Fincantieri colpita dall’inflazione: pronta a rinegoziare i contratti con la US Navy


L’aumento dei prezzi dell’acciaio e della plastica sta rendendo sempre più onerosi i contratti ottenuti dalla società italiana con la Marina Militare statunitense, confermando l’inflazione quale uno dei principali rischi indicati dagli analisti nell’attuale contesto mondiale.


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Le trattative di Fincantieri

L’aumento dei prezzi negli Stati Uniti sta spingendo Fincantieri a rinegoziare i contratti a costi fissi, in particolare quello con la Marina Militare USA da 5,6 miliardi di dollari legato alle fregate Constellation.

L’indiscrezione è stata pubblicata da La Repubblica, secondo la quale il contratto ottenuto da Fincantieri sta diventando sempre più oneroso per la società italiana che ha già investito oltre 200 milioni di dollari.

L’accordo era stato firmato nel giugno 2020 e rappresentava un ‘colpo’ per Fincantieri, consacrandola come principale committente e l’unico non americano a fornire la US Navy.

La caratteristica ‘chiavi in mano’, secondo la definizione del giornale, portava una marginalità inferiore ai costi fissi, apparendo comunque un buon compromesso da accettare per ottenere il prestigio che ne derivava per la società italiana.

L’aumento dei prezzi, in particolare dell’acciaio e della plastica, rendeva sempre più oneroso per Fincantieri il rispetto dei contratti, con il rischio di trasformarsi in un boomerang.

La notizia diffusa ieri sta attirando gli acquisti sul titolo Fincantieri, in crescita di oltre l’1% (0,5885 euro) a Milano in un contesto incerto per il mercato azionario.

La view degli analisti

Gli analisti di Equita Sim ritengono la gestione delle materie prime quale “uno dei principali rischi nell’attuale contesto”, per Fincantieri, “soprattutto considerando la struttura del business di commessa con contratti chiusi a prezzi fissi”.

Da WebSim, infatti, ricordano che già in passato si era parlato di “potenziali aumenti di costo sul programma FFG(X): nel 2020 un’analisi della CBO (Congressional Budget Office) stimava che la costruzione delle navi sarebbe costata il 40% in più rispetto a quanto stimato dall’US Navy in base al contratto con Fincantieri”.

Questi analisti ricordano che, nonostante la natura fissa dei contratti stipulati, “in alcune circostanze non è escluso che il prezzo riconosciuto a Fincantieri possa aumentare”.

In particolare, aggiungono dalla sim “l’aumento potrebbe essere giustificato da cambiamenti di design, oppure in caso che l’aumento costi pregiudicasse in maniera critica la capacità dei cantieri di portare a termine la costruzione dei vascelli. In ogni caso, è lecito attendersi che parte degli aumenti di costo possano essere assorbiti da Fincantieri, impattando quindi la marginalità sul progetto”.

Da WebSim mantengono la loro raccomandazione ‘neutral’ sul titolo Fincantieri, con un target price superiore ai livelli odierni, a 0,62 euro.

Si riaccende il polo unico con Leonardo

In queste ore, intanto, torna in auge l’ipotesi della creazione di un polo militare italiano tramite la fusione di Fincantieri con Leonardo.

In occasione del varo della nave da crociera Msc, Explora I, il ceo di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, aveva sottolineato che il management del gruppo è concentrato sugli aspetti iniziali, sullo studio delle sinergie e dei vantaggi commerciali, produttivi e occupazionali di lungo periodo, lasciando intendere che l’operazione dovrà creare valore.

Il dibattito continua anche tra le forze politiche e dopo le prese di posizioni di queste settimane del Ministro dello Sviluppo Giorgetti (Lega), la presidente della commissione difesa del Senato, Roberta Pinotti (PD), aveva indicato che tra i due gruppi c’è bisogno di più energie, da ottenere tramite il rafforzamento della Joint venture Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri e 49% Leonardo).

L’analisi di Equita

Tra un susseguirsi di dichiarazioni favorevoli e contrarie sulla fusione, gli analisti di Equita Sim osservano “che nelle ultime settimane le dichiarazioni da parte di esponenti politici in merito a una possibile fusione o al rafforzamento di collaborazioni tra Leonardo e Fincantieri si stanno moltiplicando, inducendo a pensare che qualcosa si stia effettivamente muovendo in questa direzione”, anche se “resterebbero da chiarire le sinergie e le modalità di realizzazione.

Per il momento, da Equita confermano la loro valutazione sui due titoli: ‘hold’ (mantenere in portafoglio) su Fincantieri con prezzo obiettivo pari a 0,67 euro, e ‘buy’ (acquistare) su Leonardo, con target price di 11 euro, oggi scambiata a 10,24 euro (+2%).

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