È il Fed day: rialzi sì, ma fino a quando? Le previsioni degli analisti


L’istituto centrale americano comunicherà stasera la sua decisione di politica monetaria e mentre tutti si attendono una nuova stretta, l’attenzione resta sulla durata dei rialzi dei tassi.


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Il rialzo dei tassi

75 o 100 punti base? Questo è uno dei dilemmi dei mercati nella giornata caratterizzata dalla decisione della Federal Reserve sulla sua politica monetaria, prevista per stasera alle 20 italiane.

Lo scorso luglio (27) l’istituto centrale aveva alzato i tassi sui fed funds di 75 punti base, secondo rialzo consecutivo e portando il nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, al record dalla fine del 2018, confermando così il suo impegno nella lotta contro l’inflazione galoppante negli Stati Uniti.

Proprio l’inflazione così alta misurata la settimana scorsa aveva fatto aumentare le scommesse di un rialzo più che maxi, ‘super’: 100 punti base, possibilità che prima di allora non era mai stata ipotizzata e ora quotata al 35% dai future sui Fed Funds.

La maggior parte degli analisti, comunque, ritengono che la Fed ‘viaggi’ verso i 75 punti, però concentrandosi su quello che avverrà nei mesi successivi.

Atterraggio morbido?

Tra i rischi che dovrà valutare la Federal Reserve nel rialzo dei tassi c’è quello del cosiddetto ‘atterraggio duro’, ovvero una recessione dovuta alla stretta monetaria.

Powell e gli altri banchieri, però, puntano ad uno ‘morbido’, confidando che le loro decisioni portino soltanto ad un rallentamento economico, senza perdita eccessiva di posti di lavoro.

Con l’inflazione all’8,3%, ben lontana dai livelli rassicuranti, “lasciarsi trarre in inganno da un ammorbidimento temporaneo dell'inflazione potrebbe avere ora conseguenze ancora più gravi”, avvertiva il membro del board Christopher Waller, aggiungendo che “finché non vedrò una significativa e persistente moderazione dell'aumento dei prezzi di base, sosterrò l’adozione di ulteriori misure di inasprimento della politica monetaria”.

Molto lavoro da fare

Quindi, avanti tutta con la stretta monetaria, in quanto i livelli inflazionistici spingono a pensare che la Fed “abbia ancora molto lavoro da fare”, secondo Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, visto che la pressione sui prezzi “non svanirà rapidamente”.

“Vediamo un altro aumento dei tassi pari a 75 pb nell'imminente meeting della Fed”, prevede l'esperto, “ma contempliamo anche un rischio significativo che la banca centrale USA possa diventare più audace, aumentando i tassi di un intero punto percentuale”.

Anche nel caso di un rialzo da 75 pb nella giornata di oggi, Zanghieri si attende per il futuro “un ritmo di stretta leggermente più lento, con un aumento di 50 pb a novembre e un ultimo di 25 pb a dicembre, con rischi inclinati al rialzo: la Fed manterrà quindi il tasso di riferimento al 4% (limite superiore) fino all'inizio del 2024”. Linea dura anche per non commettere gli errori degli anni ’80, quando la Fed fermò troppo presto il ciclo di rialzi dei tassi e fece salire ancora l’inflazione. “Prima della pubblicazione del rapporto CPI di agosto, ci aspettavamo che la Fed arrivasse al 4,25% sul tasso dei Fed Funds entro l'inizio del 2023. Tuttavia, l'attuale traiettoria delle pressioni sottostanti sui prezzi indica il rischio di un tasso terminale ancora più alto e di rimanere al di sopra del 4% per qualche tempo”, spiega l'analista Jeffrey Cleveland.

Falchi fino al 2024?

Gli economisti di Abn Amro puntano sul terzo rialzo consecutivo da 75 punti, ammettendo che “per la prima volta in questo percorso di rialzo dei tassi, riteniamo che la Commissione probabilmente alzerà le proprie proiezioni sui tassi a livelli superiori rispetto alle nostre proprie stime (4% nella parte alta della forchetta), fino al 4,5%. E’ anche probabile che le proiezioni (del dot plot) rimarranno restrittive per tutto il 2023 e il 2024”.

Inoltre, da Abn Amro, ricordano che la Fed comunicherà anche le previsioni aggiornate del FOMC, il suo braccio di politica monetaria, sull’economia e sui tassi di interesse.

“Rispetto alle proiezioni del FOMC di giugno, prevediamo che i membri della Commissione rivedranno al ribasso le loro stime di crescita (del Pil Usa), rivedranno al rialzo l’outlook sull’inflazione e, di conseguenza, (nel dot plot), aumenteranno le proiezioni sui tassi sui fed funds”.

Politica restrittiva, dunque, per tutto il 2023 e inizio 2024, ma da Jp Morgan Chase restano attendisti in attesa di capire l’entità dei rialzi, per poi “capire le mosse e le previsioni successive, quindi adattarci”.

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