Crisi SVB più forte dell’inflazione: ora Goldman Sachs si attende una Fed meno aggressiva


Le nuove previsioni della banca americana vedono la Fed rinunciare al prossimo previsto rialzo dei tassi di interesse, portando così a ridurre anche quello terminale.


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Le previsioni di Goldman Sachs

Fino a venerdì l’ossessione della Federal Reserve era concentrata tutta sui livelli di inflazione negli Stati Uniti, vero elemento da tenere sotto osservazione per decidere le future mosse di politica monetaria in tema di tassi di tassi di interesse, in particolare sull’entità dei prossimi rialzi.

Il ciclone Silicon Valley Bank, però, potrebbe cambiare tutto secondo gli esperti di Goldman Sachs e la Fed potrebbe rinunciare al previsto rialzo dei tassi da 50 punti base, lasciandolo al livello attuale.

L’ufficio studi della banca americana vede ora “una notevole incertezza sul percorso oltre marzo” e nel suo ultimo report annuncia di aver “lasciato invariata l’aspettativa che il FOMC effettui rialzi da 25 punti base a maggio, giugno e luglio”, mentre ora si attende “un tasso terminale del 5,25-5,5%”.

Intanto, la sensazione che qualcosa possa cambiare nei piani della Fed sostiene i future di Wall Street, in particolare quelli sul Nasdaq (+0,50%), mentre resistono quelli sullo S&P500 e sul Dow Jones.

L’intervento della Fed

Anche l’intervento della Federal Reserve, deciso insieme al Tesoro USA e alla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), il Bank Term Funding Program (BTFP), sta evitando il ‘tracollo’ di Wall Street, al contrario di quanto sta accadendo sul mercato europeo.

Per cercare di evitare ricadute su tutto il sistema finanziario, dopo la chiusura di un altro istituto americano (Signature Bank di New York), le autorità hanno deciso che tutti i depositanti di SVB e di Signature Bank potranno avere accesso ai propri depositi, mentre gli azionisti e alcuni bondholders non verranno protetti, e la Fed introdurrà una linea di finanziamento aggiuntiva fino a 1 anno per alcune istituzioni finanziarie per soddisfare eventuali richieste di liquidità.

“Ci aspettiamo che queste misure forniscano liquidità sostanziale alle banche che devono far fronte a deflussi di depositi e migliorino la fiducia dei clienti”, scrivono da Goldman Sachs.

Caso SVB particolare

Anche secondo WebSim, la crisi attualmente in corso “potrebbe avere come effetti collaterali un minore rialzo dei tassi da parte di Fed, e BCE”, oltre a “maggiore competizione sui depositi”. Il caso SVB è “particolare”, in quanto la banca vede “solo il 3% dei suoi depositanti avere depositi sotto i 250 mila dollari, attivi molto concentrati a favore di start up, fintech, criptovalute e missmatch asset liability molto pronunciati”, spiegano dalla sim. “Valutiamo positivamente la pronta decisione delle autorità americane per far fronte al rischio di panico dei depositanti in modo da evitare il rischio contagio”, concludono da WebSim.

Settore ancora a rischio

Alcuni analisti di ING ritengono che se “il crollo della SVB sia per molti versi un caso anomalo, questo non significa che il settore bancario sia al sicuro”.

Secondo Padhraic Garvey e Suvi Platerink Kosonen, finora “l’elenco delle potenziali banche colpite dal crollo rimane limitato e non si estende alle banche di importanza sistemica, ma rimane il timore di un contagio”.

La decisione congiunta della Federal Deposit Insurance Corporation, del Tesoro degli Stati Uniti e della Federal Reserve in merito a SVB e alla Signature Bank “è stata una chiara mossa per calmare i nervi e garantire che i depositanti non facciano la fila fuori dalle banche”.

“Finora il sistema sembra a posto, ma è necessario trattare con cautela in futuro, per sicurezza”, concludono gli analisti di ING.

Un caso istruttivo

A questo punto, “gli investitori bancari europei dovrebbero prestare attenzione ai deflussi di depositi per monitorare i rischi di contagio derivanti dal crollo della Silicon Valley Bank negli Stati Uniti”, consigliano gli analisti di Jefferies.

Inoltre, dal broker suggeriscono di “tenere d’occhio anche l’aumento del beta dei depositi, ossia la quantità di variazione dei tassi di interesse trasferita sui tassi di deposito”.

Altri rischi riguardano “l’ecosistema tecnologico statunitense e le ramificazioni per le società di private equity, sebbene la maggior parte delle banche europee sia poco esposta a queste ultime”, aggiungono.

“Anche se è presto per dire che il fallimento di SVB è “un canarino nella miniera di carbone”, per il settore bancario europeo, il caso rimane “istruttivo”, concludono da Jefferies.

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