Dietro le quinte dell'Ipo dell'anno: Universal Music +35% al debutto

Universal Music Group ha registrato un aumento superiore al 35% nel giorno del suo debutto sulla Borsa di Amsterdam, raggiungendo una capitalizzazione di mercato oltre 46 miliardi di euro.
Indice dei contenuti
La più importante Ipo europea dell'anno
Titolo a ruba alla Borsa di Amsterdam per il debutto della major discografica americana Universal Music Group. A fronte di un prezzo di collocamento in 18,50 euro, le quotazioni di Universal Music hanno chiuso a 25,25 euro (+35% circa), durante la seduta hanno toccato un massimo di 26,45 euro. La capitalizzazione è passata dai 33,5 miliardi di euro del collocamento a 45,5 miliardi di euro.
L'etichetta discografica più grande del mondo, che annovera musicisti del calibro di Billie Eilish, The Rolling Stones e Bob Dylan, è stata scorporata dalla controllante Vivendi. Nei portafogli degli azionisti del conglomerato media è arrivato il 59,87% della casa discografica mentre il 10,13% è rimasto nelle casse della società del miliardario Bolloré.
Al prezzo odierno Universal scambia a un premio di circa il 25% rispetto all'unica rivale quotata in Borsa, la Warner Music, che a giugno 2020 aveva debuttato al Nasdaq, ha sottolineato l'analista di Bernstein Matti Littunen. Quello di Universal, è un business più grande e redditizio di Warner, e con un flottante molto più ampio.
In una nota il gruppo francese spiega che, “alla luce del prezzo di apertura di 25,25 euro, viene confermata la distribuzione in natura delle azioni Universal agli azionisti di Vivendi nel rapporto di una azione ogni azione Vivendi con data di stacco fissata per oggi e regolamento dell’operazione il 23 settembre”. Il valore totale della distribuzione si compone di 5,3 miliardi di euro, pari a 4,89 euro per azione Vivendi, di dividendo speciale da distribuzione delle riserve e 22,098 miliardi (20,36 euro) di acconto sul dividendo relativo agli utili al 30 giugno come stabilito dal management lo scorso 14 settembre.
Il boom dello streaming musicale
L’IPO di Universal offre agli azionisti un'attraente possibilità per prendere posizione sul boom nello streaming musicale, alle stelle durante la pandemia. Le entrate globali nel settore dello streaming sono aumentate del 20% nel 2020, secondo i dati della Federazione internazionale dell'industria fonografica, nonostante gli ultimi anni siano già stati protagonisti di una rapida crescita. Lo streaming e gli abbonamenti hanno rappresentato il 56% delle entrate totali di Universal nella prima metà del 2021.
Unica nota che stona, è l’incertezza su come verrà suddiviso il bottino tra le principali piattaforme di Streaming - guidate da Spotify - e le grandi etichette discografiche che raccolgono i maggiori profitti.
Secondo FactSet, le azioni di Spotify sono attualmente scambiate a 3,6 volte le vendite stimate, circa lo stesso multiplo di Warner e leggermente inferiore a Universal. Da inizio anno le azioni Spotify sono diminuite di oltre il 24% a causa di una minor crescita degli utenti attivi mensili. Ma la sua valutazione implica ancora che secondo gli investitori la società di streaming musicale riuscirà a strappare una quota maggiore delle royalties musicali generate dalle canzoni trasmesse in streaming. Questo intaccherebbe le entrate dello streaming per le etichette discografiche come Warner e Universal.
Il successo dell'Ipo premia l’hedge fund di Bill Ackman
Il miliardario statunitense, William Ackman, la cinese Tencent e l'azionista di controllo di Vivendi, Vincent Bolloré, rimangono ad oggi i tre maggiori proprietari di Universal.
Ackman è arrivato a possedere il 10% del capitale della società tramite il suo hedge fund Pershing Square Holdings, che potrebbe ora contare su un utile ante imposte di circa 900 milioni di dollari.
Ricavi per 7,4 miliardi nel 2020
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
