Dati Istat, l'industria italiana riparte

Tutti i principali settori di attività economica mostrano a luglio aumenti su base tendenziale, ad esclusione delle attività estrattive.
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Produzione industriale a luglio a +0,8%
Continua a stupire la produzione industriale in Italia, che a luglio, anche se con minor ritmo di crescita rispetto al +1,1% di giugno, si consolida oltre le attese riportando un rialzo mensile dello 0,8%, contro il +0,1% ipotizzato dagli analisti. Lo ha reso noto questa mattina l’Istat.
Corretto per gli effetti di calendario, a luglio 2021 l’indice complessivo aumenta in termini tendenziali del 7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22, uno in meno rispetto al luglio dell’anno scorso), rispetto al +5,4% previsto dagli analisti e al +13,8% di giugno (rivisto da +13,9%).
“A luglio - commenta l’istituto - si osserva un incremento congiunturale della produzione industriale che consolida la crescita del mese precedente. Anche nella media degli ultimi tre mesi la dinamica congiunturale risulta favorevole. In termini tendenziali, l'indice corretto per gli effetti di calendario è in crescita, con aumenti diffusi a tutti i raggruppamenti di industria, ad esclusione dell'energia. Rispetto a febbraio 2020, mese antecedente l'inizio dell'emergenza sanitaria, a luglio il livello dell'indice è superiore dell'1,5%” osserva Istat nella nota che accompagna la diffusione dei numeri.
Nella media del periodo maggio-luglio il livello della produzione cresce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti.
Tutti i principali settori di attività economica a luglio mostrano aumenti su base tendenziale, ad esclusione delle attività estrattive. Gli aumenti più importanti riguardano la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+12,5%), la metallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo (+11,9%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+9,8%).
L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale marcato per i beni strumentali (+1,9%) e per i beni intermedi (+1,4%), leggermente più contenuto per i beni di consumo (+0,9%); diminuisce, invece, nel comparto dell’energia (-1,5%).
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