Edf bye bye. Opa del governo a 12 euro per azione
Il delisting sarà operativo da ottobre. Grazie all’Opa il titolo è salito dall’inizio dell’anno del 16%. La crisi energetica e i guai tecnologici richiedono investimenti e scelte che il governo non ritiene condivisibili con gli investitori privati
Parigi mette sul piatto 9,7 miliardi per la nazionalizzazione.
Edf, l’azienda di Stato che si occupa della produzione di energia elettrica in Francia, verrà interamente nazionalizzata e ritirata dal mercato con un’Opa da 9,7 miliardi di euro. Martedì 19 luglio il governo di Parigi ha formalizzato l’offerta a 12 euro per azione per acquistare il 16% della società che non possiede.
Con un comunicato il ministero delle Finanze ha precisato che il prezzo rappresenta un premio del 53% rispetto al prezzo di chiusura dello scorso 15 luglio (7,84 euro), il giorno prima che il governo annunciasse l’intenzione di nazionalizzare la società, che è il principale produttore di energia nucleare in Europa.
Sospese dalle contrattazioni da una settimana, le azioni Edf sono tornate martedì mattina sul mercato e subito il prezzo si è avvicinato al livello dell’Opa con un rialzo del 15% a 11,70 euro.
Problemi tecnici e finanziari, esasperati dalla guerra in Ucraina.
La sofferta e costosa decisione del governo è sembrata al presidente Macron e alla premier Elisabeth Borse l’unica soluzione per potere intervenire con la necessaria libertà d’azione per salvare una società che nella seconda metà del Novecento è stata in vanto della tecnologia nucleare francese, ma che negli ultimi decenni è finita in un gorgo fra guai tecnologici e problemi finanziari.
Le difficoltà sono esplose in maniera non più contenibile con la guerra in Ucraina e la crisi dell’energia. Il debito, che a fine 2021 era di 43 miliardi di euro, salirà alla fine di quest’anno a 60 miliardi per la decisione del governo di scaricare sul bilancio Edf la scelta politica di salvaguardare le famiglie e le aziende francesi dal caro bolletta.
Un’azienda così legata alle scelte politiche del governo, che possiede l’84% di Edf, non poteva più essere quotata in Borsa.
EDF IN BORSA, UNA LUNGA DISCESA
Grazie all’Opa e al rialzo conseguente, la performance dell’azione Edf dall’inizio dell’anno è un rialzo del 16%. In 12 mesi il titolo è salito del 17%. La performance degli ultimi cinque anni è un rialzo del 51%.
Edf fu quotata alla Borsa di Parigi nel 2005 a 33 euro per azione. Nel 2007 le quotazioni segnarono il loro massimo a 75 euro e da allora il titolo è progressivamente sceso fino ad adagiarsi nel 2017 su un minimo di 7 euro. Nei successivi cinque anni ha oscillato fra i 7 euro e i 14 euro.
Nel 2022 prevista una perdita di 8 miliardi di euro.
Il 60% dell’energia elettrica consumata in Francia è prodotta da nucleare. Edf possiede 53 reattori, ma un buon numero di questi negli ultimi anni sono starti fermati per problemi tecnologici, spesso dovuti a corrosione delle tubature. Il risultato è che mentre la Francia è sempre stata un’esportatrice di energia, in particolare verso Italia, Svizzera e Gran Bretagna, oggi è costretta lei stessa ad importare.
I problemi tecnologici hanno fatto dilatare in maniera impressionante i costi e i tempi della costruzione delle nuove centrali. A Flamanville, nel Nord del Paese, è in costruzione dal 2007 un nuovo reattore che sarebbe dovuto essere pronto nel 2012. Lo sarà probabilmente fra due anni. Il budget iniziale di 3,3 miliardi di euro è stato moltiplicato per quattro. Intanto il 2022 per Edf si chiuderà con una perdita di 8 miliardi di euro
A febbraio il governo francese ha annunciato un piano per costruire sei nuovi reattori di nuova generazione, un piano da 50 miliardi da finanziare con debito. Il piano è necessario per mettere in sicurezza l’approvvigionamento di energia del Paese, ma non è compatibile con le esigenze di una società quotata in Borsa. L’Opa partirà a settembre e il delisting dovrebbe diventare operativo a ottobre.
VartaElectricité de France S.AEnel SpA
11,08%
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Vontobel
Electricité de France S.AEnel SpAVeolia Environnement S.A
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