EUR/USD alle prese con l'incertezza sui dati del PIL eurozona e sull'inflazione USA, oltre a una potenziale traiettoria rialzista, non esclusa, della Fed


Nell'imminente settimana finanziaria, il focus è sull'IPC USA, con la Fed pronta a reagire, mentre la BCE affronta le sfide interne legate alla (de)crescita e all'inflazione. Gli investitori attendono gli interventi della Fed, con la politica monetaria che potrebbe prendere diverse direzioni in risposta ai dati economici statunitensi.


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I prossimi giorni vedranno i riflettori puntati sui dati sull'indice dei prezzi al consumo (IPC) di ottobre, un elemento di particolare interesse per la Federal Reserve. L'ipersensibilità della banca centrale USA alle informazioni in arrivo è ben nota e l'attuale preoccupazione riguarda il potenziale rischio di inflazione al rialzo. In questo contesto, l'importanza dei dati sull'IPC si accentua, con possibili impatti significativi sui mercati finanziari e un aumento previsto della volatilità nelle prossime sedute.

Jerome Powell ha infatti recentemente dichiarato che la Fed non è fiduciosa di aver adottato un orientamento sufficientemente restrittivo per ripristinare la stabilità dei prezzi. L'incertezza sui progressi nel raffreddamento dell'inflazione è palpabile, e Powell ha suggerito che una crescita economica più sostenuta potrebbe richiedere un aumento dei costi di finanziamento. Questo indica chiaramente che la banca centrale adotterà, come già ribadito in più occasioni, un approccio basato sui dati per le decisioni future, aprendo la porta a ulteriori rialzi nel corso del 2023 o all'inizio del 2024, se le condizioni economiche non dovessero evolvere positivamente.

Il contesto economico globale attuale è complesso, con i recenti interventi delle banche centrali che hanno influenzato l'andamento dell'euro e del dollaro statunitense e con la Federal Reserve ha chiaramente adottato una posizione più "falco", aprendo la strada a ulteriori aumenti dei tassi di interesse, se necessario. Il dollaro statunitense mantiene per ora la sua posizione favorevole, nel contesto attuale, sostenuto da un'economia che mostra una relativa solidità e dalla tensione persistente nel Medio Oriente, che contribuisce al suo ruolo di valuta rifugio.

La settimana in arrivo sarà densa di eventi, con un focus particolare sull'IPC sia negli Stati Uniti che nell'area dell'euro: l'inflazione prevista nell'eurozona dovrebbe scendere al 2,9%, un calo significativo rispetto al 4,3%, con possibili impatti negativi sull'euro. Un'accelerazione dell'inflazione USA potrebbe alimentare le aspettative di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, ritardando eventuali tagli. Un percorso di rialzo più aggressivo della Fed aumenterebbe i costi di finanziamento, riducendo il reddito disponibile. Una diminuzione del reddito potrebbe influire sulla spesa e frenare le pressioni inflazionistiche legate alla domanda.

I dati sulle vendite al dettaglio di ottobre avranno un impatto significativo sul sentiment nei confronti della politica dei tassi della Fed. Una ripresa nei consumi potrebbe alimentare l'inflazione derivante dalla domanda, spingendo la Fed verso una posizione più aggressiva sui tassi. Gli investitori dovrebbero anche monitorare i prezzi alla produzione di ottobre; un persistente aumento potrebbe indicare una domanda robusta, consolidando la prospettiva di un'inflazione persistente.

Martedì sarà importante anche per i dati sul sentiment economico della Germania, con lo ZEW in uscita, e dell'Eurozona, che potrebbero sostenere la domanda di euro se mostreranno miglioramenti mentre giovedì l'attenzione del mercato si concentrerà sul mercato del lavoro statunitense.

Anche l'impatto dei dati sul PIL del terzo trimestre dell'Eurozona sulle dinamiche EUR/USD nel breve termine dovrà essere monitorato: una contrazione economica potrebbe spingere la Banca Centrale Europea (BCE) a adottare una traiettoria dei tassi d'interesse meno aggressiva al fine di sostenere i consumi. Una riduzione dell'aggressività nella traiettoria dei tassi della BCE comporterebbe una diminuzione dei costi di finanziamento, aumentando infatti il reddito disponibile e, di conseguenza, i consumi.

Mercoledì, i dati sul commercio e sulla produzione industriale nell'area dell'euro richiederanno particolare attenzione. Un crollo nella produzione e un indebolimento delle condizioni commerciali potrebbero indicare un deterioramento delle prospettive economiche, influenzando le scommesse di mercato sul possibile primo taglio dei tassi d'interesse della BCE.

La settimana culminerà con i dati sull'inflazione dell'Eurozona, aggiungendo un elemento chiave alla valutazione dell'euro. Un'inflazione stagnante potrebbe costringere la BCE a mantenere una posizione "falco" sulla traiettoria dei tassi d'interesse, a scapito dell'economia.

Sotto il profilo grafico EUR/USD invalida più volte il potenziale wedge, alimentando la possibilità di creazione di una flag. Il cambio si trova sostanzialmente in una situazione di lateralizzazione. Il mantenimento di area 1,06 USD dà un minimo vigore all’Euro in attesa dei tanti dati e dichiarazioni settimanali.

La perdita di area 1,06 USD alimenterebbe nuovamente le vendite fino ad area 1,05 USD che se persa porterebbe l’Euro verso area 1,03 USD. Il riaggancio di area 1,08 USD porterebbe il cambio verso 1,10 USD

Su timeframe giornaliero i prezzi sono sotto la EMA 200.

Su timeframe giornaliero: 6 indicatori tecnici su 18 sono rialzisti, 4 ribassisti e 8 neutrali.

Anche nel brevissimo termine il cambio lateralizza in attesa dei dati USA ed EU

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