Eni e Repsol provano a ripartire in Venezuela

Le due società hanno avviato negoziati con la compagnia di Stato PDVSA per avere un ruolo nello sfruttamento del più grande giacimento di gas offshore del Sud America. Ma la trattativa è a rischio a causa dei contrasti fra Venezuela e Guyana.
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Venezuela e Guyana: un litigio che dura da 120 anni
Sale la tensione fra il Venezuela e la Guyana, col rischio che il confronto diventi da politico a militare. L'escalation degli eventi è stata rapidissima: dopo la vittoria del referendum, il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha avviato i piani per realizzare l’annessione dell’Esequibo, un territorio al confine fra i due Stati, grande come la Grecia e la Macedonia del Nord, abitato da poco più di 100mila persone ma ricco di petrolio. Oggi l'Esequibo è amministrato dalla Guyana, ma è oggetto di una contesa con Caracas che dura da oltre 120 anni. Gli Stati Uniti hanno lanciato un chiaro avvertimento al Venezuela annunciando esercitazioni aeree congiunte con le forze guyanesi, mentre la potentissima Exxon intende accelerare lo sfruttamento di grandi giacimenti in Guyana.
Il ruolo degli Usa, fra interessi economici e difesa della democrazia
E’ in questo quadro turbolento che l’italiana Eni e la spagnola Repsol stanno gestendo un negoziato con la compagnia di Stato venezuelana Petróleos de Venezuela SA (PDVSA) per assicurarsi le esportazioni all’interno del progetto di sfruttamento del più grande giacimento di gas offshore del Sud America.
Secondo quanto riporta Bloomberg, le trattative erano cominciate prima che si acuisse la crisi con la Guyana, in un clima internazionale migliorato anche dal fatto che gli Usa avevano ammorbidito la posizione nei confronti del governo autoritario di Nicolas Maduro.
E Caracas aveva concesso all’americana Chevron una licenza speciale per riprendere la produzione in Venezuela alla fine dello scorso anno.
Il mese scorso, la francese Etablissements Maurel & Prom è stata la prima azienda europea a firmare un contratto con PDVSA dopo che l'amministrazione Biden ha sospeso le sanzioni in cambio di garanzie elettorali da parte del governo venezuelano in vista del voto presidenziale del prossimo anno.
Il regime di Nicolás Maduro, tuttavia, ha fatto il minimo indispensabile per mantenere i suoi impegni nell’accordo con gli Stati Uniti. Non ha ancora rilasciato i prigionieri politici, spingendo la Casa Bianca a valutare la necessità di reimporre le sanzioni.
Eni e Repsol gestiscono un terzo della domanda di gas del Venezuela
Nonostante tutte le incertezze, Eni e Repsol stanno provando a riavviare il business in Venezuela. Bloomberg riporta che Repsol ha inviato un gruppo di negoziatori a Caracas a novembre per colloqui sui contratti e per esplorare nuove opzioni per garantire l'accesso al greggio pesante per le sue raffinerie di petrolio in Spagna.
La società madrilena ha anche esaminato il debito a lungo termine di PDVSA per le vendite di petrolio e gas.
Questo include il debito maturato da PDVSA per le vendite di gas naturale provenienti dal progetto offshore Cardon IV, che Repsol gestisce in partnership paritaria con l'Eni. Secondo Ruben Perez, direttore di Chemstrategy, una società di consulenza energetica di Caracas, il progetto soddisfa quasi un terzo della domanda di gas naturale del Venezuela.
Eni gestisce cinque imprese petrolifere in Venezuela, mentre Repsol ne gestisce quattro. PDVSA ha più di 40 partnership petrolifere con compagnie straniere e locali, alcune delle quali hanno sospeso l'attività a causa del difficile clima economico.
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