Fame di chip, il governo cinese finanzia la nuova fabbrica di SMIC

18/03/2021 16:45
Fame di chip, il governo cinese finanzia la nuova fabbrica di SMIC

Investimento da 2,35 miliardi di dollari per produrre a Shenzen wafer di silicio da 12 pollici e 28 nanometri. Per Pechino è un obiettivo strategico liberarsi dalla dipendenza dall’estero per i chip: l’anno scorso ne ha acquistati per 137 miliardi di dollari (+17,8%). Il premier Li Keqiang vuole creare un polo nazionale per competere con Intel

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SMIC, la più grande azienda cinese del settore, si rafforza con una nuova fabbrica.

Disperatamente affamata di chip, la Cina corre ai ripari puntando sugli investimenti pubblici per rafforzare la capacità di produrre semiconduttori. SMIC (Semiconductor Manufactoring International), la più grande azienda cinese del settore, costruirà una nuova fabbrica da 2,35 miliardi di dollari a Shenzen, nel Sud del Paese, e all’investimento parteciperà per il 23% il governo locale di Shenzen. SMIC avrà il 55% del nuovo impianto e il resto del capitale sarà fornito da altri investitori ancora da identificare.

Con un comunicato diffuso mercoledì 17 marzo, SMIC ha precisato che il nuovo impianto inizierà a produrre nel 2022 wafer di silicio da 28 nanometri con l’obiettivo a regime di sfornare 40.000 wafer al mese da 12 pollici. La notizia è stata ben accolta alla Borsa di Hong Kong dove le azioni SMIC hanno messo a segno un rialzo del 2,1% a 26,5 HKD (dollari di Hong Kong).

La Cina è il primo acquirente al mondo di semiconduttori.

La Cina è il maggior acquirente al mondo di semiconduttori. Secondo gli ultimi dati forniti da Csia (China semiconductor industry association), nel 2020 le vendite di chip nel Paese del Dragone sono salite del 17,8% arrivando a valere 891 miliardi di yuan (137 miliardi di dollari).

Parlando ieri nella giornata inaugurale di Semicon, la conferenza annuale che riunisce a Sanghai i principali protagonisti dell’industria dei semiconduttori, il presidente di SMIC, Zhou Zixue, ha detto che il mondo intero sta sperimentando una carenza senza precedenti di chip. “Chi ha abbastanza esperienza in questo settore, si ricorderà che nel 1999 ci fu una crisi simile a questa, ma quella era stata di proporzioni molto inferiori”.

L’assoluto bisogno della Cina di ridurre la sua dipendenza dall’acquisto di chip all’estero è diventata evidente l’anno scorso, quando il governo Usa ha deciso di mettere sotto stretto controllo la vendita di merci ad alto contenuto tecnologico verso una sessantina di aziende cinesi ritenute di proprietà dell’esercito di Pechino, o fornitori strategici di attività militari. E’ stato così che Huawei, uno dei leader mondiali delle telecomunicazioni, si è trovata con la produzione di cellulari paralizzata per mancanza di chip.

Il peso delle sanzioni Usa che bloccano l’acquisto di macchinari per produrre chip.

Anche SMIC è nella lista e questo le causa gravi problemi nell’acquisto di nuovi macchinari per produrre chip, che vengono venduti soprattutto da aziende Usa. Non è chiaro se l'amministrazione Biden abbia intenzione di rimuovere le sanzioni decise a suo tempo da Trump e consentire alle aziende statunitensi di riprendere a vendere a SMIC su larga scala.

Nel frattempo è arrivata la pandemia del Covid a mettere sottosopra i processi di fornitura a livello mondiale, causando a carenza di chip che si è notata prima nell’industria automotive, e adesso sta facendo soffrire tutta l’industria dell’elettronica.

SMIC e gli altri produttori di chip cinesi puntano a progredire andando oltre la tecnologia ormai matura dei chip da 28 nm (ora utilizzati soprattutto nell’industria automobilistica e nelle tv), ma hanno bisogno di miliardi di dollari e anni di sperimentazioni per arrivare a produrre semiconduttori più sofisticati come quelli usati negli smartphone.

Il supporto del governo di Pechino non manca: elencando gli obiettivi del prossimo quinquennio 10 giorni fa il premier Li Keqiang ha promesso di aumentare la spesa e la ricerca in chip all'avanguardia, gettando le basi di un progetto tecnologico per competere per l'influenza globale con colossi tecnologici come l’americana Intel o la Taiwan Semiconductor Manufactoring.

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