Crisi Apple: scende sotto i 2 trilioni di market cap


Dopo il boom arrivato con la pandemia da Covid 19, la casa di Cupertino torna ad un passo dalla valutazione di mercato di Microsoft, tra crisi in Cina e preoccupazioni per la tenuta della domanda per i suoi prodotti.


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Apple sotto i 2 trilioni

Sembrava immune da ogni tempesta ma anche Apple alla fine ha ceduto.

Il calo di ieri (-3,74% a 125,7 dollari) segna un punto importante, in quanto è scesa sotto la soglia di 2 trilioni di capitalizzazione, assestandosi ad una valutazione di 1,99 trilioni.

Finisce dopo un anno e mezzo la corsa della casa di Cupertino, la quale aveva raggiunto tale cifra nell’agosto 2020 come conseguenza delle vendite di computer e telefoni, esigenze nate nel pieno della pandemia per il lavoro a distanza e per la scuola, addirittura arrivando oltre i 3 trilioni nel gennaio 2022.

A questo punto, Apple resta appena sopra Microsoft, visto che la società di Bill Gates presenta una valutazione di circa 1,8 trilioni di dollari, anche quest’ultima scesa sotto la quota psicologica dei 2 trilioni solo recentemente, nel corso del 2022.

“Paradossalmente, esattamente un anno fa, nel primo giorno di scambi del 2022, Apple era stata la prima società e l'unica al mondo a raggiungere una capitalizzazione di 3.000 miliardi”, ricordano da WebSim.

Le cause della crisi

Il sell-off su Apple presenta ragioni ‘cinesi’, in particolare relativamente alle difficoltà di spedizione dell’iPhone 14 Pro nel corso delle festività natalizie a causa delle restrizioni Covid sulla sua fabbrica principale nel paese.

Problematiche che potrebbero portare ad una contrazione dell’1% del fatturato di Apple nel trimestre di dicembre, secondo previsioni di Refinitiv, e si tratterebbe del primo calo dei ricavi trimestrali per la società dal marzo 2019.

Segnali di speranze arrivavano ieri dall’agenzia Reuters, la quale riportava un ritorno della produzione di Foxconn nel suo stabilimento al 90% della sua piena capacità.

Fuori dalla Cina, pesano gli aumenti dei tassi di interesse e il calo della fiducia dei consumatori, probabili cause di un prossimo calo della domanda di prodotti a marca Apple.

Analisti scettici

“Apple tende a orientarsi verso i clienti dei dispositivi di fascia alta, ma anche questa fascia demografica potrebbe risentire del prezzo elevato di ogni suo prodotto”, sottolinea Kim Forrest di Bokeh Capital Partners.

Ieri Jerome Ramel, analista di BNP Paribas Exane, ha declassato il titolo Apple a ‘neutral’ da ‘outperform’, con un target price ridotto a 140 dollari per azione da 180 dollari.

Inoltre, BNP ha tagliato le stime di EPS per l'esercizio 23-25 di circa il 6%, portandole ora al 5-6% al di sotto del consenso

Alla base della decisione della banca c’è proprio la situazione in Cina e le stime ridotte per le vendite di iPhone e Mac. A questo punto, Ramel prevede 224 milioni di telefoni spediti nel 2023 nel gigante asiatico, rispettivamente il 7% e il 9% in meno rispetto all’anno precedente.

“Il consenso ha iniziato a tagliare le stime e crediamo che questa situazione continuerà a pesare sulle azioni”, scriveva l’analista in una nota per i clienti e sulla base di questi tagli alle stime valuta i titoli Apple scambiati a una “valutazione premium” difficile da giustificare.

“Vediamo poche ragioni per cui Apple dovrebbe essere scambiata a un prezzo superiore rispetto ai suoi colleghi di piattaforma (PE ora a 22 volte per l’intero 2023). Poiché i nuovi prodotti come AR/VFR e Apple Car potrebbero non arrivare prima del 2024-26, non vediamo alcun catalizzatore positivo per il titolo e riteniamo che le azioni abbiano un prezzo equo”, ha concluso l'analista.

Sulla base dei dati raccolti da Bloomberg, infine, il consenso registra 36 ‘buy’, 8 ‘neutral’ e 2 ‘sell’, con target medio di 171,60 dollari.

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