Eni annuncia svalutazioni per 3,5 miliardi di euro
La società manterrà invariato il piano di decarbonizzazione al 2050 ma rivede le proprie stime sui prezzi del petrolio e del gas naturale alla luce degli effetti pandemici sul mercato.
Eni conferma la strategia di decarbonizzazione. Stime sul petrolio al ribasso nel 2023
Eni mantiene invariato il suo piano di decarbonizzazione al 2050, ma annuncia svalutazioni per 3,5 miliardi di euro post tasse, con un margine di variabilità del 20%, a causa della revisione al ribasso delle attese sui prezzi futuri del greggio. Lo ha comunicato ieri la società in una nota, specificando come la crisi innescata dalla pandemia Covid-19 sia ancora una volta la causa della rimodulazione degli scenari. Nelle stime di Eni il prezzo del petrolio passa da 70 a 60 dollari al barile in termini reali al 2023. Le previsioni al ribasso coinvolgono anche i prezzi del gas naturale, scivolato a 5,5 dollari/mmBtu dalla precedente valutazione di 7,8 dollari/mmBtu.
Nella nota la società spiega che alcune poste di bilancio vengono leggermente svalutate e rinviate al 30 luglio per avere una prima valutazione sui dati consolidati del secondo trimestre.
Descalzi: Eni leader nella decarbonizzazione
«Confermiamo la nostra strategia finalizzata a far diventare Eni leader nella decarbonizzazione - ha affermato l'amministratore delegato, Claudio Descalzi - nonostante gli impatti di ampia portata che la pandemia Covid-19 sta avendo sull'economia e sul gruppo. Possibili accelerazioni del percorso sono in corso di valutazione. Questo ci consentirà di ottenere un miglior bilanciamento del portafoglio, riducendone l'esposizione alla volatilità dei prezzi degli idrocarburi, e di coniugare gli obiettivi di redditività e di sostenibilità che Eni si è posta».
Esordio in rosso per il titolo in apertura di contrattazioni
In apertura di seduta il titolo soffre in Borsa con un esordio in rosso oltre l’1% per riportarsi più vicino alla parità a metà mattina: -0,49% a 8,7 euro. Il provvedimento non dovrebbe avere ricadute dirette sul conto economico ma influenzerà il rapporto debito/patrimonio.
La svalutazione potrebbe anche anticipare il taglio del dividendo, un’ipotesi sostenuta da alcuni analisti, tra cui, quelli di RBC. Equita sottolinea che, dopo la decisione di Shell e Equinor di tagliare il dividendo e le nuove ipotesi sui prezzi degli idrocarburi, un taglio del dividendo potrebbe essere «ragionevole» anche per Eni.
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