Fidelity: “Le aziende tecnologiche cinesi tornano in patria”


Il vento è cambiato sui mercati globali dei capitali per le società tecnologiche cinesi. Invece di farsi strada per ottenere una quotazione negli Stati Uniti, stanno iniziando a considerare con una propensione crescente le borse valori della Grande Cina. Le conseguenze di questo trend sulla crescita futura, sia per le società cinesi più innovative sia per gli investitori sui mercati globali dei capitali, sono enormi.

A cura di Paras Anand e Jackie Chien di Fidelity


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Restare in patria

Per un'intera generazione di imprenditori cinesi nel settore delle tecnologie, suonare la campanella che dà inizio agli scambi sul Nasdaq o alla borsa di New York era il segno definitivo di un successo raggiunto. Dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, quando l'economia digitale della Cina si stava appena affacciando sullo scenario del mondo, le startup più innovative del paese si adoperavano per lanciare la propria IPO negli Stati Uniti, attratte dalle valutazioni più cospicue e da un iter di quotazione più snello rispetto a quanto offrivano le piazze cinesi.

Oggi, invece, alcune delle principali aziende cinesi nel settore delle tecnologie e di Internet scelgono di restare nella propria regione, spostando la quotazione primaria dagli Stati Uniti a un'altra borsa locale o aggiungendo una quotazione secondaria a Hong Kong oppure a Shanghai.

Altre ne seguiranno

Proprio come gli eroi di un classico della letteratura cinese, intitolato “Il viaggio in Occidente”, i colossi dell'industria tecnologica cinese hanno raccolto le messi dei loro soggiorni in terre lontane. E ora cresce l'attrattiva esercitata dalla possibilità di quotarsi sulle borse della propria sfera nazionale.

Secondo Fidelity, è probabile che altre aziende seguiranno le orme del gigante dell'e-commerce Alibaba Group, che nel 2019 ha realizzato sulla borsa di Hong Kong la seconda quotazione più grande al mondo, raccogliendo 13 miliardi di dollari con un'offerta secondaria. Alibaba aveva snobbato Hong Kong, preferendogli New York, quando nel 2014 aveva lanciato la sua IPO da record, la seconda per dimensioni a livello mondiale per un totale di 25 miliardi di dollari. Tuttavia, alcuni cambiamenti apportati di recente al regolamento della borsa di Hong Kong hanno indotto l’azienda a riconsiderare la sua decisione. Nel contempo, altre imprese cinesi quotate negli Stati Uniti, come China Biologic Products e Bitauto, hanno annunciato l'intenzione di tornare private, nell'alveo di una tendenza crescente verso la cancellazione dai listini.

L'epica migrazione delle aziende cinesi quotate sembra destinata ad accelerare nei prossimi anni, poiché le riforme di mercato a Hong Kong e Shanghai stanno riducendo gli ostacoli finanziari e regolamentari alla quotazione delle aziende tecnologiche. Inoltre, è cambiato il centro di gravità: l'economia cinese di oggi è 10 volte più grande di quanto non fosse negli anni Novanta del secolo scorso, mentre l'ascesa dei mercati dei capitali in Asia offre agli investitori globali una via di accesso a opportunità molto appetibili al di fuori degli Stati Uniti. Hong Kong ha l'ulteriore vantaggio di garantire un accesso biunivoco al mercato tra la Cina continentale e il mondo esterno, mediante canali di scambio come Stock Connect.

Tutto è relativo

Per le aziende cinesi negli Stati Uniti, l'inasprimento della vigilanza e il calo delle valutazioni hanno reso meno allettante la quotazione all'estero negli ultimi anni, rispetto alle condizioni offerte in patria, mentre le tensioni commerciali tra le due superpotenze amplificano i rischi macroeconomici. Le accuse di frode contro aziende cinesi come Luckin Coffee hanno spinto le autorità di regolamentazione statunitensi a mettere pubblicamente in guardia i mercati contro i rischi di un investimento in azioni cinesi. Più di recente, l'amministrazione del presidente Donald Trump ha fatto pressione su alcuni fondi pensione pubblici negli Stati Uniti affinché si astenessero dall'utilizzare indici che includono titoli azionari cinesi, promuovendo nel contempo una nuova legge in parlamento che potrebbe comportare il depennamento dai listini di aziende estere (prevalentemente cinesi) che non si adeguano alle normative statunitensi in fatto di revisione contabile.

In questo contesto, la tendenza generale degli ultimi anni è andata verso una diminuzione della qualità e delle dimensioni delle imprese quotate negli Stati Uniti. Le prime IPO lanciate oltreoceano da aziende cinesi nel settore delle tecnologie e di Internet riguardavano veri e propri colossi come Alibaba, Baidu, Sina e Ctrip, tanto per citarne alcuni. Le quotazioni avvenute più di recente sono invece tendenzialmente più modeste e, dunque, a rischio di risultare meno liquide e più volatili negli scambi, con una minore presenza di investitori istituzionali.

