Credit Suisse rassicura il mercato ma non convince le agenzie di rating


La banca svizzera intende riacquistare obbligazioni per un importo complessivo di circa 3 miliardi di franchi ma sul suo futuro pesa ancora l’incertezza e l’attuazione dei piani di ristrutturazione decisi dalla dirigenza potrebbero rivelarsi “irrealizzabili” secondo alcuni analisti.


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Credit Suisse in crescita

Giornata positiva per il titolo Credit Suisse alla borsa svizzera, dopo l’annuncio dell’operazione di riacquisto di obbligazioni proprie arrivato questa mattina.

Le azioni della banca svizzera guadagnano oltre il 3% dopo un’ora di contrattazioni a Zurigo, salendo così sopra quota 4,30 franchi svizzeri, in netta controtendenza rispetto al resto dell’indice SMI, oggi in calo dello 0,30%.

Da inizio anno, però, la performance del titolo dell’istituto resta nettamente negativo, visto il -52% da inizio gennaio 2022.

La mossa sulle obbligazioni

Un comunicato diffuso oggi annunciava l’intenzione della banca di riacquistare proprie obbligazioni per un importo complessivo di circa 3 miliardi di franchi, approfittando così delle condizioni di mercato per rilevare il debito a prezzi interessanti, ottimizzando la spesa per gli interessi.

L’operazione prevede un’offerta per tornare in possesso di titoli in euro o in sterline per un importo massimo di 1 miliardo di euro (scadenza 2 novembre), a cui si aggiunge un’altra da 12 obbligazioni in dollari, per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari (scadenza 10 novembre).

Si tratta di transazioni “coerenti con il nostro approccio proattivo alla gestione della composizione complessiva delle passività e all’ottimizzazione degli interessi passivi e ci permettono di approfittare delle condizioni di mercato per riacquistare il debito a prezzi interessanti”, spiegavano dall’istituto.

I problemi

Le incertezze su Credit Suisse restano, tra l’annuncio di un’importante revisione strategica dovuta a una serie di fallimenti multimiliardari e il crollo in borsa.

Per cercare di risolvere la questione, ad agosto l’istituto ha nominato Dixit Joshi, ex Deutsche Bank, come direttore finanziario, e ha lavorato su possibili vendite di attività per cercare di tornare alla redditività.

Tra queste, spicca l’ammissione circa la possibile vendita del suo famoso Hotel Savoy nel cuore del distretto finanziario svizzero, operazione che potrebbe valere circa 400 milioni di franchi.

Prospettive negative

Il futuro dell’istituto svizzero potrebbe restare incerto secondo gli analisti, con “rischi crescenti” per quanto riguarda la svolta operativa della banca, secondo gli analisti di Standard and Poor’s.

Rischi che hanno spinto l’agenzia a definire le prospettive future come “negative”, anche se hanno confermato i suoi rating sul debito degli svizzeri.

“Il rapido deterioramento dell'ambiente economico e le recenti turbolenze di mercato potrebbero rendere difficile l’attuazione dei piani di ristrutturazione della dirigenza”, scrivono da S&P in un comunicato diffuso ieri sera.La “forte capitalizzazione della banca viene considerata un importante sostegno per i suoi rating”, in quanto “fornisce una certa riserva contro il peggioramento delle prospettive finanziarie e per l'attuazione della strategia aggiornata”, aggiungono dell’azienda americana.

Le previsioni di Moody’s

Da Moody’s Investors Service prevedono un aumento delle perdite entro la fine dell’anno per Credit Suisse, portando potenzialmente il suo capitale di base al di sotto del livello chiave del 13%.

L’istituto ha registrato 1,9 miliardi di franchi (1,92 miliardi di dollari) di perdite nella prima metà dell’anno e a luglio, ha dichiarato di aspettarsi di operare con un rapporto Common Equity Tier 1 (CET1) tra il 13% e il 14% per il resto del 2022.

Secondo Alessandro Roccati, vicepresidente senior del gruppo istituzioni finanziarie dell'agenzia di rating, le perdite nella seconda metà dell’anno dovrebbero proseguire.

“Stiamo guardando a 3 miliardi di dollari di perdite per l’intero anno, il che significa che il CET1 sarà leggermente inferiore al 13%” e, nel caso in cui dovesse restare sotto questa percentuale, sarebbe “negativo per il credito” della banca, sottolineava Roccati in un'intervista.

Moody's aveva già declassato il rating del Credit Suisse in agosto e da allora ha mantenuto l'outlook negativo.

“La banca si trova di fronte a grandi ostacoli per le potenziali vendite di attività, proseguiva Roccati, e “data l’agitazione dei mercati negli ultimi due mesi e il calo dei prezzi degli asset, questa strategia è probabilmente irrealizzabile”.

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