Eni promette la prima centrale nucleare pulita già dai primi anni ‘30


Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione non solo per la società italiana in quanto permetterebbe di fornire energia pulita illimitata e di non avere più il problema delle scorie.


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Eni annuncia il nucleare pulito

Una centrale nucleare a fusione che fornirà energia pulita già nei primi anni del 2030. È l’annuncio fatto ieri dalla responsabile Fusione magnetica di Eni, Francesca Ferrazza, parlando durante l’audizione in commissione Ambiente del Senato sull’energia prodotta mediante la nuova tecnologia nucleare diversa dalla classica a fissione.

Il progetto è attualmente in corso con la collaborazione della Commonwealth Fusion System (Cfs), spin off del Mit di Boston, la quale prevede di realizzare il primo impianto pilota (Cfs-Sparc) già a metà degli anni ‘20.

Il progetto

Gli ingegneri nucleari della Cfs si dicono di poter produrre energia pulita in reattori sperimentali già entro questo decennio e di industrializzare il processo entro i primi anni del prossimo, quando invece gran parte della comunità scientifica ritiene che tale rivoluzione tecnologica sia possibile non prima del 2040.

I ricercatori Cfs sono riusciti a costruire e far funzionare un supermagnete che dà loro un vantaggio competitivo rispetto a tutti gli altri team che si cimentano con la fusione. L’annuncio risale in realtà al settembre 2021: il dispositivo messo a punto era capace di generare un campo magnetico da 20 Tesla.

I vantaggi della nuova tecnologia

Arrivare a breve alla realizzazione della centrale sarebbe un risultato straordinario non solo per Eni, che potrebbe abbandonare gas e petrolio senza rinunciare ai suoi profitti, ma a trarne vantaggio sarebbe l’intero pianeta.

Secondo l’ingegnere Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare e recentemente eletto presidente anche della European Nuclear Society, “il processo di fusione non produce scorie radioattive e, di conseguenza, non ci saranno eventuali criticità legate a materiali residui da smaltire” a differenza di quello a fissione.

Inoltre, il processo di fusione utilizza isotopi di idrogeno leggero, come il deuterio e il trizio, che sono abbondanti in natura e possono essere estratti dall'acqua di mare: si tratta di risorse praticamente illimitate rispetto agli isotopi di uranio e plutonio utilizzati nella fissione nucleare, i quali, invece, sono pochi e richiedono costose operazioni di estrazione.

Ma oltre alla presenza virtualmente illimitata di risorse per avviare tale processo, la fusione garantirebbe anche una produzione sconfinata di energia. Secondo le stime dell’AIEA, potrebbe generare addirittura quasi quattro milioni di volte più energia per chilogrammo di combustibile rispetto alla combustione del carbone.

Uno sguardo al titolo

A Piazza Affari, intanto il titolo Eni guadagna l’1,50% dopo due ore di contrattazioni, portandosi così a 15,686 euro e azzerando le perdite fin qui ottenute nel corso del 2024.

Tra i giudizi degli analisti, Equita Sim ne consiglia l’acquisto (buy’), con un target price di 19,50 euro, evidenziando il buyback da 3,5 miliardi di euro annunciato durante le scorse settimane.

Buy anche da Banca Akros, con fair value di 18,50 euro, mentre Barclays valuta il titolo ‘overweight’ con prezzo obiettivo di 19 euro e Mediobanca conferma l’outperform.

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