Del Vecchio e la tentazione della lista per il cda di Mediobanca

Indiscrezioni di stampa parlano di una lista di 5 consiglieri senza l’indicazione del nome dell’amministratore delegato presentata da Delfin in vista dell’assemblea dei soci del prossimo ottobre, anche se alcuni analisti ipotizzano la possibilità di un accordo.
Sfida in Mediobanca
L’appuntamento sull’agenda è segnato per il prossimo 28 ottobre, giorno dell’assemblea dei soci di Mediobanca.
La partita potrebbe complicarsi se, come scrive La Stampa, la holding di Leonardo Del Vecchio (Delfin) dovesse decidere di presentare una sua lista per il futuro board, forte del 20% detenuto in Piazzetta Cuccia.
In particolare, Delfin dovrebbe presentare una lista con 5 consiglieri, senza indicare preferenze per l’amministratore delegato.
Scenario che potrebbe rappresentare il secondo tempo dello scontro già in corso per il controllo di Generali, datato aprile 2022, nel quale la lista del cda uscente della Compagnia del Leone, appoggiata da Mediobanca, puntava a confermare l’ad Philippe Donnet, in contrapposizione al fronte Delfin-Caltagirone-Atlantia-Fondazione Crt.
Verso un compromesso?
Secondo gli analisti di WebSim Intermonte, “non ci sono particolari rischi per la permanenza di Nagel in qualità di CEO di Mediobanca”.
Dalla sim indicano la possibilità di “un compromesso tra il Cda uscente e gli azionisti Delfin e Caltagirone”, consistente nella “accettazione di un loro candidato alla carica di Presidente della banca”.
Raccomandazione ‘neutrale’ per il titolo Mediobanca da WebSim, con target price 12,4 euro, oggi in calo di mezzo punto dopo circa due ore di contrattazioni (11,6 euro).
Lettera BCE
Oggi il settore finanziario è condizionato dalle indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, secondo le quali la Banca centrale europea sarebbe pronta a mandare una lettera al governo italiano in relazione al decreto di tassazione straordinaria sugli extraprofitti delle banche, criticandone merito e metodo per la mancata consultazione prevista dal trattato UE. Secondo Francoforte, scrive il quotidiano, “è sbagliato intervenire d'autorità sui margini di interesse delle banche, perché non si considerano i costi, e si indebolisce la loro capacità di resistere ad eventuali choc”.
Il quotidiano aggiunge che il parere della BCE non dovrebbe contenere indicazioni vincolanti per il governo e sottolinea che neanche la Banca d’Italia era stata informata preventivamente del provvedimento dell’esecutivo.
L’impatto della tassa
Gli analisti di UBS calcolano l’impatto finale per le banche derivante dalla tassa “di 1,9 miliardi sulla tassa sugli extraprofitti con il tetto dello 0,1%”.
In particolare, aggiungono “l’erosione attesa sugli utili è stimata tra il 6% per Unicredit e il 15-16% per Banco Bpm, con Mediobanca nel mezzo”.
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