Economia USA, previsioni fosche per Goldman Sachs e JP Morgan

La guerra dei dazi scatenata da Donald Trump spinge gli analisti ad aumentare le loro previsioni di recessione negli Stati Uniti.
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Trump non cede
Mentre oggi si assiste ad una nuova giornata da sell-off sui mercati, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua a non mostrare alcun segno di arretramento rispetto alla sua guerra commerciale e aumentano le previsioni di una possibile recessione.
Trump ha spiegato ai giornalisti che gli investitori devono continuare a prendere la loro ‘dose di medicina’ e che non ha intenzione di fare passi indietro sui dazi, nonostante il ritorno dell’ex Presidente alla Casa Bianca aveva inizialmente sparso entusiasmo sui mercati.
"L'unico vero interruttore è l'iPhone del presidente Trump, il quale non mostra alcun segno che il crollo dei mercati lo preoccupi abbastanza da riconsiderare una posizione politica in cui ha creduto per decenni", secondo Sean Callow, analista senior di FX presso ITC Markets a Sydney.
Maggiori possibilità di recessione secondo Goldman Sachs
I timori per il futuro dell’economia a stelle e strisce hanno portato gli analisti di Goldman Sachs a dimezzare le loro prospettive di crescita tendenziali del Paese per il quarto trimestre 2025 dall’1% allo 0,5%, alzando le attese di recessione nel prossimo anno dal 35% all’attuale 45%.
La banca sottolinea "un forte inasprimento delle condizioni finanziarie, il boicottaggio dei consumatori stranieri e un continuo aumento dell'incertezza politica che probabilmente deprimerà la spesa in conto capitale più di quanto avevamo ipotizzato in precedenza" dopo l'annuncio dei dazi arrivato la scorsa settimana.
Le probabilità di recessione del 45% presuppongono che Trump rinvii almeno una parte dei dazi previsti che dovrebbero entrare in vigore il 9 aprile. “Se non lo farà", proseguono gli analisti, "ci aspettiamo di cambiare la nostra previsione in una recessione".
“There will be blood” secondo JP Morgan
Quello di Goldan Sachs è stato solo l’ultimo degli allarmi arrivato dagli analisti e la scorsa settimana era stato il turno di quelli di JP Morgan.
Nel suo outlook, la divisione di ricerca della banca statunitense intitolava il report “There will be blood”, prevedendo una probabilità di recessione per gli USA pari al 60%, in netto rialzo rispetto al 40% previsto tre settimane prima.
Secondo l’analisi firmata dal capo economista Bruce Kasman, “l'effetto di questi dazi (come scritto nel rapporto di 'aumenti delle tasse') sarà probabilmente enfatizzato dalle ritorsioni (dei Paesi colpiti, dunque, in sostanza, dalla guerra commerciale, come è già emerso dalla reazione pronta della Cina), dal crollo della fiducia delle imprese e dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento”.
Proprio “le politiche USA destabilizzati sono considerate alla stregua del rischio più grande che incombe sull'outlook globale per tutto l'anno 2025”, prosegue il report.
Inoltre, da JP Morgan si attendono che l'aumento dei dazi da parte di Trump costerà alle famiglie americane 700 miliardi di dollari, al massimo dagli effetti che vennero provocati dalla legge USA Revenue Act del 1968 di Lyndon B. Johnson, promulgata per finanziare la guerra degli Stati Uniti contro il Vietnam.
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