Confusione Opec su aumento produzione di petrolio

Confusione Opec su aumento produzione di petrolio

I prezzi del petrolio restano ad alti livelli dopo una giornata caratterizzata da alta volatilità provocata dalle dichiarazioni contraddittorie provenienti dagli Emirati Arabi Uniti.

Scopri le soluzioni di investimento

Con tutti i certificate di Orafinanza.it


Petrolio sale ancora

Volatilità sul petrolio in queste ore, passato da livelli che sfiorano i record storici fino ad un forte calo delle sue quotazioni, sulla scia delle dichiarazioni provenienti da alcuni paesi aderenti all’Opec.

Oggi i future sul greggio WTI guadagnano il 4% e tornano a 112 dollari al barile dopo aver toccato ieri un minimo di 108 dollari a seguito di un calo di 14 dollari.

Stesso andamento per il Brent, sceso dai 132 dollari di massimi nella giornata di ieri fino ad un minimo di 109 dollari, per poi risalire questa mattina sopra quota 116 dollari al barile.

La crisi in Ucraina continua a incidere sui prezzi del petrolio, cresciuti di oltre il 30% da quanto la Russia ha invaso il paese lo scorso 24 febbraio, fino al massimo di 139 dollari al barile toccato lunedì.

Opec “confusa”

Al centro della scena delle materie prime resta la Russia, secondo esportatore mondiale e invitato permanente alle riunioni dell’Opec, mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna annunciavano un blocco del petrolio russo.

La Russia esporta circa 7 milioni di barili al giorno di petrolio greggio e carburante, circa il 7% delle forniture globali.

Più volte invitata dai paesi occidentali ad aumentare la produzione di petrolio, l’Opec aveva risposto con un significativo silenzio fino alla giornata di ieri, quando l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti a Washington annunciava l’intenzione del suo paese di incoraggiare l’Opec ad un aumento della produzione per colmare il divario di fornitura dovuto alle sanzioni contro il paese guidato da Putin.

Le parole dell’ambasciatore trascinavano in basso i prezzi del petrolio, fino all’intervento nella tarda serata di ieri del ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail al-Mazrouei, il quale spiegava che il suo paese è impegnato nel mantenere l'accordo esistente all’interno dell’Opec+, comprensiva della Russia, per aumentare l'offerta di petrolio di 400.000 barili al giorno ogni mese dopo i tagli drastici nel 2020.

Così i prezzi dell’oro nero tornavano a salire sulla prospettiva di un mantenimento dello ‘status quo’ dell’output petrolifero.

Alla luce di questa situazione, “suggerire che il mercato del petrolio sia in stato confusionale sarebbe un eufemismo, perché siamo in una situazione senza precedenti”, sottolinea Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management.

In cerca di un’alternativa

Un aumento di produzione da parte dei paesi dell’Opec+ però appare improbabile, vista anche la limitata capacità di alcuni paesi aderenti all’organizzazione di raggiungere i loro obiettivi di produzione a causa di insufficienti investimenti nelle infrastrutture negli ultimi anni, situazione dalla quale si salvano solo Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita grazie alla loro capacità di riserva.

“Pensiamo che sarà difficile per l'OPEC+ aumentare la produzione in questo contesto”, prevede Vivek Dhar, analista di materie prime della Commonwealth Bank.

Nel frattempo, gli Stati Uniti cercavano di allentare la pressione sui prezzi delle materie prime riducendo le sanzioni sul petrolio venezuelano e cercando un accordo sul nucleare con Teheran con il fine di aumentare la fornitura di greggio proveniente dall’Iran.

Inoltre, la scorsa settimana si è ridotta la produzione di petrolio greggio degli Stati Uniti, al pari delle scorte di carburante, aggiungendo alle preoccupazioni sulle forniture globali già limitate.

Le scorte di greggio sono scese di 1,9 milioni di barili nella settimana al 4 marzo, arrivando a 411,6 milioni di barili, rispetto alle aspettative degli analisti in un sondaggio Reuters per un calo di 657.000 barili.

La riserva strategica

Altro dato che sta condizionando il mercato è quello degli stock di petrolio USA della riserva strategica (Strategic Petroleum Reserve), risultati in calo a 577,5 milioni di barili, livello più basso dal luglio 2002.

I prezzi della materia prima erano già in calo dopo che l’Agenzia Internazionale per l’Energia aveva affermato che le riserve di petrolio potrebbero essere sfruttate per compensare le interruzioni dell’approvvigionamento russo.

“Se sarà necessario e nel caso in cui il governo dovesse deciderlo, potremo immettere nuovamente petrolio sul mercato, come parte della risposta”, annunciava Faith Birol, capo dell’Energy Information Administration.

Secondo Birolm infatti, la decisione della EIA della scorsa settimana di rilasciare 60 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche è stata una “reazione iniziale”, aggiungendosi così alle dichiarazioni del consigliere senior del Dipartimento di Stato americano, Amos Rothstein, che aveva aperto alla possibilità di ulteriori rilasci.

La Finestra sui Mercati

Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!

Leggi la nostra guida sugli ETF

Bond a 20 anni in sterline

Ogni anno cumula cedole del 10%. Richiamabile dal secondo anno.

Chi siamo

Orafinanza.it è il sito d'informazione e approfondimento nel mondo della finanza. Una redazione di giornalisti e analisti finanziari propone quotidianamente idee e approfondimenti per accompagnarti nei tuoi investimenti.

Approfondimenti, guide e tutorial ti renderanno un esperto nel settore della finanza permettendoti di gestire al meglio i tuoi investimenti.

Maggiori Informazioni


Feed Rss

Dubbi o domande?

Scrivici un messaggio e ti risponderemo il prima possibile.




Orafinanza.it
è un progetto di Fucina del Tag srl


V.le Monza, 259
20126 Milano
P.IVA 12077140965


Note legali
Privacy
Cookie Policy
Dichiarazione Accessibilità

OraFinanza.it è una testata giornalistica a tema economico e finanziario. Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 50 del 07/04/2022

La redazione di OraFinanza.it