Eni, RBC alza il rating. Ipotesi cessione nuova quota di Plenitude

L’ad Claudio Descalzi ha rivelato che il gruppo sta valutando la vendita di un’ulteriore quota della società attiva nel settore delle energie rinnovabili dopo l’8% acquisito dal fondo Eip e che potrebbe ottenere dalle cessioni più degli 8 miliardi previsti dal piano presentato nei mesi scorsi.
Eni e la vendita di Plenitude
Per qualcuno la strategia satellitare di Eni non significa altro che un modo diverso di chiamarla liquidazione e la società petrolifero sembra continuare dritto verso la vendita dei suoi asset. Tra questi, la settimana scorsa era stata decisa l’esclusiva al fondo KKR per la vendita di Enilive dopo che a dicembre dello scorso anno era stato ceduto il 9% delle quote di Plenitude, società del gruppo che gestisce per lo più grandi progetti di energia rinnovabile e di commercializzazione dell'energia per imprese e cittadini.
Mossa che potrebbe essere seguita da nuove cessioni prima dell’Ipo della stessa Plenitude, con un’altra quota da mettere sul mercato dopo l’8% acquisito dal fondo Eip. “Ci stiamo pensando”, è stata la risposta di Claudio Descalzi, ad del gruppo, nel corso di un’intervista rilasciata a MF nel fine settimana scorso.
“Anche per Plenitude l'interesse è forte e questo conferma la validità della strategia dei satelliti per estrarre valore da business che altrimenti sarebbero rimasti diluiti nel mare magnum del gruppo. Non a caso in molti stanno iniziando a studiare il nostro business model”, proseguiva il Ceo di Eni, aggiungendo che “oggi Enilive e Plenitude insieme valgono circa 22 miliardi di euro e la valutazione l'ha fatta direttamente il mercato. Quindi sì, è una possibilità. Ma valuteremo senza forzature, con le operazioni realizzate vediamo già un leverage pro-forma intorno a 0,15 per la fine dell'anno, che ci libera da ogni pressione”.
Oltre gli 8 miliardi
Sulle strategie future, Descalzi ribadiva che “gli 8 miliardi di incassi da vendite di asset annunciati a marzo con l'aggiornamento del piano strategico si intendono entro il 2027” e “sicuramente c'è la possibilità che questa cifra venga superata, perché nell'upstream abbiamo un vero patrimonio di asset, alimentato dalle continue scoperte, che si può prestare alla nostra strategia dual exploration model per la cessione di quote di minoranza così da monetizzare in anticipo l'investimento”.
Descalzi ha inoltre rivelato alcune anticipazioni sulla strategia alzando l'asticella delle dismissioni, spiegando che “prima adottavamo questo approccio dopo la scoperta dei primi pozzi, adesso che siamo diventati più veloci nello sviluppo e nell'entrata in produzione dei giacimenti possiamo aprire ai partner nelle fasi più avanzate dei progetti e ottenere un valore più alto”. “Lo stiamo facendo per esempio in Costa d'Avorio, e potremmo replicarlo a breve in Indonesia. Siamo forti anche del fatto che il nostro costo di scoperta è di appena un dollaro al barile, tra i più bassi del settore”, ha concluso.
Analisti positivi
La reazione del mercato è arrivata questa mattina e a Piazza Affari il titolo Eni apre in crescita dell’1,50% a 14,736 euro per azione, proseguendo sulla scia positiva di venerdì (+3,34%) ottenuta dalla comunicazione dei risultati del secondo trimestre.
Positivi anche gli analisti, in particolare quella di Biraj Borkhataria di RBC, il quale ha alzato da sector perform a outperform il suo giudizio su Eni, passando da ‘neutral’ a ‘buy’, con un prezzo confermato a 18 euro.
L’analista del broker punta l'attenzione sulla cessione di quote in Plenitude ed Enilive a multipli “significativamente più alti dell'attuale valutazione” di Eni e, in generale, “progressi nella strategia di cessioni”, oltre che su un “potenziale miglioramento nel bilancio ci lasciano ben disposti verso l'investment case”.
Tra i giudizi degli altri esperti, Michele della Vigna di Goldman Sachs ha confermato il ‘buy’ sul Cane a sei zampe, con un prezzo obiettivo invariato a 18 euro, mentre Matthew Lofting dell'ufficio di ricerca di JP Morgan il prezzo giusto è 19,50 euro, sempre con raccomandazione ‘acquisto’ (buy).
Il consenso raccolto da Bloomberg registra 19 ‘buy’, 9 ‘hold’ e 1 ‘sell’, indicando un target price medio di 17,15 euro.
La vendita di Enilive
Se la cessione di una quota di minoranza di Enilive era attesa, questa non era prevista così alta, tra il 20% e il 25%, e con un valore tanto elevato. Descalzi ha spiegato che la società ha deciso di “andare dritti per la propria strada, senza badare a chi ci assegnava multipli più bassi, di 7-8 volte l'Ebitda, e ci consigliava di aspettare paragonandoci ad altri importanti competitor e mettendoci in guardia sulla loro frenata in borsa, ma Enilive è diversa” in quanto “non è solo bioraffinerie, è presente sull'intera catena del valore, dall'agri-feedstock che ci consente di coltivare i semi per la produzione di oli che vanno ad alimentare gli impianti, fino al retail. E infatti oggi a Enilive è stato riconosciuto un enterprise value di 12 miliardi di euro rispetto a un Ebitda di circa un miliardo”.
Per quanto riguarda l’esclusiva con KKR, Descalzi non si è voluto sbilanciare sulla vendita di un altro 10% ad altri investitori, spiegando di non voler dare indicazioni sui tempi dell'esclusiva, “nel rispetto di KKR che ha presentato l'offerta migliore per la quota di minoranza di Enilive”, rimandando ai prossimi mesi: “tra settembre e ottobre penso avremo già qualche indicazione. L'interesse è alto per la cessione di una successiva partecipazione. Abbiamo sfoltito i candidati e individuato investitori con le giuste credenziali”.
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