Fed: un solo taglio quest’anno. Quali prospettive per azioni e obbligazioni?

L’economia USA ha retto bene l’urto dell’aumento dei tassi, e se la Fed non taglia, significa che l’economia è più forte del previsto: azioni beneficiate, ma obbligazioni penalizzate.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Inflazione della Spagna MoM di maggio in uscita oggi alle 9:00 (stima +0,3% contro +0,7% di aprile) che dovrebbe portare la variazione YoY al 3,6% (3,3% in aprile). Produzione industriale dell’Europa MoM di aprile alle 11:00 (stima +0,1% contro +0,6% di marzo). Prezzi alla produzione USA MoM di maggio (stima +0,1% contro +0,5% di aprile) e richieste settimanali alla disoccupazione (stima 222k contro 229 della scorsa settimana).
Inflazione della Germania MoM di maggio in linea con le attese (+0,1% contro +0,5% di aprile) che lascia anche la variazione annuale ferma al 2,4% (dal 2,2% di aprile). Inflazione USA YoY di maggio migliore delle attese (3,3% contro 3,4% atteso e di aprile) che sostiene la tesi della Fed secondo la quale il rialzo dei prezzi nei primi tre mesi dell’anno è stato transitorio.
La riunione del FOMC di ieri si è conclusa, come era nelle previsioni, senza alcuna modifica al tasso di riferimento dei fondi federali, lasciando i tassi di interesse di riferimento invariati al 5,25% - 5,50% per la settima riunione consecutiva. La novità è che i membri del FOMC prevedono ora un solo taglio quest'anno. Un cambiamento decisamente significativo rispetto a marzo dove le Fed prevedeva tre tagli per un totale di 75 bp.
Il cambio di rotta è dettato, secondo i membri del FOMC, dalla previsione di un’inflazione più alta e persistente rispetto a quanto atteso all’inizio dell’anno. Nel suo discorso Powell ha affermato che si tratta di un atto di bilanciamento per abbassare l'inflazione, gestire il mercato del lavoro molto forte e mantenere l'economia in crescita.
La revisione al rialzo delle previsioni sull’inflazione per il 2024 ha suscitato non poche preoccupazioni tra gli investitori secondo cui i membri del FOMC si aspetterebbero di vedere pochi o nessun progresso nell’avvicinare l’inflazione al loro obiettivo del 2%. Le previsioni indicano inoltre che l'indice core delle spese per consumi personali, o indice PCE core, chiuderà l'anno in rialzo del 2,8% rispetto all'anno precedente, leggermente al di sopra delle proiezioni ufficiali di marzo di un aumento del 2,6%. Il PCE core che è, come noto, l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, si è attestato al 2,8% in aprile.
A seguito delle aspettative della Fed, gli investitori dovranno ora ricalibrare nuovamente i loro portafogli. Le azioni possono farcela. Crediamo infatti che anche con un solo taglio dei tassi, gli investitori abbiano ancora motivo per essere ottimisti. Il mercato guarda alla crescita dei profitti e ad un'economia forte. Diverso invece il discorso per le obbligazioni, dove la sofferenza sarà maggiore.
Anche se alcune crepe cominciano a manifestarsi, soprattutto tra i consumatori a basso reddito, l’economia è stata finora in grado di assorbire l’impatto dello storico ciclo di inasprimento della politica monetaria. Non è come abbiamo visto in altri cicli di taglio dei tassi in cui la Fed taglia i tassi a causa del forte rallentamento dell'economia fino alla recessione.
Nell’economia odierna se la Fed non taglia i tassi di interesse, è perché l’economia sta reggendo ed è più forte del previsto. Questo è ovviamente positivo per le azioni. Storicamente abbiamo osservato che le azioni si comportano bene quando la Fed non fa nulla. Siamo in uno di quei periodi proprio adesso.
È tutta un'altra storia per gli investitori obbligazionari. Lo scenario peggiore per loro è che la Fed non tagli affatto i tassi nel 2024. Se ciò accadesse, il mercato obbligazionario sposterà la sua attenzione al 2025. Il fatto che la Fed rimanga dipendente dai dati per un periodo più lungo potrebbe significare una maggiore volatilità nei mercati del reddito fisso poiché gli investitori cercano chiarezza sui tassi.
Non ci sentiamo tuttavia di escludere a priori che un rallentamento eccessivo della crescita non possa causare problemi alle azioni. Il mercato azionario avrebbe una performance deludente se questi tassi restrittivi più elevati iniziassero a incidere in modo più profondo di quanto fatto fino ad ora sull'attività economica. Il caso negativo è che la Fed lascia i tassi di interesse troppo alti o troppo restrittivi per troppo tempo, danneggiando così l’economia.
Si sarà capito che lo scenario attuale è quantomai aperto. Di converso, è anche possibile che la crescita economica non rallenti quanto previsto, mentre l'inflazione rimane più vischiosa di quanto vorrebbe la Fed. L'obiettivo della banca centrale per l'indice dei prezzi PCE è del 2%. Ma ad aprile l’inflazione PCE era del 2,7% e costituirebbe un problema non da poco se rimanesse più vicino al 3% anziché continuare a scendere. Questo tipo di surriscaldamento è uno scenario da prendere in considerazione per ciò che potrebbe accadere a causa dello slancio interno dell'economia in questo momento, La conseguente incertezza sul percorso della politica monetaria che ne seguirebbe potrebbe pesare anche sui prezzi degli asset.
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