Corea del Sud, il nuovo baricentro dei mercati asiatici

La Corea del Sud sta attraversando una fase di trasformazione profonda e accelerata, con i listini che guidano uno dei rally più sorprendenti del 2025. Dalla forza dell’ecosistema tecnologico alla spinta delle riforme governative, il Paese sta ridefinendo il proprio ruolo nell’economia globale e attirando capitali internazionali in misura record. La domanda è se questa svolta sia solo ciclica o se stia davvero cambiando la struttura del capitalismo coreano.
Indice dei contenuti
Un rally che cambia la mappa dei mercati
La straordinaria corsa della Corea del Sud nel 2025 è uno dei fenomeni più rilevanti dell’anno sui mercati globali. Come si legge nell’analisi di Gabriel Debach, market analyst di eToro, l’euforia dei listini non è un’onda passeggera, ma il riflesso di una trasformazione industriale che ha radici profonde. Il Paese pesa oggi l’1,34% nell’ETF ACWI, con 78 titoli inclusi contro i 24 italiani e una rappresentanza che lo colloca tra le principali piazze mondiali. Non è più un mercato periferico, ma un hub strategico dentro la catena globale della tecnologia avanzata.
Il KOSPI avanza di circa il 64% da inizio anno, miglior performance dal 1999, mentre l’ETF EWY segna un +79%. Le imprese simbolo della nuova Corea fotografano l’evoluzione in atto: SK Hynix vola del 210,8%, Samsung Electronics del 90,7%, Samsung Biologics del 69,1%. La correzione di novembre, con un calo del 4,4%, ha riportato un minimo di gravità dopo mesi di accelerazione, ma non cambia la traiettoria strutturale del mercato, sostenuta da semiconduttori, data center e infrastrutture AI. La Corea è ormai un pilastro del nuovo ecosistema tecnologico globale.
Il ruolo del KOSDAQ e la spinta politica alle small e mid cap
Accanto al rally del KOSPI, il KOSDAQ ha mostrato una resilienza sorprendente, registrando un +1,4% a novembre proprio mentre il listino principale correggeva. Le aspettative politiche, spiega Debach, hanno funzionato come catalizzatore: il governo prepara un pacchetto di misure a sostegno delle small e mid cap, tra cui incentivi fiscali ai venture fund, esenzioni sulle tasse di trading per fondi pensione e investitori esteri e un ruolo più attivo delle istituzioni negli acquisti. La sola indiscrezione ha prodotto il maggior scarto tra i due indici dal 2001, con il KOSDAQ che in una seduta ha messo a segno un +3,7% contro il -1,5% del KOSPI.
Il contesto politico è stato tutt’altro che stabile. Nell’ultimo anno, puntualizza Debach, la Corea ha affrontato una sequenza di shock istituzionali, dalla dichiarazione e revoca immediata della legge marziale all’impeachment presidenziale, passando per la rimozione del capo dello Stato e l’impatto dei dazi USA. E nonostante questo, i capitali sono entrati invece di uscire: l’ETF iShares EWY registra 780,83 milioni di dollari di afflussi nel 2025, segnale che gli investitori credono nella svolta in corso. La politica non è più un rumore di fondo, ma un driver centrale del repricing del mercato coreano.
Lo "sconto Corea" e la rivoluzione della governance
La sfida più importante resta il cosiddetto "sconto Corea". Il listino tratta a 10,2 volte gli utili futuri, una delle valutazioni più basse tra i mercati asiatici sviluppati. Taiwan quota 17,8x, il Vietnam 16,5x, l’Indonesia 10,7x, il Giappone 12,3x. Secondo Debach, la spiegazione geopolitica non regge più, perché i mercati più esposti alle tensioni Usa-Cina sono anche quelli con i multipli più alti. Il problema è interno, non esterno. È un tema di governance.
È su questo fronte che il presidente Lee Jae myung ha costruito la propria agenda. Il 21 aprile 2025 ha presentato un piano che punta a trasformare la struttura del capitalismo coreano, fissando come traguardo simbolico il KOSPI a 5000 punti e creando il comitato Kospi 5000 per guidare le riforme. Le sue linee strategiche toccano i nodi strutturali del mercato: rendere il capitale un motore di crescita nazionale, migliorare la tutela degli azionisti di minoranza, rendere più trasparenti fusioni e operazioni straordinarie, introdurre meccanismi sanzionatori più severi contro abusi e manipolazioni.
La governance, spiega Debach, è il terreno su cui si gioca la possibilità di passare da uno sconto a un "premium Corea". Ed è il capitolo che attirerà più attenzione da parte degli investitori esteri, perché incide sul valore reale delle imprese e sulla qualità del mercato.
La sfida internazionale e la prospettiva di un "premium Corea"
Il terzo pilastro della riforma riguarda il posizionamento internazionale. Il governo vuole portare la Corea nel gruppo dei Paesi sviluppati dell’indice MSCI, un passaggio che richiede un ecosistema più accessibile per gli investitori stranieri, una struttura fiscale più semplice e un quadro regolatorio più prevedibile. come si legge nella nota di eToro, un mercato più aperto tende a essere più liquido, e un mercato più liquido tende a essere valutato di più. È una dinamica che potrebbe cambiare in modo significativo la percezione del rischio coreano nei prossimi anni.
Gli analisti internazionali hanno già iniziato a incorporare questo scenario. JPMorgan colloca i 5.000 punti del KOSPI come scenario base, mentre Citigroup spinge a 5.500 entro il 2026. Come conclude Debach, la combinazione di leadership tecnologica, riforme della governance e apertura internazionale disegna la possibilità concreta che la Corea passi da mercato scontato a mercato premiato. Il 2025 ha segnato una frattura, e per la prima volta da molti anni politica, investitori e imprese sembrano muoversi nella stessa direzione.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!




