Eni guarda all’Asia per produrre il carburante con il 90% in meno di CO2

Eni guarda all’Asia per produrre il carburante con il 90% in meno di CO2

La compagnia italiana sta studiando le potenzialità di un impianto in Malesia in partnership con altre due società internazionali e la decisione finale potrebbe arrivare alla fine del prossimo anno.

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Eni guarda al continente asiatico

Questa mattina un comunicato congiunto tra la società e le altre due partner, Euglena e Petronas (Petroliam Nasional Berhad), informava circa lo studio congiunto della possibilità di sviluppare e gestire una bioraffineria in una delle maggiori aree petrolchimiche del Sud-est asiatico, il Pengerang Integrated Complex (PIC) attivo in Malesia.

I partner stanno attualmente effettuando degli studi di fattibilità tecnica ed economica per il progetto e prevedono di arrivare alla decisione finale entro il 2023, attendendosi l’entrata in funzione dell’impianto prima della fine del 2025.

“Per il progetto della bioraffineria da sviluppare insieme a Euglena e Petronas in Malesia, siamo lieti di condividere la nostra esperienza e le tecnologie proprietarie all’avanguardia che ci hanno permesso di realizzare la prima conversione al mondo di una raffineria in bioraffineria a Porto Marghera (Venezia) nel 2014, e di inaugurarne una seconda a Gela, in Sicilia, nel 2019”, sottolineava Giuseppe Ricci, Direttore Generale Energy Evolution di Eni.

Impianto strategico

Il complesso presenta il vantaggio di essere vicino alla raffineria e al complesso petrolchimico già attivi di Petronas, permettendogli di sfruttare la catena del valore integrata, oltre ai servizi e alle strutture presenti nel PIC.

Il facile accesso alle principali rotte marittime, con la conseguente possibilità di ampliare e soddisfare la crescente domanda globale di soluzioni sostenibili, rappresentano vantaggi fondamentali e strategici per il complesso asiatico allo studio.

Le previsioni

Tra le aspettative delle società ci sono la possibile configurazione flessibile per massimizzare la produzione di SAF (Sustainable Aviation Fuel) per il trasporto aereo e di HVO (Hydrogenated Vegetable Oil) per il trasporto su strada, ferroviario e marino, consentendo alla produzione di soddisfare la domanda di energia crescente e in evoluzione dei clienti.

In termini di produzione è attesa una capacità di lavorazione di circa 650 mila tonnellate l’anno e 12.500 barili al giorno di biocarburante (SAF, HVO e bio-nafta), lavorati a partire da materie prime che non sono in competizione con la filiera alimentare, come oli usati di frittura, grassi animali, scarti della lavorazione degli oli vegetali e altre biomasse tra cui gli oli di microalghe che saranno sperimentati nel medio termine.

L’importanza dell’HVO

L’olio vegetale idrotrattato (HVO) è un diesel rinnovabile prodotto a partire dall’olio da cucina e si ottiene attraverso un trattamento che utilizza l’idrogeno come catalizzatore.

Si tratta del carburante per veicoli diesel più sostenibile sul mercato con il 30% in meno di emissioni di particolato, il 9% in meno di ossido di azoto (NOX) e con il 90% in meno di CO2 rispetto al normale diesel.

Le scelte di Eni si inseriscono nella strategia finalizzata alla ricerca di carburanti alternativi e “nel suo Piano Strategico 2022-2025 la capacità di lavorazione di biocarburanti è attesa raggiungere i 2 MTPA grazie all’espansione dell’impianto di Venezia e alla conversione di un’altra raffineria tradizionale, mentre nel prossimo decennio il target è di 6 MTPA”, spiegano gli analisti di Equita Sim, confermando la raccomandazione ‘buy’ sul titolo della società, con target price a 19 euro rispetto agli attuali 13,786 (-0,20%).

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Aziende citate nell'Articolo

Codice: ENI.MI
Isin: IT0003132476
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