Il COVID-19 accelererà l’integrazione dell’area euro?


La risposta politica alla crisi del COVID-19 può essere positiva per il progetto di integrazione europeo e per i mercati obbligazionari della regione. L'analisti di AllianceBernstein.

A cura di Darren Williams, Director—Global Economic Research e Nicholas Sanders, Portfolio Manager—Global Multi-Sector presso AllianceBernstein (AB).


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Lo shock del COVID-19 provoca importanti cambiamenti

I lockdown generalizzati hanno provocato cali record della produzione e un’impennata del debito in tutta l’area euro. Ma la risposta politica alla crisi del COVID-19 potrebbe essere positiva per il progetto di integrazione europeo e per i mercati obbligazionari della regione. È quanto sostengono Darren Williams (Director—Global Economic Research presso AllianceBernstein) e Nicholas Sanders (Portfolio Manager—Global Multi-Sector presso AllianceBernstein). “Con l’accelerazione dei programmi di vaccinazione, le autorità stanno riaprendo le attività economiche, un processo che inevitabilmente determinerà un incremento di produzione senza precedenti”.

Secondo i due esperti di AllianceBernstein, “in termini economici, l’imponente aumento del debito pubblico e la diffusa accettazione dell’attivismo fiscale finanziato con moneta, influenzeranno le prospettive a lungo termine di crescita e inflazione”. Tuttavia Williams e Sanders mettono anche in guardia da possibili cambiamenti di passo della politica che, a ben guardare, sono già iniziati. Ne è un esempio il Recovery Fund, che può essere considerato un passo importante verso l’assunzione congiunta di prestiti. “È difficile credere che ciò sarebbe accaduto senza uno shock comune di questa portata”, commentano i due analisti.

Il COVID-19 e il Recovery Fund hanno anche innescato importanti cambiamenti politici interni. In Italia la nomina a primo ministro di Draghi ha unito il Parlamento in una larga maggioranza per l’attuazione del pacchetto pluriennale europeo di investimenti e riforme da 230 miliardi di euro. Quanto potrà durare questa unità? “L’economia italiana ha mostrato delle difficoltà da quando è entrata nell’area euro, e qualsiasi cosa possa portarla verso un futuro migliore rappresenta un passo avanti, sia per l’economia interna, che per quella europea”.

I partiti tedeschi di centro-destra perdono terreno

Dal fronte tedesco, le recenti incertezze politiche potrebbero essere rilevanti per la futura stabilità economica e finanziaria in tutta Europa.

“L’alleanza tra CDU e CSU guidata da Angela Merkel ha guadagnato popolarità con l’inizio della pandemia. Tuttavia, - continuano i due analisti - i crescenti dubbi sulla gestione della crisi da parte del suo governo e la scelta di un candidato poco brillante al posto di Merkel alle elezioni federali di settembre hanno finito per smorzare questo sostegno, tanto che il Partito dei Verdi è ora leggermente in testa nei sondaggi d’opinione”.
Anche se in molti ritengono che la CDU/CSU guadagnerà terreno prima delle elezioni, “è innegabile che i Verdi hanno sempre maggiori chance di entrare nel prossimo governo”.

I Verdi renderebbero più ambizioso l'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030, portandolo dall’attuale 55% al 70%. “È più probabile però che i mercati si concentrino sul programma decennale di investimenti da 50 miliardi di euro all’anno (1,5% del PIL) finanziato da un aumento delle imposte sul reddito e sul patrimonio e da un maggiore deficit di bilancio, che richiederebbe la modifica del controverso tetto al debito della Germania”.

I Verdi punterebbero inoltre a una maggiore integrazione e solidarietà europea, passo essenziale per combattere il cambiamento climatico. Inoltre, prevederebbero un ampliamento del bilancio dell’UE e maggiori poteri per la raccolta delle entrate, la trasformazione del MES in un Fondo monetario europeo e il completamento dell’unione bancaria.

“Se venisse attuato in pieno, il manifesto dei Verdi rappresenterebbe una boccata di ossigeno per l’integrazione europea ed esonererebbe in parte la BCE dall’onere di sostenere i paesi più deboli della zona euro. Il principale perdente sarebbe probabilmente il settore privato tedesco, che verrebbe penalizzato dall’aumento delle imposte e dei costi dell’energia”, commentano Darren Williams e Nicholas Sanders.

Naturalmente, in un governo di coalizione, i Verdi non avrebbero la strada spianata, ma, il loro coinvolgimento si tradurrebbe quasi certamente in un orientamento fiscale più espansivo. “Resta difficile immaginare una Germania in prima linea sul fronte dell’attivismo fiscale globale, ma con una maggiore influenza dei Verdi almeno non ci sarebbe una spinta nella direzione opposta”.

Una maggiore integrazione e stabilità sosterrebbe i mercati obbligazionari in euro

Secondo i due analisti, una maggiore flessibilità fiscale in Germania potrebbe dare impulso in diversi modi ai mercati delle obbligazioni sovrane della zona euro. “Innanzitutto, i paesi del Nord Europa sarebbero probabilmente meno restii a incrementare la spesa per le riforme strutturali necessarie in Italia. Un ampliamento del bilancio dell’UE e il conseguente progresso dell’unione fiscale potrebbero anche ridurre parte dell’onere fiscale dei paesi periferici dell’area euro”. Inoltre con tassi d’interesse estremamente bassi e rendimenti ancorati a breve, e con una politica fiscale più espansiva, “è probabile che le curve dei rendimenti europee si irripidiscano ulteriormente, richiamando gli investitori riluttanti verso i mercati periferici”.

Alla luce di ciò, “le ricadute politiche a breve termine del COVID-19 potrebbero rivelarsi sorprendentemente costruttive per i mercati obbligazionari periferici dell’area dell’euro. Ma i continui acquisti di obbligazioni della BCE rimangono essenziali per diversi motivi, non ultimo per mantenere il controllo sui rendimenti delle obbligazioni core”.

Tuttavia, la situazione potrebbe complicarsi nel 2022 con le elezioni presidenziali francesi: secondo i sondaggi d’opinione, il testa a testa fra Macron e Marine Le Pen sarà più serrato rispetto al 2017. Ma, concludono i due esperti di AB, “è presto per affrontare questi scenari: da qui a settembre l’influenza politica dominante sui mercati europei si legherà probabilmente alle elezioni federali tedesche”.

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