previsto per quest’anno.

Un eventuale taglio dei tassi renderebbe meno attraenti gli asset a rendimento fisso, favorendo di riflesso l’oro e gli altri metalli preziosi che non offrono cedole, ma beneficiano in fasi di tassi in discesa e dollaro più debole.

Dopo i record di ottobre, un nuovo segnale di forza

Il rialzo di queste ore arriva dopo una fase di consolidamento seguita al massimo storico oltre 4.380 dollari l’oncia toccato a ottobre. Nonostante la correzione delle scorse settimane, il bilancio resta straordinario: da inizio anno l’oro guadagna oltre il 50%, avviato verso la miglior performance annuale dal 1979.

La spinta è arrivata non solo dalla politica monetaria americana, ma anche da forti acquisti delle banche centrali e da nuovi flussi in ingresso negli ETF sull’oro, che hanno contribuito a sostenere le quotazioni. Il protrarsi dello shutdown e la mancanza di riferimenti macroeconomici ufficiali stanno ora riportando gli investitori verso posizioni più prudenti.

Oro, il rifugio che torna di moda

Ogni volta che l’incertezza cresce, l’oro riafferma la propria funzione di bene rifugio universale. Per ora il mercato guarda alla prossima riunione della Fed come all’appuntamento chiave di fine anno. Ma con il governo ancora paralizzato e un mercato del lavoro che mostra segnali di fragilità, il ritorno dell’oro sopra i 4.000 dollari sembra più di un semplice rimbalzo tecnico: è il segnale di un calo di fiducia nell’economia americana, con gli investitori che tornano a cercare sicurezza.

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