Eni ed Enel alle prese con la tassa sugli extraprofitti


In Italia l’imposta potrebbe aumentare dal 25% al 33%, andando a colpire ora gli utili piuttosto che il fatturato come precedentemente, mentre in Spagna la controllata Enel sta cercando di affrontare le decisioni del governo di Pedro Sánchez, definite illegittime.


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La tassa sugli extraprofitti in Italia e in Spagna

Società energetiche ancora preoccupate dalle decisioni dei governi di Italia e Spagna, in particolare per quanto riguarda la tassa sugli extra profitti, decisa per affrontare gli attuali alti livelli dei prezzi.

Nonostante il cambio di governo, in Italia il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, ha anticipato ieri la rivisitazione della tassa per il 2023 che seguirà il regolamento comunitario, in particolare andando a tassare gli utili delle società energetiche e non più il fatturato Iva.

Con le nuove modifiche, l’aliquota dell’imposta potrebbe arrivare almeno al 33%, mentre attualmente risulta del 25%, e per il 2022 resta il saldo da versare entro la fine di novembre con le norme attuali.

In Spagna, il governo di Pedro Sánchez ha deciso una tassa da 400 milioni di euro che aveva spinto Enel a limare l’utile previsto per il 2022 a 5,3 miliardi di euro.

Inoltre, l’esecutivo spagnolo punta ad un tetto agli utili delle società energetiche, in quanto “stanno attualmente registrando profitti straordinari” derivati “dalla performance dei prezzi sui mercati internazionali”.

Endesa contro Sánchez

Decisioni criticate da José Bogas, consigliere delegato della controllata di Enel Endesa, secondo il quale la tassa decisa in Spagna è “contraria allo spirito dell’Unione europea perché colpisce le entrate e non i profitti”.

La tassa, sottolineava Bogas, ha costretto Enel a versare nelle casse dello stato oltre 3 miliardi di euro, attestandosi tra i primi cinque contribuenti dello Stato.

All’attacco del governo Sánchez anche il cfo di Enel, Alberto De Paoli, il quale aveva definito l’imposta spagnola “illegittima” e contraria alla regolamentazione europea, senza escludere eventuali contromisure: “monitoriamo le decisioni del Parlamento valutando possibili azioni”.

Le contromisure di Enel

Per cercare di reagire alla tassa sugli extraprofitti spagnola, Endesa si prepara a varare il suo piano di contingenza contro il caro-energia, domani all’esame dell’assemblea straordinaria degli azionisti.

La prima misura comprende approvvigionamenti di gas da 265 milioni di euro, mentre sono previsti anche l’acquisto e la vendita di GNL da Enel Global Trading, per un controvalore di 290 milioni di euro (a 145 euro al MWh).

Inoltre, all’ordine del giorno dell’assemblea ci sarà anche l’acquisizione da Enel Generación Chile di due navi metaniere per GNL per una spesa di circa 121 milioni.

La parte più impattante per Endesa, però, riguarda lo scudo anti caro-energia con una linea di credito fino a 3 miliardi ad un tasso di 87 punti base sopra l’Euribor, richiesta per evitare a Endesa di dover sostenere importi aggiuntivi “molto elevati” alla voce garanzie nel caso di “incrementi straordinari e poco prevedibili variazioni dell’indice Ttf”.

Eni la più colpita

Gli analisti di WebSim ricordano come Eni (rating ‘interessante’ e target price a 16 euro) sia “la società maggiormente colpita dalla tassa sugli extra-profitti nel 2022 (pari al 25% sul delta Iva) con circa 1,4 miliardi di euro”, seguita da Saras con 95 milioni.

“Tra le Utilities, Enel ha quantificato l’extra tassazione in circa 70 milioni, Erg e le Local Utilities tra 30-40 milioni”, aggiungono dalla sim.

A questo punto, concludono da WebSim resta “da valutare se il governo valuterà eventualmente se applicare un’aliquota superiore al 33% e se allargare lo spettro delle attività interessate”, mentre “attualmente solo coinvolti generazione, importazione e vendita elettricità, produzione, importazione e vendita idrocarburi e raffinazione)”.

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