Delude l’Ipo di Deliveroo a Londra

31/03/2021 12:00
Delude l’Ipo di Deliveroo a Londra

Questa mattina il titolo Deliveroo ha aperto ben al di sotto del prezzo di Ipo arrivando a perdere il 30%, a 2,75 sterline da 3,90 sterline del prezzo di collocamento. A zavorrare la quotazione la dichiarazione di importanti fund manager che non avrebbero aderito a causa della struttura azionaria e le policy Esg.

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Il titolo perde il 30% del prezzo di collocamento

Avvio deludente per il debutto di Deliveroo sul London Stock Exchange. La società più attesa dal listino azionario londinese ha aperto il collocamento arrivando a perdere il 30% da 3,90 sterline fissate già al limite inferiore del range di prezzo previsto. Nel corso della prima ora di contrattazioni il titolo è arrivato a quotare 2,97 sterline per attestarsi intorno a 3 sterline nel corso della mattinata.

La capitalizzazione di mercato ammonta adesso a circa 5,1 miliardi di sterline: 2,5 miliardi in meno rispetto ai 7,6 previsti.

Le cause dell’Ipo “da brividi” sarebbero da ricercare negli elementi di incertezza relativi alla struttura dell’azionariato, composta da due classi di azioni, e al trattamento dei lavoratori ritenuto non in linea con le politiche ambientali, sociali e di governance.

Le azioni Deliveroo non potranno essere negoziate dagli investitori retail fino al termine delle contrattazioni condizionali previsto per il 7 aprile.

Un precedente negativo per le prossime Ipo

Durante la pandemia di Covid-19 i rider autonomi di Deliveroo hanno assistito a un boom di richieste del servizio di consegna del cibo dai ristoranti, altrimenti chiusi, ai clienti costretti in casa.

La quotazione dell'azienda con sede a Londra, fondata nel 2013 dal Ceo William Shu, è la maggiore Ipo sulla Borsa di Londra dopo quella di Glencore nel maggio 2011, oltre che la maggiore quotazione tech sul Lse. 

Secondo quanto riporta una Reuters, la débâcle del più importante esordio sul Lse dal 2011 potrebbe infliggere un duro colpo al mercato delle Ipo sia a Londra, sia nel resto d’Europa, per la presenza di una «enorme disconnessione» tra la raccolta ordini e il mercato più ampio.

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