FED: Tutti i segnali indicano tassi di interesse più bassi nel 2026

10/09/2025 05:00
FED: Tutti i segnali indicano tassi di interesse più bassi nel 2026

Non esiste una sfera di cristallo quando si tratta di prevedere la prossima mossa della Fed. Eppure i mercati finanziari stanno attualmente scontando una probabilità del 100% che la Fed taglierà i tassi di interesse la prossima settimana

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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Inflazione YoY di agosto della Cina di agosto attesa oggi (stima -0.2% contro zero di luglio). Produzione industriale MoM di luglio dell’Italia in uscita alle 10:00 (stima +0.3% contro +0.2% di giugno). Alle 14:30 è il turno dei prezzi alla produzione USA MoM di luglio (stima +0.3% contro +0.9% di giugno).

La produzione industriale della Francia MoM di luglio è crollata a -1.1%, da +3.7% di giugno, evidenziando come i problemi politici e quelli economici siano fortemente dipendenti gli uni dagli altri.

Non esiste una sfera di cristallo quando si tratta di prevedere la prossima mossa della Fed. Eppure i mercati finanziari stanno attualmente scontando una probabilità del 100% che la Fed taglierà i tassi di interesse la prossima settimana. Il motivo di tale certezza? Una nuova serie di dati sull'occupazione particolarmente deboli, che hanno spinto gli investitori a raddoppiare le scommesse su una possibile riduzione del benchmark da parte della Fed fino a 50 punti base entro la fine dell’anno

L'ultimo rapporto sulle buste paga non agricole del Bureau of Labor Statistics (BLS) ha mostrato che le assunzioni di agosto sono state ben al di sotto delle stime di Wall Street, segnando un rallentamento rispetto all'aumento di 79.000 unità di luglio, rivisto al rialzo di 6.000 unità. Nel frattempo, il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%.

I dati recenti hanno anche fornito indizi su un altro grande interrogativo che assilla gli investitori: le imposte del presidente Trump ai principali partner commerciali degli Stati Uniti causeranno un aumento dell'inflazione, un rallentamento della crescita e un raffreddamento del mercato del lavoro, o entrambi? Le ultime analisi hanno confermato ciò che noi e Powell prevediamo da settimane. Ovvero che l'equilibrio dei rischi sembra spostarsi verso il mercato del lavoro (giusto per citare Powell al Simposio Economico di Jackson Hole del mese scorso). Sebbene l'inflazione persistente rimanga una preoccupazione importante, un mercato del lavoro in calo potrebbe essere il rischio più urgente per quanto riguarda gli impatti a lungo termine dei dazi, mentre la Fed oscilla tra il suo duplice mandato di prezzi stabili e massima occupazione.

A giudicare dalla reazione di Wall Street agli ultimi dati sull'occupazione, il gioco di equilibrio della Fed potrebbe essere già a rischio. Venerdì scorso abbiamo visto le azioni cedere terreno, tra i timori che la banca centrale stia venendo meno alla sua missione di prevenire l'indebolimento dell'occupazione, in un momento in cui l'inflazione mostra segnali di crescente rigidità. L'S&P 500 ha perso lo 0.3% e il Dow Jones Industrial Average è sceso dello 0.5%, mentre il Nasdaq 100, a forte componente tecnologica, è rimasto pressoché invariato. Nel frattempo, il nervosismo occupazionale ha innescato anche un rally dei Treasury, facendo scendere il rendimento a 10 anni di sette punti base al 4.07% e quello a due anni di sei punti base al 3.51%, avvicinandosi al livello più basso dal 2022.

Tutti i segnali indicano tassi di interesse più bassi nel 2026 (bisogna ovviamente vedere poi di quanto e quando taglierà), mentre la Fed cerca di contrastare il raffreddamento del mercato del lavoro, che potrebbe pesare sugli utili aziendali nel breve termine, ma con potenziali costi di finanziamento più bassi in futuro, che potrebbero creare un contesto più favorevole per i mercati azionari nel medio termine.

Notiamo che dal primo debole rapporto sull'occupazione del 1° agosto, le società statunitensi a piccola e media capitalizzazione più sensibili ai tassi di interesse hanno sovraperformato le loro controparti a grande capitalizzazione, con il rendimento del Treasury decennale sceso dal 4.37% al 4.07% alla fine della scorsa settimana. Tuttavia, la storia ci mostra che i tagli dei tassi della Fed non sono sempre la cura magica immediata per la debolezza del mercato del lavoro che alcuni investitori potrebbero sperare. La banca centrale statunitense ha scelto di tagliare i tassi prima delle ultime quattro contrazioni economiche registrate. La bassa fiducia di consumatori e imprese, i timori per l'inflazione, l'incertezza economica e persino i cambiamenti tecnologici, come l'ascesa dell'intelligenza artificiale generativa, sono tutti fattori – in parte imprevedibili - che possono pesare sul mercato del lavoro.

Da sottolineare che anche l’ultimo Beige Book della Fed ha segnalato l'impatto dei dazi su tutti i settori, evidenziando rischi e problemi di un'inflazione persistente e di un rallentamento della forza lavoro. Come noto, otto dei 12 distretti hanno registrato pochi o nessun cambiamento da luglio, con quattro che hanno registrato una crescita modesta. In tutti i distretti, la spesa al consumo è stata segnalata come stabile o in calo perché i salari non riescono a tenere il passo con l'aumento dei prezzi.

A causa dell'indebolimento del mercato del lavoro (basso tasso di assunzioni ma anche di licenziamenti), 11 distretti hanno segnalato una variazione netta minima o nulla dell'occupazione complessiva, con un distretto che ha registrato un modesto calo. Sette distretti hanno rilevato che le aziende erano restie ad assumere a causa dell'incertezza e/o della domanda più debole. Diversi distretti hanno segnalato una riduzione dell'organico a causa dell'abbandono del personale, mentre due distretti hanno segnalato licenziamenti.

In sintesi, il rapporto mette in luce il delicato equilibrio che la Fed sta cercando di mantenere, mentre entrambi i lati del suo duplice mandato di piena occupazione e prezzi stabili sembrano a rischio.

Come abbiamo detto prima, non c'è modo di prevedere direttamente il futuro, soprattutto in un mercato che è stato soggetto a oscillazioni imprevedibili con ogni nuovo annuncio di dazi, disputa commerciale o conflitto globale. Questo non toglie che possiamo prepararci restando concentrati sulla diversificazione per cogliere tutte le possibilità, ovunque ci porti l'economia.

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