Fiammata di Saipem tra nuovi contratti e decisione dell’OPEC


La società ha ottenuto diverse nuove commesse per un totale di oltre 650 milioni di dollari, aggiungendosi al rally del petrolio arrivato dopo il taglio alla produzione deciso da parte del cartello dei produttori.


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Rally per Saipem

Scatto di Saipem a Piazza Affari tra il balzo dei prezzi del petrolio e i nuovi contratti annunciati questa mattina.

Le azioni della società petrolifera arrivano a guadagnare oltre il 5% nei primi minuti, toccando così un massimo di 1,47 euro, livello abbandonato a inizio del mese scorso.

La corsa del petrolio spinge anche tutto il settore energetico in Europa, dove si assiste ad un +5% anche per Galp, seguita da Equinor, BP, Total Energies e Tenaris, in crescita del 4%, mentre Shell ed Eni aggiungono un 3%. Bene anche Repsol (+2%) e Erg (+0,50%).

Nuovi contratti

Questa mattina Saipem ha comunicato l’aggiudicazione di tre nuovi contratti offshore e due per Feed competitivi per un valore complessivo di circa 650 milioni di dollari.

Il primo riguarda il progetto Agogo Full Field Development, assegnato alla società italiana da Azule Energy, uno sviluppo greenfield in acque profonde situato a circa 180 chilometri al largo dell’Angola già operativo dal novembre 2014.

Saipem si è aggiudicata le attività di ingegneria, approvvigionamento, costruzione e installazione (Ecpi) di Flowline rigide pipe-in-pipe con strutture sottomarine associate, per le quali mobiliterà la Saipem FDS”, il suo mezzo all’avanguardia per le installazioni offshore.

Il secondo riguarda il decomissioning delle infrastrutture esistenti nel campo petrolifero di Heather, situato nel settore britannico del Mare del Nord (460 chilometri da Aberdeen) ed è stato ottenuto da EnQuest.

Saipem si occuperà dell’ingegneria, la preparazione, la rimozione e lo smaltimento del jacket superiore della piattaforma Heather, per le quali verrà utilizzata la nave gru semisommergibile Saipem 7000.

Il terzo è stato assegnato da Saudi Aramco in Arabia Saudita nell’ambito del Long Term Agreement (Lta) e prevede per Saipem l’ingegneria, l’approvvigionamento, la costruzione e l’installazione (Epci) del topside di una piattaforma offshore e del sistema sottomarino di flessibili, ombelicali e cavi associato.

Infine, gli altri due contratti riguardano progetti per lo sviluppo del gas, il primo assegnato da Shell Trinidad & Tobago Ltd. e il secondo da Papua Lng Development Pte. Ltd.

Analisti positivi

La società definisce questi contratti come “importanti” in quanto “consolidano ulteriormente il posizionamento di Saipem, sia geograficamente che in segmenti chiave per il business offshore, in particolare nel decommissioning in cui l’azienda vanta un importante track record”.

Inoltre, aggiunge la nota diffusa questa mattina, “queste assegnazioni fanno leva sulla combinazione tra gli asset unici di Saipem e la sua expertise nei feed competitivi, che consentono di presentare offerte efficaci e soluzioni sicure e innovative”.

“Notizia positiva” anche secondo gli analisti di WebSim Intermonte, secondo i quali conferma “il forte order momentum nel segmento Offshore” per la società, che “con questi contratti l’order intake da inizio anno dovrebbe aver raggiunto circa 2,5 miliardi.

“Ricordiamo che nel quarto trimestre 2022 l’order intake complessivo di Saipem ha raggiunto 6 miliardi, per un totale di 13,6 mld nel 2022 (12,9 mld al netto del deconsolidamento del segmento Onshore Drilling)”, aggiungono dalla sim, confermando il giudizio ‘interessante’ sul titolo SPM, con target price a 1,38 euro.

La mossa dell’OPEC

Oltre ai contratti, a sostenere Saipem, e tutto il settore petrolifero, c’è anche il balzo del petrolio di questa mattina, arrivato dopo la decisione dell’OPEC di tagliare la produzione di greggio.

Se nei mesi scorsi le turbolenze del settore finanziario, l’incertezza sulla ripartenza cinese e la prospettiva di una frenata della crescita globale, dovuta alla elevata inflazione, avevano indebolito il trend del petrolio fino ai minimi da oltre un anno, questa mattina il WTI e il Brent guadagnano il 5%, arrivando rispettivamente a 79,75 e 84,20 dollari al barile.

L’Organizzazione dei produttori ha ridotto la produzione di circa 1,2 milioni di barili al giorno, a partire dal mese prossimo, decidendo così un cambio netto rispetto alle assicurazioni fornite negli ultimi mesi.Il grosso della riduzione annunciata, circa la metà, verrà effettuata dall’Arabia Saudita, il resto è suddiviso tra Emirati Arabi, Algeria, Iraq, Kazakistan, Oman e Kuwait.

A partire da luglio, inoltre, la minore produzione arriverà a 1,6 milioni di barili al giorno a causa della decisione della Russia di prolungare il suo piano di riduzione da 500 mila barili al giorno.

L’annuncio della decisione è stato fatto dall’Arabia Saudita, la quale ha definito la scelta come “una misura precauzionale” finalizzata alla salvaguardia della “stabilità del mercato del petrolio”.

Con questa mossa, il cartello “dà un chiaro segnale al mercato sulla volontà di sostenere i prezzi", ha spiegato Daniel Hynes, senior commodity strategist di Australia & New Zealand Banking Group a Bloomberg, aggiungendo che le chance di vedere il greggio a quota 100 dollari “sono senz’altro salite”.

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