La spinta a tornare in patria

Nel contempo, Hong Kong e Shanghai sono andate riformando i regolamenti per la quotazione in borsa, con l'obiettivo di attirare alcune delle maggiori e più conosciute aziende tecnologiche cinesi quotate in America. Grazie ai miglioramenti introdotti, le società private del comparto tecnologico che intendono quotarsi preferiscono in misura crescente rimanere nell'area della Grande Cina.

Imprese e investitori stanno riconsiderando l'opportunità, visto che Hong Kong ha intrapreso importanti misure per consentire la quotazione a aziende non remunerative e imprese con una struttura a doppia classe di azioni, aprendo la strada a molte aziende del comparto tecnologico che in passato non avevano altra possibilità se non quotarsi negli Stati Uniti.

Ad avvertire il richiamo di Hong Kong non sono soltanto le società di Internet. Le IPO di imprese sanitarie hanno registrato un'impennata nella piccola isola asiatica, dopo l'introduzione delle nuove regole nel 2018 che hanno allentato le restrizioni sulle aziende biotecnologiche intenzionate a quotarsi prima di avere conseguito utili o persino ricavi. Aziende come Innovent Biologics e Cansino Biologics hanno raccolto con successo capitali nella frenesia delle IPO lanciate da aziende biotech. Con il prosperare dei nuovi collocamenti, la borsa valori di Hong Kong si è aggiudicata il primato mondiale per valore delle IPO sia nel 2018 che lo scorso anno. Il flusso crescente di aziende cinesi tecnologiche e sanitarie che vengono ammesse alle quotazioni a Hong Kong va di pari passo con la persistente diminuzione di queste operazioni negli Stati Uniti.

Contestualmente, si sta verificando un boom del mercato azionario a Shanghai, dove le autorità di regolamentazione hanno inaugurato un nuovo listino denominato Star Board e dedicato alle startup tecnologiche, con requisiti meno stringenti sul fronte degli utili e dei vincoli agli scambi. Il nuovo listino ha iniziato a operare lo scorso anno con un successo incredibile, attraendo zelanti investitori che hanno conseguito un utile medio al debutto di oltre il 120%. Pur essendo ancora in una fase iniziale di sviluppo, con sole 104 società quotate, lo Star Board ha beneficiato dell'ottimismo con cui gli investitori guardano alle prospettive di crescita nel settore delle biotecnologie, tanto che i titoli azionari scambiano con un rapporto prezzo-utili medio superiore alle 60 volte.

Dopo il boom dello Star Board, le autorità di regolamentazione stanno predisponendo l'adozione di un sistema di registrazione delle IPO per il listino ChiNext di Shenzhen, che accoglie già da tempo le azioni offerte da aziende tecnologiche cinesi. Se anche questa operazione sarà coronata dal successo, la riforma delle quotazioni potrebbe portare a Shenzhen una nuova ondata di IPO.

Alcune difficoltà restano

Uno dei principali ostacoli alla nuova quotazione di molte aziende cinesi è rappresentato dal loro assetto proprietario, che si presenta sotto forma di variable interest entity (VIE), una struttura che era stata concepita decenni addietro per bypassare il divieto alle partecipazioni dirette estere in settori come la tecnologia e l'istruzione. Questo assetto consente a veicoli quotati all'estero di mantenere un certo grado di controllo sui flussi di profitti e sulle operazioni societarie in Cina mediante accordi contrattuali.

Da quando Sina.com si è quotata sul Nasdaq nel 2000, diventando la prima VIE ammessa alle quotazioni, centinaia di aziende tecnologiche cinesi hanno utilizzato la medesima struttura per vendere azioni negli Stati Uniti. Le borse di Hong Kong e della Cina continentale hanno perso l'occasione di sfruttare questa prima ondata di quotazioni nel settore tecnologico a causa della loro bassa tolleranza nei confronti di società VIE.

Rinunciare a questo tipo di assetto proprietario può diventare un processo lungo e costoso, ma ci sono segnali di un allentamento delle regole per l'ammissione ai listini di borsa. La Cina sta iniziando ad accettare la quotazione di alcune VIE sullo Star Board. Le cosiddette red chip, ovvero aziende costituite all'estero e controllate da entità del governo cinese, possono ora offrire le proprie azioni su questo listino, anche se sono organizzate come VIE.

Considerazioni per gli investitori

Quando si chiude una porta, si apre un portone. A nostro parere, il grande viaggio in Occidente sta giungendo al termine per la maggior parte delle imprese tecnologiche cinesi, la cui tendenza a rientrare in patria ha, con ogni probabilità, oltrepassato il punto di non ritorno. Sostenuti da un'economia vivace, i mercati cinesi dei capitali hanno registrato una crescita eccezionale negli ultimi 30 anni, offrendo una liquidità elevata e una solida base di investitori alle società che intendono quotarsi. Il ritorno in patria dei leader di settore, a sua volta, renderà i mercati della Grande Cina ancora più profondi e diversificati, promuovendone ulteriormente l'internazionalizzazione e mettendo così a disposizione degli investitori un ventaglio maggiore di opportunità e di canali attraverso i quali possono intercettare la crescita della Cina.

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