Fitch manda a picco il rublo: default Russia “imminente”

Fitch manda a picco il rublo: default Russia “imminente”

La valuta russa crolla ai minimi storici mentre nel paese si cerca di tamponare le conseguenze della crisi chiudendo la borsa di Mosca e la banca centrale interviene ancora con nuove misure.

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Nuovo crollo del rublo

Ancora tempesta finanziaria in Russia, colpita dalle sanzioni europee che aumentano le preoccupazioni sulla capacità del paese di pagare il suo debito.

La principale vittima resta il rublo russo, anche oggi in netto calo rispetto al dollaro, con la valuta americana che sale dell’11% questa mattina, con un massimo toccato a 120 per un dollaro e 140 per un euro, nuovo record storico per la moneta unica.

Russia a rischio default

La nuova ondata di vendite sul rublo arriva dopo la decisione dell’agenzia Fitch di ridurre nuovamente il rating sovrano russo, definendo ormai “imminente” un default del paese.

L’agenzia ha dunque declassato il rating a ‘C’ dal precedente ‘B’, a causa dell’impatto delle sanzioni sull’economia nazionale decise dai paesi di tutto il mondo a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

L’annuncio segue il declassamento a ‘B’/Rating Watch Negative arrivato lo scorso 2 marzo, in quanto gli sviluppi degli ultimi giorni hanno ulteriormente minato la volontà della Russia di servire il debito pubblico.

Stime riviste al ribasso per l’economia russa

Il conflitto e le conseguenti sanzioni hanno spinto gli analisti di S&P a ridurre la loro previsione macro per la Russia, con il Pil reale visto in calo del 6,2% nel corso del 2022, con rischi decisamente al ribasso.

Anche supponendo che le sanzioni risparmieranno le esportazioni di materie prime della Russia, da S&P si attendono che il volume complessivo delle esportazioni diminuisca quest’anno.

Il deprezzamento della valuta russa avrà delle ripercussioni ampie sui prezzi interni, alimentando l’inflazione, prevista da S&P al 13,5% quest’anno.

Inoltre, gli investimenti sono destinati a diminuire bruscamente a causa di uno shock della fiducia, un significativo irrigidimento delle condizioni di finanziamento e l’incertezza sulla domanda futura.

Anche se una risposta fiscale probabilmente compenserà alcune di queste tendenze, il calo complessivo della domanda interna sarà considerevole, concludono da S&P.

Borsa di Mosca ancora chiusa

Per cercare di tamponare gli effetti dell’attacco ‘economico’ verso le aziende russe, la Bank of Russia ha deciso di estendere ad oggi la chiusura del mercato azionario, evitando così eventuali crolli delle valutazioni delle società quotate in borsa.

A partire dalle 10 ora di Mosca sono aperti il mercato dei cambi, quello monetario e dei repo, mentre gli orari di domani della borsa saranno annunciati sul sito web della Banca centrale russa prima delle 9 locali, spiega una nota.

La sospensione del mercato azionario iniziata il 28 febbraio è la più lunga nella storia moderna del paese.

Tra i casi più importanti di chiusura prolungata ci sono quella decisa in occasione dell’11 settembre 2021 (4 giorni) per diverse borse come il New York Exchange e il London Stock exchange, mentre all’inizio del 2011 vennero fermati gli scambi in Egitto a causa delle proteste che rovesciarono il regime del presidente Mubarak.

La banca centrale interviene

Nel frattempo, la Banca centrale russa ha implementato nuove misure di controllo dei capitali nel tentativo di contenere la fuga di valuta legata alle sanzioni occidentali.

Da oggi fino al 9 settembre le banche avranno il divieto di vendere valuta estera ai cittadini e solo i risparmiatori che hanno aperto un conto corrente denominato in valuta estera potranno ottenere dollari (o altra valuta forte).

I russi proprietari di conti in valuta estera saranno in grado di prelevare valuta estera, ma con il limite di 10.000 dollari in contanti, anche se il 90% dei conti in valuta estera del paese sono sotto questa soglia.

I prelievi in valuta estera saranno pagati in dollari USA, indipendentemente dalla valuta originale del conto, mentre i nuovi conti in valuta estera potranno ottenere rimborsi solo in rubli.

Si tratta della seconda serie di misure prese dalla banca centrale per alleviare la fuga di capitali, dopo la prima decisione di non autorizzare gli investitori stranieri a vendere beni russi, e il divieto alle società russe di pagare dividendi o interessi agli investitori stranieri.

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