Fitch prevede banche centrali sempre più ‘hawkish’: raffica di rialzi dei tassi nel 2022 e nel 2023

L’agenzia ha ridotto le sue previsioni sul PIL mondiale a causa dell’aumento delle pressioni inflazionistiche dovuto dalla guerra in Ucraina che potrebbe anche aprire la strada a politiche sempre più restrittive da parte della FED e della BCE.
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Banche centrali più ‘hawkish’
Il rialzo dei tassi di interesse, già iniziato da parte della Federal Reserve, potrebbe essere consistente nel corso di quest’anno. A prevederlo è l’agenzia Fitch Ratings nel suo Global Economic Outlook di marzo, la quale vede nelle maggiori pressioni sull’inflazione, aumentate a causa del conflitto Russia-Ucraina, una potenziale fonte di pericolo per l’economia che spingerebbe gli istituti centrali a virare verso politiche molto restrittive.
“L'inflazione globale è tornata dopo un'assenza di almeno due decenni”, sottolinea Brian Coulton, capo economista di Fitch Rating, prevedendo un picco della crescita dei prezzi del 9% negli Stati Uniti e una media del 7% per l’intero anno.
Pressione inflazionistica che potrebbe indebolire la crescita del PIL globale, previsto dall’agenzia in riduzione dello 0,7% nel 2022 (3,5%), mentre il ribasso per l’eurozona è dell’1,5% (+3%) e dello 0,2% negli Stati Uniti (+3,5%).
Inoltre, Fitch prevede una crescita PIL mondiale nel 2023 pari al 2,8%, ridotta dunque di 0,2 punti.
Lo shock energetico
La guerra in Ucraina potrebbe portare ad un “enorme shock dell’offerta globale” di energia, secondo Fitch, mettendo a rischio la crescita e aumentando l’inflazione, già ad alti livelli dopo la ripresa post-Covid 19.
L’invasione russa dell’Ucraina e le successive sanzioni economiche alla Russia, spiegano gli analisti dell’agenzia, hanno messo a rischio l’approvvigionamento energetico globale e sembra improbabile che le sanzioni vengano revocate a breve.
La Russia, infatti, fornisce circa il 10% dell’energia mondiale compreso il 17% del gas naturale e il 12% del petrolio e il balzo dei prezzi di queste materie prime farà lievitare anche gli altri costi e ridurrà i redditi reali dei consumatori.
La più colpita potrebbe essere l’Europa, in quanto la Russia forniva nel 2019 circa un quarto del fabbisogno energetico della zona euro.
Se la diversificazione verso altre fonti richiederà tempo e in caso di un’interruzione improvvisa dall’approvvigionamento russo, nel breve periodo sono possibili carenze e un razionamento energetico.
Le previsioni sui tassi FED e BCE
Alla luce di quest’analisi, Fitch prevede sette rialzi dei tassi nel 2022 da parte della Federal Reserve, portando così il suo tasso al 3% entro la fine del 2023.
Se l’esposizione degli USA all’energia russa è molto limitata (importa dalla Russia solo il 3% del suo petrolio), secondo l’agenzia l’aumento dei prezzi dell’oro nero si aggiunge a quella che già stava diventando un grave problema di inflazione, aumentando così la forza dei falchi della FED.
In Europa, la BCE potrebbe dare il via al rialzo dei tassi nel primo trimestre del 2023, iniziando con un aumento di 25 punti base.
La pressione inflazionistica, infatti, inizia a pesare sulle scelte dell’istituto guidato da Lagarde, e da Fitch prevedono un aumento dei prezzi del 5% in media nel corso di quest’anno, vista la crescita del prezzo del gas nell’Unione europea.
“Le sfide dell'inflazione e gli shock dell'offerta” di greggio, sottolineano da Fitch, “potrebbero avere un tributo molto più pesante sulla crescita del Pil mondiale se provocassero un inasprimento molto più brusco della Fed, spingessero i prezzi del petrolio a 150 dollari al barile per un periodo prolungato e fossero associati a un diffuso razionamento energetico in Europa”.
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