Congresso USA approva il maxipiano sulle infrastrutture: le società italiane più esposte


Il parlamento statunitense ha approvato la maggiore spesa federale in infrastrutture nel paese da oltre un decennio. Secondo gli analisti, l’impatto del piano potrebbe sostenere anche diverse società italiane quotate in borsa che sono esposte nel paese.


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Il piano infrastrutturale

La settimana scorsa la Camera dei Rappresentanti ha approvato un piano da 1.200 miliardi di dollari presentato dal presidente Joe Biden, dopo il precedente ok arrivato dal Senato ad agosto.

Il piano prevede 400 miliardi di investimenti base nei trasporti e nelle infrastrutture, oltre a finanziamenti straordinari per 579 miliardi per ponti, strade, trasporto pubblico, rete ferroviaria e rete energetica.

In particolare, la legge prevede finanziamenti destinati alla costruzione e alla riparazione di strade e ponti in tutto il paese, compresi fondi specifici per le autostrade degli Appalachi e dell’Alaska, oltre a sostegni economici alla ricerca sui trasporti nelle università e per la viabilità di Porto Rico.

Il totale di oltre mille miliardi di investimenti rappresenta la maggiore spesa federale in infrastrutture da oltre un decennio negli Stati Uniti e secondo il capo economista di Moody’s Analytics, Mark Zandi, potrebbero portare a 660 mila posti lavoro nel paese.

I titoli italiani più esposti al piano

Gli analisti di Equita Sim hanno indicato quali società italiane possono beneficiare del piano di Biden. In particolare, questi esperti segnalano Buzzi Unicem, Cementir, Webuild, Prysmian, mentre il nuovo programma potrebbe favorire anche Cnh Industrial, Interpump, Falk Renewables, Enel e Astm.

Nel settore dei materiali da costruzione, Equita individua Buzzi Unicem, in quanto “negli USA genera il 57% dell’Ebitda (2020)”, quale principale beneficiario.

A Piazza Affari, il titolo della società ha aperto la settimana in crescita di oltre il 2%, in testa tra le blue chips del Ftse Mib, sulla spinta dell’approvazione del piano.

Per quanto riguarda Webuild, il fatturato del 2020 generato in Nord America è stato “pari al 28%” del suo totale, mentre Prysmian produce nell’area il 40% dell’Ebita, aggiungono dalla sim milanese.

Tra le altre società Cnh Industriale vede la sua “divisione construction equipment generare in Nord America meno del 5% del fatturato di gruppo”, i ‘ricavi nordamericani’ di Interpump sono pari a circa il 30%, Falk Renewables e Enel producono circa il 5% del loro Ebitda, mentre Astm potrebbe essere favorita su possibili gare autostradali/costruzioni.

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