Fed pronta a un nuovo rialzo dei tassi? Le previsioni degli analisti


Domani si concluderà la due giorni del meeting del FOMC con la decisione sui tassi di interesse e gli analisti ipotizzano almeno un altro rialzo dei tassi per quest’anno, scelta che potrebbe essere rinviata al prossimo meeting previsto a novembre.


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Vigilia Fed

Inizia oggi la due giorni di riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) che si concluderà domani con la decisione (ore 20 italiane) sulla politica monetaria della Federal Reserve, molto attesa dai mercati.

L’istituto centrale statunitense arriva a questo appuntamento dopo aver portato i tassi di interesse al 5,25-5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni, strategia messa a punto per combattere l’inflazione, da tempo oltre il target del 2%.

Nei giorni scorsi sono arrivati nuovi segnali sulla resilienza del livello dei prezzi, testimoniata dall’aumento dei prezzi alla produzione (+1,6% annuo ad agosto), di quelli al consumo (+3,7% annuo ad agosto) e all'importazione (-3% annuo ad agosto).

All’alta inflazione si contrappone una crescita economica “modesta” a luglio ed agosto, così come indicato nei giorni scorsi dal Beige Book della stessa Fed.

Il rialzo del prezzo del petrolio, +11% nelle ultime tre settimane e ancora oggi in crescita, potrebbe complicare la lotta delle banche centrali contro l'inflazione.

Le previsioni degli analisti

Nonostante gli alti prezzi e l’economia non brillante, secondo gli economisti la Fed dovrebbe mantenere i tassi al livello attuale, mentre sono diminuite al 30,7% le possibilità di un aumento per novembre e si attende anche il grafico ‘dot plot’, quello con le previsioni dei banchieri sulle prossime mosse.

Gli analisti di Allianz parlano di un “finale della partita della Fed”, in quanto “è ormai sempre più evidente che i tassi di riferimento sono prossimi al picco”, ma ritengono “il processo di inasprimento monetario non ancora concluso”.

Per Sean Shepley della banca d’affari, “la Federal Reserve può giocare la fase finale in modo attivo o passivo”, e “un coinvolgimento attivo potrebbe naturalmente consistere in un ulteriore incremento dei tassi di riferimento volto a minimizzare il rischio di inflazione persistente. Tuttavia, potrebbe anche essere espresso tramite le previsioni fornite dalla Fed in merito alla crescita, all'inflazione e, di fatto, al tasso di riferimento stesso”.

Secondo l’economista, dunque, è probabile che la prossima settimana la Fed “mantenga invariati i tassi di interesse nel range attuale”, anche se “tuttavia, le previsioni della Fed suggeriranno probabilmente ulteriori rialzi prima della fine dell’anno e potrebbero addirittura ridurre le aspettative di tagli dei tassi nel 2024”.

“La Fed non alzerà il tasso di interesse nella riunione del FOMC di settembre”, per Erik Weisman, Chief e Portfolio Manager di MFS IM.

“Il mercato prevede una sospensione e questa riunione è sempre stata un momento di passaggio, visto che la Fed ha saltato il mese di giugno, adottando così una frequenza di riunioni a cadenza regolare”, aggiunge l’esperto.

Timori inflazionistici

Lo scenario di base previsto da Saira Malik, Cio di Nuveen, comprende “un ulteriore aumento dei tassi di 25 punti base in questo ciclo, nella riunione della Fed di settembre o in quella di novembre (propendiamo per quest'ultima), dopodiché ci aspettiamo che i tassi rimangano stabili ma elevati, probabilmente fino alla fine del prossimo anno e un atterraggio morbido o una lieve recessione nel 2024”.

“Un seguito dell'inflazione potrebbe complicare la storia”, prosegue Malik, in quanto “se i prezzi del petrolio dovessero continuare a salire, provocando una ripresa dell'inflazione headline”, la Fed potrebbe essere spinta “a effettuare più di un rialzo dei tassi nel breve e medio termine”.

Se “i dati sull'inflazione di giugno e luglio si sono rivelati in linea con le aspettative, o addirittura hanno sorpreso un po' in senso ‘dovish’”, “i dati sul mercato del lavoro, come le offerte di impiego, suggeriscono che le condizioni si stanno gradualmente normalizzando”, sottolinea Martin van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco, che prevede, come ipotesi di base, “che la Fed effettuerà un ulteriore rialzo di 25 punti base, che probabilmente avverrà a novembre”.

Cosa potrebbe accadere a novembre

Secondo Goldman Sachs, “è improbabile che la Federal Reserve aumenti i tassi di interesse in occasione della riunione del 31 ottobre - 1° novembre”, prevedendo inoltre che la banca centrale “alzerà le sue proiezioni di crescita economica quando i responsabili politici si riuniranno la prossima settimana”.

"A novembre, pensiamo che un ulteriore riequilibrio del mercato del lavoro, notizie migliori sull'inflazione e la probabile buca della crescita del quarto trimestre convinceranno un maggior numero di partecipanti che il FOMC (Federal Open Market Committee) può rinunciare ad un ultimo rialzo quest'anno, come pensiamo che alla fine farà”, scrivono gli strateghi della banca d'investimento in un rapporto.

Tuttavia, da GS si aspettano che il ‘dot plot’ della Fed, che riflette le proiezioni dei politici sui tassi d'interesse e che sarà aggiornato mercoledì, mostri “una stretta maggioranza di 10-9 persone che continua a prevedere un altro rialzo, se non altro per preservare la flessibilità per ora”.

Colpi di scena?

Non sono esclusi “colpi di scena” nel corso della riunione, che secondo Weisman, potrebbero arrivare “da potenziali modifiche al Summary of Economic Projections, ai ‘punti’ e al tono della dichiarazione e della conferenza stampa”.

In ogni modo, si ritiene “improbabile che il presidente Powell manifesti un'inclinazione ‘dovish’, poiché vorrà mantenere la possibilità di alzare nuovamente i tassi senza sconvolgere il mercato”, prosegue.

“Allo stesso tempo, però, Powell probabilmente porrà l'accento sulla fiducia nei dati che consentiranno di ottenere nuove informazioni sulle tendenze generali dei mercati del lavoro e dell'inflazione al consumo prima che la Fed prenda una decisione”, conclude Weisman.

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