Fca in cerca di uno sposo


Tre indizi fanno una prova: giornali, analisti industriale e un rallentamento economico alle porte. Il settore auto deve reagire e le nozze permetterebbero di tagliare i costi e condividere gli investimenti. Per Fca la strada è segnata.


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Il primo indizio

Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

Finora sono tre giornali: prima Les Echos poi il Wall Street Journal e adesso il Financial Times.

Tutti a scrivere che Fiat Chrysler è pronta a convolare a nozze con un big del settore auto. A combinare il matrimonio, ci sarebbe in prima fila, proprio John Elkan numero uno di Exor, la holding di famiglia Agnelli che controlla Fiat.

Tre testate che in genere non rincorrono semplici rumours ma che, quando scrivono, è perchè l’imbeccata la hanno avuta. Probabilmente da qualche banca d’investimento, incaricata di trovare un partner e dunque pronta a rimescolare le acque.

I tempi potrebbero anche non essere lunghi, probabilmente non oltre l’anno.

Non è un’operazione di poco conto, riuscire a trovare il partner perfetto per un gruppo che ormai genera oltre il 75% del margine operativo in Nord America, è presente in Europa, in tutta l’america (primo produttore in Brasile) mentre più debole in Asia. Fca passa dalle macchine di piccola cilindrata a mega suv firmati Jeep, dalle utilitarie al lusso di Alfa e Maserati. Eppure gli opratori in campo si contano sulle dita di una mano.

Il secondo indizio

Questa però è solo il primo indizio.

Il secondo è di tipo industriale: Fca è rimasta indietro sul treno dell’innovazione e ora non dovrà solo correre ma è costretta a rincorrere tutti i concorrenti sull’auto elettrica, hybrida o a idrogeno.

Volkswagen, Psa, Renault-Nissan, sono anni avanti. Sergio Marchionne non ha mai creduto nell’elettrico e forse neanche troppo sul diesel (come Volkswagen) convinto che, il vero collo di bottiglia, sia l’elevato costo delle batterie con una durata ancora bassa.

Il risultato oggi è che un partner è indispensabile per condividere gli enormi investimenti che la trasformazione elettrica comporta (secondo indizio).

Il terzo indizio

Il terzo bisogna ricercarlo proprio in casa, stavolta Agnelli.

Exor ha deciso ormai da anni di diversificare sempre più il proprio business e di essere sempre meno dipendenti dal settore auto.

La holding che ha preso esposizioni importanti in palladio e oro sembra vedere davanti a sè un settore auto in rallentamento, come di fronte a una fase di rallentamento del ciclo economico e forse è tentata a diversificare più di prima il proprio portafoglio.

Un bel bocconcino per chiunque

Ora Fca in Borsa passa di mano a un multiplo prezzo su utili generati solo di poco più di quattro volte contro il 7,6 dell’intero settore auto europeo.

A questi prezzi è un bel bocconcino per chiunque. Dai francesi di Psa ai coreani e cinesi rispettivamente di Hyunday e geely, molto più avanti di Fca nel comparto elettrico.

Per quanto riguarda Psa per il Wall Street Journal i conttatti ci sarebbero stati a inizio anno, ma Fca avrebbe respinto l’offerta in quanto un eventuale accordo avrebbe incluso una contropartita in azioni, non gradita alla famiglia Agnelli che vuole cash pronto a essere investito in altre attività.

In passato, la famiglia Peugeot si era opposta all’operazione. Altri quotidiani riportano che lo stesso Sergio Marchionne aveva più di un dubbio su questa opzione, in quanto non gradiva un’aggregazione al ribasso, giustificata unicamente dal taglio costi. Ci sono infine quelli che anticipano i termini dell’operazione: una prima ipotesi è l’acquisto del marchio Fiat da parte di PSA, una seconda, una fusione tutta in carta (scambio azionario) tra i due soggetti.

Mettere insieme PSA e FCA ha molto senso dal punto di vista industriale perchè porterebbe a una riduzione della capacità produttiva che tradotto significa chiusura degli impianti e licenziamenti. Un’opzione che troverebbe l’ostacolo della politica. La creazione di valore, nel caso si arrivasse alla fusione, sarebbe notevole, non del tutto riflessa nei prezzi e nelle valutazioni.

L’opzione asiatica permetterebbe a Fca di colmare il gap tecnologico con molti concorrenti e aprirebbe le porte di un mercato immenso: quello asiatico.


Quale strategia in borsa?

Tradotto: che strategia di mercato adottare?

Il settore auto batterà in testa per i timori di un rallentamento economica ma Fca sarà premiata dalla speculazione. Si può approffittare acquistando solo Fca in Borsa oppure acquistare fca e shortare, ovvero puntare al ribasso del settore auto europeo: strategia Long/short.

Il long short non scomette che Fca vada bene per forza bene (performance positiva) ma solamente che si comporti meglio de settore auto. Potrebbe accadere che Fca sia negativa del 2% ma la strategia chiudere in guadagno se il settore auto perde più del 2% di Fca.

I dati del trimestre di FCA non dovrebbero essere particolarmente buoni, ma questo tema potrebbe perdere di rilevanza, nel caso si cominciasse a parlare seriamente di operazioni straordinarie.

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