Francia, crisi politica senza contagio: le Borse europee restano solide

Francia, crisi politica senza contagio: le Borse europee restano solide

Goldman Sachs e Citigroup smontano i timori: l’instabilità a Parigi è già nei prezzi e non cambia lo scenario positivo per i mercati del Vecchio Continente. Eventuali correzioni possono trasformarsi in occasioni di acquisto.

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Il timore che da Parigi si diffonda “il contagio”

La politica francese torna al centro dell’attenzione dei mercati. La decisione a sorpresa del primo ministro François Bayrou di chiedere un voto di fiducia sul bilancio (in calendario al Parlamento per l’8 settembre) ha scosso gli investitori, provocando una correzione immediata sia sull’azionario sia sull’obbligazionario. In due giorni, lunedì 25 e martedì 26 agosto, l’indice CAC 40 della Borsa di Parigi ha perso fino al 3,3% e lo spread decennale Francia-Germania è salito ai massimi da aprile. Segnali che in passato avrebbero acceso timori di “contagio” all’intera area euro.

Eppure, secondo alcuni strategist di Wall Street, lo scenario è molto diverso da quello che l’Europa ha conosciuto durante le crisi del debito sovrano. Come riportato da Bloomberg, Goldman Sachs, Citigroup e JPMorgan Asset Management ritengono che l’instabilità politica francese sia già ampiamente scontata dai prezzi e non abbia la forza di mettere a rischio il trend positivo delle Borse europee.

Opportunità invece che rischi

“È facile dire che un’altra crisi politica significa ‘vendere Europa’, ma i fondamentali già incorporano scenari ribassisti”, osserva Beata Manthey, strategist di Citigroup. La tenuta dell’economia tedesca e le prospettive di crescita dell’area euro restano infatti intatte, mentre gli asset francesi riflettono già un premio al rischio politico. In altre parole, secondo Citi l’effetto contagio è molto limitato.

Anche Goldman Sachs ridimensiona le paure: “Non c’è grande preoccupazione nel contesto del mercato europeo”, afferma Sharon Bell, strategist della banca, sottolineando come l’incertezza francese rientri nelle aspettative degli investitori.

JPMorgan Asset Management, da parte sua, sottolinea che un eventuale ulteriore ampliamento dello spread potrebbe addirittura costituire un punto di ingresso interessante. La politica fiscale più espansiva della Germania, infatti, limiterà l’allargamento della forbice, rendendo i titoli francesi appetibili anche rispetto ai Treasury statunitensi.

Lusso resiliente e appeal internazionale

L’attenzione si concentra soprattutto sui settori più internazionali, come il comparto del lusso. Dopo un iniziale selloff, colossi come LVMH, Hermès e L’Oréal hanno recuperato le perdite della settimana, confermando la loro capacità di resistere agli shock politici domestici. Non è un dettaglio da poco: circa l’80% dei ricavi delle società del CAC 40 proviene dall’estero, un fattore che mitiga i rischi legati a eventuali instabilità interne.

IL RIMBALZO POSITIVO DEI COLOSSI DEL LUSSO

(Cinque giorni di quotazioni alla Borsa di Parigi)

Immagine contenuto

La view positiva non riguarda solo il lusso. Anche altri comparti europei esposti al commercio internazionale beneficiano del miglioramento del quadro macro globale: il settore manifatturiero è uscito da una recessione triennale, l’economia cinese mostra segnali di ripresa e le tensioni commerciali internazionali si stanno allentando.

Europa più forte degli Stati Uniti

Il dato forse più sorprendente è la performance relativa: lo Stoxx Europe 600 ha battuto l’S&P 500 di quasi 13 punti percentuali in dollari dall’inizio dell’anno, il miglior risultato dal 2006. Un rally sostenuto da un euro più forte, dai massicci piani di spesa tedeschi e dal deflusso di capitali dagli asset statunitensi nei primi mesi dell’anno.

È vero che negli ultimi mesi l’indice europeo ha faticato a superare i massimi di marzo, complice il ritorno di interesse per le Big Tech americane, ma gli analisti vedono ora margini per una nuova fase di rialzo grazie al miglioramento dell’outlook sugli utili.

Incertezza sì, ma non decisiva

Gli osservatori concordano che i rischi non vadano sottovalutati: le banche, le utility e le società a forte concentrazione domestica sono quelle più vulnerabili alle scosse politiche. Ma lo scenario generale non cambia. “Per me, la situazione francese non è un game changer per il rally europeo”, spiega David Kruk di La Financière de l’Echiquier. “Anzi, potrebbe incoraggiare acquisti sui ribassi”.

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