Europa, tra picco dell'inflazione, price cap e obiettivi climatici1


Se i dati saranno in linea con le attese, si confermerebbe che anche in Europa l’inflazione ha raggiunto il picco. Oggi si tiene in meeting dei ministri dell’energia per decidere il meccanismo del price-cap.


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Prezzi al consumo della Germania YoY di novembre alle 8:00 (dovrebbe essere confermato il preliminare al 10%. Era il 10,4% in ottobre), alle 10:00 è la volta dello ZEW di dicembre (stima -26,4 punti contro -36,7 di novembre). Alle 14:30 è il turno dei prezzi al consumo USA di novembre (stima 7,3% contro 7,7% di ottobre).
Se i dati saranno in linea con le attese, si confermerebbe che l’inflazione ha toccato il picco non solo negli USA, ma anche in Europa. Oggi si tiene il meeting straordinario del Consiglio dei Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia.

Particolarmente importante sarà l’esame della proposta di regolamento del meccanismo temporaneo di correzione del mercato del gas (in allegato inviamo la proposta di Regolamento), il price cap per intenderci. Rispetto alla proposta delle scorse settimane sembrerebbe che il cap possa essere posto a 220 al MWh (da 275 al MWh) e con condizioni meno stringenti e che non avrebbero permesso al meccanismo di attivarsi.

Per dirla tutta, anche 220 ci sembrano eccessivi, ma soprattutto sono inattuabili le condizioni che ne permetterebbero l’avvio. Tra l’altro i mercati fanno fatica a capire perché l’accordo sul prezzo del petrolio Russo è stato trovato velocemente e a prezzo tutto sommato in linea con le attese economiche (60 dollari al barile), mentre per il gas i 27 paesi non hanno ancora trovato l’accordo.

E’ probabile che dall’esito del meeting dipenda anche la misura dell’aumento dei tassi di interesse che il Consiglio Europeo deciderà dopodomani, 15 dicembre. Come dicevamo, il mercato si attende un rialzo di 50 bp, ma un nuovo nulla di fatto sull’energia (che ricordiamo pesa per circa il 50% sull’inflazione), potrebbe spingere la BCE a non rischiare che l’inflazione possa riprendere slancio e non togliere subito il piede sull’acceleratore.

Sarebbe anche un ulteriore segnale ai Governi che il compito della politica monetaria non è quello di stimolare la crescita economica, ma di preservare la stabilità dei prezzi. L’azione della BCE si configura come sostegno alle politiche economiche UE che mirano alla piena occupazione e alla crescita economica, ma non ne costituiscono l’obiettivo. In altre parole, ognuno deve fare la sua parte remando nella stessa direzione.

Al di là del breve periodo, non si può certo dire che l’Europa non stia lavorando per la propria sostenibilità. Un esempio è il pacchetto “Pronti per il 55%”. Si tratta di un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell'UE e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche dell'UE siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo. Pronti per il 55% si riferisce all'obiettivo dell'UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il pacchetto proposto mira ad allineare la normativa UE all'obiettivo per il 2030.

L’obiettivo delle proposte mira a fornire un quadro coerente ed equilibrato per il raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE, in grado di garantire una transizione giusta e socialmente equa, mantenere e rafforzare l'innovazione e la competitività dell'industria UE, assicurando nel contempo parità di condizioni e rispetto degli operatori economici dei paesi terzi.

La Commissione ha proposto un'ampia serie di modifiche al vigente sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS) che dovrebbe portare a una riduzione complessiva delle emissioni nei settori interessati pari al 61% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.

La Commissione propone inoltre di creare un nuovo sistema autonomo di scambio delle quote di emissione per gli edifici e il trasporto su strada al fine di aiutare gli Stati membri a conseguire in modo efficiente i rispettivi obiettivi nazionali previsti dal regolamento sulla condivisione degli sforzi. Con la proposta, le emissioni di questi settori dovrebbero essere ridotte del 43% entro il 2030 rispetto al 2005 con investimenti complessivi di circa 260 miliardi di euro.

Entro il 2050 inoltre l’Europa metterà sul piatto altri 760 miliardi di euro di investimenti (per un totale di 1.000 miliardi di euro) che saranno destinati a tecnologie energetiche pulite.

Da dove arriverà il denaro per gli investimenti? Circa la metà dovrebbe provenire dal bilancio dell'UE attraverso vari programmi che contribuiscono a progetti climatici e ambientali, per esempio attraverso i fondi agricoli, il Fondo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione, Horizon Europee e il programma Life.

Questo a sua volta attirerebbe altri 114 miliardi di euro di cofinanziamento da parte dei paesi dell'UE. Circa 300 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici dovrebbero essere mobilitati attraverso InvestEU e i fondi ETS e altri 100 miliardi di euro dovrebbero essere attratti utilizzando il nuovo “meccanismo di transizione giusta”, che è progettato per sostenere le regioni e le comunità che sono più colpite da una transizione verde, quali per esempio le regioni che sono fortemente dipendenti dal carbone.

Il meccanismo di transizione giusta sarà basato su tre pilastri: il Just Transition Fund, il flusso di finanziamenti InvestEU e i prestiti della Banca europea per gli investimenti sostenuti dal bilancio dell'UE. Tutti questi strumenti dovrebbero attirare ulteriori 100 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati (denaro che potrebbe essere utilizzato per i lavoratori per apprendere nuove competenze per i lavori del futuro, sostegno alle imprese per creare nuove opportunità di lavoro, nonché investimenti in energia pulita e l'isolamento delle case.

Con l’ammontare degli investimenti previsti, è scontato attendersi che le società che producono energia in tutte le sue forme (elettrica, idrogeno etc.) possano consentire ritorni reddituali decisamente importanti per gli investitori.

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