Eni e il “senso” di cedere la quota detenuta dal MEF
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Il Ministro Giorgetti ieri si è dichiarato d’accordo nel vendere quanto detenuto dallo Stato nella multinazionale italiana e l’operazione potrebbe rientrare in un piano più ampio che punta a ridurre il debito pubblico di 20 miliardi di euro.
Il Governo e l’Eni
Il Governo italiano d’accordo nel ridurre la sua quota detenuta in Eni, sfruttando gli effetti sull’azionariato del piano di buyback della società.
Si tratta di “una proposta che ha senso, è una buona idea”, ha affermato ieri il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti durante un Question Time in Parlamento.
Il Governo detiene attualmente circa il 32,4% della società, principalmente attraverso il 27,7% in mano a Cassa Depositi e Prestiti (CDP), oltre che al 4,7% posseduto direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), quota complessiva che potrebbe salire fino al 34% delle azioni con diritto di voto a conclusione del piano di riacquisto annunciato a maggio.
L’idea di una vendita della quota detenuta dal MEF arriva dopo le indiscrezioni pubblicate dall’agenzia Reuters lo scorso 10 novembre, secondo le quali alcune banche d’investimento avrebbero proposto al Tesoro di cedere una parte della partecipazione pubblica nel gruppo energetico alla luce del fatto che il completamento del buyback e la cancellazione delle azioni acquistate permetterebbe a Roma di ridurre la quota senza perdere il controllo della società.
L’obiettivo del Governo arriva a circa 20 miliardi di euro di raccolta derivanti dalla cessione di asset entro il 2026, riducendo così il debito pubblico, mentre ai prezzi di mercato attuali il 4% di Eni vale oltre 2 miliardi.
A che punto è il buyback
Ieri Eni ha comunicato di aver acquistato tra il 21 e il 24 novembre 4.199.456 azioni proprie (pari allo 0,12% del capitale sociale), al prezzo medio ponderato di 14,9140 euro ciascuna, per un controvalore complessivo di 62.630.664,71 euro.
A partire dalla data dell’avvio del piano (il 4 settembre 2023) della seconda tranche del programma di buyback (finalizzata a riconoscere agli azionisti Eni un’ulteriore remunerazione rispetto alla distribuzione dei dividendi), la società è arrivata ad acquistare 46.483.454 azioni proprie (pari all’1,38% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 704.812.352,01 euro.
Considerando le azioni proprie già in portafoglio e l’annullamento di 195.550.084 azioni proprie deliberato dall’Assemblea il 10 maggio 2023, gli acquisti effettuati dall’avvio del programma di buyback in data 12 maggio 2023, Eni detiene attualmente 136.704.526 azioni proprie pari al 4,05% del capitale sociale.
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Andamento in borsa e raccomandazioni analisti
A Piazza Affari, intanto, il titolo apre la seduta odierna in verde recuperando così le perdite arrivate alla chiusura di ieri.
Nella prima mezz’ora di scambi, le azioni della società guadagnano mezzo punto e toccano un massimo di 15,20 euro, mentre ieri avevano terminato gli scambi a 15,108 euro.
Il titolo Eni resta al centro dell’attenzione degli analisti e ieri Giacomo Romeo di Jefferies aveva confermato la raccomandazione di acquisto ‘buy’, con un prezzo obiettivo ritoccato da 19 EUR a 18 euro. ‘Buy’ ribadito anche per Henri Patricot di UBS, con target price sempre a 17,50 euro.
Le indiscrezioni sulla vittoria di un arbitrato contro Uniper, infine, spingono Banca Akros a confermare il ‘buy’ e il tp di 18,50 euro, così come Equita Sim che mantiene i 19,50 euro di prezzo obiettivo e la raccomandazione d’acquisto.
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