Dove investirà l’Europa nei prossimi anni


Alla luce dell’ultimo aumento della BCE e soprattutto di quello annunciato a marzo di altro 50 bp, Tognoli si interroga su quali settori saranno interessati dagli investimenti in Europa nei prossimi anni. Nell’agenda Europea per il 2023 troviamo, tra gli altri, importanti investimenti in decarbonizzazione, energia ed economia circolare.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Produzione industriale della Germania MoM di dicembre in uscita oggi alle 8:00 (stima -0,6% contro +0,2% di novembre). Ieri le vendite al dettaglio MoM di dicembre dell’Europa sono risultate peggiori rispetto alle stime (-2,7% contro – 2,5 stimato).

Ieri le borse hanno reagito male, come era lecito aspettarsi, all’irrigidirsi dei rapporti tra la Cina e gli USA a causa dello sconfinamento nello spazio aereo americano di un pallone aerostatico cinese. Difficile dire come sono andate realmente le cose e se effettivamente il pallone aerostatico fosse esclusivamente per uso civile o meno. Non ci occupiamo di analisi politica, ma ci limitiamo ad osservare che i satelliti probabilmente sono in grado di spiare meglio il mondo di un pallone aerostatico.

Venendo alle cose di casa nostra, ci chiediamo in quali settori investire in Europa dopo l’ultimo aumento della BCE e soprattutto alla luce di quello annunciato a marzo di altri 50 bp. Nell’agenda Europea per il 2023 troviamo, tra gli altri, importanti investimenti nella decarbonizzazione, l’energia e l’economia circolare.

Nella prima (la decarbonizzazione), il Parlamento Europeo proseguirà nella propria azione verso la neutralità climatica dell’intera EU attraverso la decarbonizzazione di tutti i settori dell'economia, al fine di raggiungere gli obiettivi contenuti nel pacchetto “Pronti per il 55%”.

Nell’energia, quella rinnovabile gioca un ruolo fondamentale per la realizzazione del Green Deal Europeo. Al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e creare una maggior indipendenza energetica, l'UE punta a innalzare la quota di energia rinnovabile nel consumo finale lordo di energia al 40% entro il 2030, raggiungendo l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra.

Nell'ambito del passaggio a un'economia circolare, il Parlamento Europeo è impegnato a lavorare sull’obiettivo relativo ai nuovi requisiti di progettazione ecocompatibile per gruppi specifici di prodotti, come elettrodomestici da cucina, computer e server, motori elettrici e pneumatici, per renderli più durevoli, riutilizzabili e meno dannosi per l'ambiente. Ma anche sugli obiettivi per ridurre gli sprechi alimentari e su una nuova strategia per rendere i prodotti tessili più riutilizzabili e riciclabili.

La Commissione Europea sta quindi lavorando per rendere autonomo il vecchio continente. Un esempio è proprio il pacchetto “Pronti per il 55%”. Si tratta di un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell'UE e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche dell'UE siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Pronti per il 55% si riferisce all'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. La Commissione ha inoltre proposto un'ampia serie di modifiche al vigente sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS) che dovrebbe portare a una riduzione complessiva delle emissioni nei settori interessati pari al 61% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.

La Commissione propone anche di creare un nuovo sistema autonomo di scambio delle quote di emissione per gli edifici e il trasporto su strada al fine di aiutare gli Stati membri a conseguire in modo efficiente i rispettivi obiettivi nazionali previsti dal regolamento sulla condivisione degli sforzi. Con la proposta, le emissioni di questi settori dovrebbero essere ridotte del 43% entro il 2030 rispetto al 2005 con investimenti complessivi di circa 260 miliardi di euro.

Entro il 2050 poi l’Europa metterà sul piatto altri 760 miliardi di euro di investimenti (per un totale di 1.000 miliardi di euro) che saranno destinati a tecnologie energetiche pulite.

Da dove arriverà il denaro per gli investimenti? Circa la metà dovrebbe provenire dal bilancio dell'UE attraverso vari programmi che contribuiscono a progetti climatici e ambientali, per esempio attraverso i fondi agricoli, il Fondo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, Horizon Europee e il programma Life.

Questo, tra l’altro, a sua volta attirerebbe altri 114 miliardi di euro di cofinanziamento da parte dei paesi dell'UE. Circa 300 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici dovrebbero essere mobilitati attraverso InvestEU e i fondi ETS e altri 100 miliardi di euro dovrebbero essere attratti utilizzando il nuovo “meccanismo di transizione giusta”, che è progettato per sostenere le regioni e le comunità che sono più colpite da una transizione verde, quali per esempio le regioni che sono fortemente dipendenti dal carbone.

Il meccanismo di transizione giusta sarà basato su tre pilastri: il Just Transition Fund, il flusso di finanziamenti InvestEU e i prestiti della Banca europea per gli investimenti sostenuti dal bilancio dell'UE. Tutti questi strumenti dovrebbero attirare ulteriori 100 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati (denaro che potrebbe essere utilizzato per i lavoratori per apprendere nuove competenze per i lavori del futuro, sostegno alle imprese per creare nuove opportunità di lavoro, nonché investimenti in energia pulita e l'isolamento delle case. L’obiettivo della Commissione Europea prevede che entro il 2050 oltre il 90% della produzione di energia proverrà da fondi rinnovabili.

Con l’ammontare degli investimenti previsti, è scontato attendersi che le società che producono energia in tutte le sue forme (elettrica, idrogeno etc.) possano consentire ritorni reddituali decisamente importanti per gli investitori.

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