Conti in rosso per Salvatore Ferragamo


La semestrale della casa di moda mostra cali importanti in tutto il bilancio e molti analisti riducono i loro target price sul titolo, evidenziando l’attraverso di una fase di transizione per la società fondata nel 1927.


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Il semestre di Salvatore Ferragamo

Cali generali mostrati dai numeri del primo semestre 2023 di Salvatore Ferragamo diffusi ieri a mercato chiuso.

I primi sei mesi dell’anno della società di moda si è chiuso con un calo del 65,4% dell’utile netto rispetto allo stesso periodo 2022, scendendo così a 21 milioni di euro.

I ricavi si sono attestati a 600 milioni di euro, diminuendo del 4,8% (-7,2% a tassi di cambio costanti) rispetto ai 600 milioni dello scorso anno, “in una fase in cui l’azienda accelera nella transizione creativa e prosegue nell'ottimizzazione dei canali wholesale e retail”.

Il margine lordo segna un ulteriore aumento della sua incidenza sul fatturato, arrivata al 72,2% (+40bps rispetto al 71,8% nel primo semestre 2022), grazie alla focalizzazione sulla qualità delle vendite, per canale, modalità e prodotto.

Il risultato operativo (EBIT) scende a 47 milioni di euro (-50,8% rispetto ai 95 milioni di euro del primo semestre 2022), in quanto “riflette il programmato aumento degli investimenti, principalmente nella comunicazione”.

Il risultato operativo lordo (EBITDA2) cala a 134 milioni di euro (-25,6% rispetto ai 180 milioni di euro del primo semestre 2022), mentre si riduce anche la posizione finanziaria netta, con liquidità di 278 milioni di euro (rispetto ai 309 milioni di euro al 30 giugno 2022).

Cali generali mostrati dai numeri del primo semestre 2023 di Salvatore Ferragamo diffusi ieri a mercato chiuso.

I primi sei mesi dell’anno della società di moda si è chiuso con un calo del 65,4% dell’utile netto rispetto allo stesso periodo 2022, scendendo così a 21 milioni di euro.

I ricavi si sono attestati a 600 milioni di euro, diminuendo del 4,8% (-7,2% a tassi di cambio costanti) rispetto ai 600 milioni dello scorso anno, “in una fase in cui l’azienda accelera nella transizione creativa e prosegue nell'ottimizzazione dei canali wholesale e retail”.

Il margine lordo segna un ulteriore aumento della sua incidenza sul fatturato, arrivata al 72,2% (+40bps rispetto al 71,8% nel primo semestre 2022), grazie alla focalizzazione sulla qualità delle vendite, per canale, modalità e prodotto.

Il risultato operativo (EBIT) scende a 47 milioni di euro (-50,8% rispetto ai 95 milioni di euro del primo semestre 2022), in quanto “riflette il programmato aumento degli investimenti, principalmente nella comunicazione”.

Il risultato operativo lordo (EBITDA2) cala a 134 milioni di euro (-25,6% rispetto ai 180 milioni di euro del primo semestre 2022), mentre si riduce anche la posizione finanziaria netta, con liquidità di 278 milioni di euro (rispetto ai 309 milioni di euro al 30 giugno 2022).

Progressi nelle priorità strategiche

In questa prima parte dell’anno, “abbiamo fatto importanti progressi nell’esecuzione delle nostre priorità strategiche”, spiega nella nota societaria Marco Gobbetti, amministratore delegato e direttore generale di Salvatore Ferragamo, secondo il quale la società si è focalizzata “sui miglioramenti a livello operativo e sulle iniziative di brand per sostenere una nuova proposta in sintonia con le aspirazioni dei nostri clienti e abbiamo proseguito le attività volte ad ottimizzare la rete retail e il canale wholesale”.

Sul risultato, secondo Gobbetti, “ancora non è arrivato il contributo significativo sulle performance di vendita complessive dei prodotti disegnati dal nuovo direttore creativo Maximilian Davis”, in quanto questi “rappresentano ancora una parte molto ridotto dell’offerta totale”.

Per quanto riguarda il resto dell’anno, “l’aumento della quota di nuovi prodotti, gli investimenti in marketing e comunicazione e il continuo miglioramento dell’esperienza nei punti vendita e sul canale online, contribuiranno a rafforzare l'immagine del marchio e a generare interesse da parte di clienti attuali e nuovi”, prevede il manager.

“Pur consapevoli di un contesto di mercato sempre più incerto, le scelte e il lavoro svolto rafforzano l'impegno nelle nostre priorità strategiche e la fiducia nelle nostre ambizioni di medio termine”, concludeva Gobbetti.

La view degli analisti

A Piazza Affari, intanto, il titolo vira in positivo dopo un’apertura in rosso, guadagnando oltre il 2% a 14,81 euro.
Il calo delle vendite riscontrato nei risultati diffusi dalla società, “anche se parzialmente atteso, è in controtendenza rispetto a gran parte dei colossi del lusso”, sottolineano da WebSim Intermonte, riducendo il target price sul titolo Salvatore Ferragamo da 14,40 a 14,10 euro, con giudizio ‘neutrale’ confermato.

Decisione opposta da UBS, con prezzo obiettivo alzato da 13,5 a 14 euro, confermando la raccomandazione ‘sell’.

“I conti del secondo trimestre hanno evidenziato ricavi in linea con le attese del consenso e del 3% superiori alle stime”, spiegano da UBS, e l’Ebit margin ha battuto le loro previsioni e quelle del mercato “grazie alle misure di controllo dei costi”.

“I conti del primo semestre”, commentano gli analisti di Goldman Sachs (rating ‘sell’, prezzo obiettivo a 13,7 euro), “sono stati in linea con le attese in termini di ricavi e oltre le previsioni sull’Ebit”, ma “ad ogni modo, il gruppo resta in una fase di transizione”.

Riduzione del target price anche per Equita Sim, portandolo a 17 euro (-6%), confermando la raccomandazione ‘buy’.

Il fatturato del primo semestre risulta “debole come atteso, meglio l’Ebit, l’outlook più cauto su terzo trimestre e gross margin, ma miglioramento dal quarto trimestre”, sintetizzano dalla sim, che riducono le loro stime sul 2023 del 3% sul fatturato e dell’8% sull’Ebit.

“L’esecuzione sul rilancio è stata meno rapida di quanto inizialmente auspicato, ma se i primi feedback positivi sul prodotto saranno confermati sulle collezioni autunno/inverno il quarto trimestre farà vedere un’inversione di tendenza che dovrebbe portare una forte accelerazione degli utili dal 2024 in poi, in un contesto invece di normalizzazione delle crescite di settore”, concludono da Equita.

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