Economia USA con luci ed ombre


La dinamica della frenata dell'economia USA era attesa essere moderata fino a planare in modo ordinato nell’intorno di un tasso compatibile con la crescita potenziale del PIL (2% circa) in tre/quattro anni. Così non è stato, visto che l’inflazione ha costretto la politica monetaria in territorio restrittivo.

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM


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Dati molto importanti per i mercati in uscita oggi. Alle 11:00 è atteso il PIL QoQ del 4Q22 dell’Europa (stima +0,1% contro +0,3% del 3Q22), e alle 14:30 l’inflazione USA YoY di gennaio (stima 6,2% contro 6,5% di dicembre). Importante anche la crescita QoQ prevista al +0,4% contro -0,1% di dicembre.

Se le stime dovessero essere confermate, gli USA passerebbero dalla deflazione (prezzi che scendono) a prezzi che riducono la dinamica di crescita (disinflazione). Non sarebbe ovviamente un bel segnale perché significherebbe che le attese di un rientro veloce dell’inflazione potrebbero subire un ritardo. Vero è che Powell ha sempre sostenuto che il cammino dell’inflazione verso l’obiettivo non sarebbe stato facile né veloce.

Come è messa l’economia USA? La crescita economica degli USA nel 2021 (post pandemia), pari al 5,7%, è stata la maggiore degli ultimi 40 anni. Normale quindi che nel 2022 ci si aspettasse un rallentamento. Tuttavia, la dinamica della frenata era attesa essere moderata fino a planare in modo ordinato nell’intorno di un tasso compatibile con la crescita potenziale del PIL (2% circa) in tre/quattro anni. Così non è stato, visto che l’inflazione ha costretto la politica monetaria in territorio restrittivo. Il PIL è cresciuto dell’1,9% nel 2022 (grazie soprattutto all’effetto di trascinamento del 2021) ed è atteso frenare ulteriormente nel 2023 e 2024 ad un più modesto 0,9%.

Non recessione quindi in ragione d’anno, ma possibilità di entrarci per uno o due trimestri (come già sperimentato lo scorso anno). Il mercato del lavoro continua infatti ad essere più forte del previsto, con la domanda che rimane appena al di sotto dei suoi massimi storici. Il tutto in un quadro di riduzione secolare di partecipazione al lavoro.

Nel corso del 2023 e ancor più del 2024 il ritmo di crescita economica al di sotto del potenziale, dovrebbe portare a un rallentamento delle assunzioni, esercitando una pressione al rialzo sul tasso di disoccupazione, che potrebbe raggiungere il 5% nel corso del secondo/terzo trimestre dell’anno per poi ritornare nell’intorno del 4% a cavallo tra il 2024/25. Occorrerà infatti fare i conti con i recenti licenziamenti annunciati da diverse società tecnologiche e del fintech.

L'inflazione, come abbiamo visto, è in fase di rallentamento rispetto ai massimi toccati lo scorso anno e ci aspettiamo (auguriamo) di assistere ad una significativa decelerazione che sarà più visibile sul finire del 2023. Tuttavia, il deflatore core PCE (quello che guarda la FED) non è attesa raggiungere l'obiettivo medio del 2% del FOMC prima della fine del 2024 / inizio 2025.

Questo significa che Powell difficilmente derogherà a quanto da sempre sostenuto, mantenendo una politica monetaria restrittiva e quindi uno squilibrio strutturale, molto più a lungo di quanto ci si possa aspettare. Le ultime previsioni ritengono che il tasso dei Fed funds raggiunga il 5,25% - 5,50% nel corso del 1Q23 e si mantenga a quel livello almeno fino a tutto il 3Q23.

In altre parole non crediamo che la FED possa diminuire i tassi di interesse portandoli vicino a quello neutrale (2,25%) fintanto chè non vedrà un raffreddamento delle pressioni sulla domanda di beni e servizi che consenta un rientro significativo dell'inflazione nell’intorno del 2% di obiettivo.

Quale investimento con questo scenario. Mai come in questo momento di incertezza generale, riteniamo che occorra una strategia che associ alla salvaguardia il capitale, l’esigenza di reddito. In quest’ottica riteniamo corretta una selezione dei titoli guidata da un approccio value, volto a privilegiare società che storicamente hanno distribuito dividendi.

Il che significa la ricerca di quelle società in grado di generare utili anche in un contesto particolarmente sfidante, come quello che si prospetta per il 2023, e siano caratterizzate da resilienza ai rischi geopolitici.

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