Ftse Mib segna il +3% a luglio, ma con metà motore spento

01/08/2025 12:00
Ftse Mib segna il +3% a luglio, ma con metà motore spento

Luglio ha regalato un altro mese positivo per l'indice Ftse Mib, con un progresso del 3% sostenuto da banche e industria. Tuttavia, dietro la superficie si cela un mercato italiano spaccato, dove la forza di pochi titoli ha mascherato la debolezza di molti altri. A fronte di sei nuovi massimi storici registrati dall’indice Total Return e performance stellari di big come Prysmian e UniCredit, una lunga lista di titoli ha chiuso in rosso, con settori come tecnologia, sanità e lusso in netta ritirata.

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Rally apparente, ma con crepe sotto la superficie

L’indice italiano Ftse Mib ha archiviato il mese di luglio con un robusto +3%, grazie soprattutto alla spinta del comparto bancario e industriale. Il Total Return Index ha fatto ancora meglio, guadagnando +3,4% e aggiornando per sei volte i propri massimi storici, portando a 39 il numero degli ATH (all-time high) da inizio anno. Tuttavia, come spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro, questa performance complessiva positiva nasconde un mercato molto più sfaccettato e disomogeneo.

Sotto il dato aggregato si cela infatti un quadro più complesso: solo 19 titoli hanno chiuso il mese in positivo, mentre 21 hanno registrato cali. Non si tratta di una flessione marginale, ma di un segnale di debolezza strutturale in diversi comparti. I settori tech, sanitario, utility e consumo discrezionale (tra cui auto e moda) hanno mostrato performance profondamente negative, penalizzati da trimestrali ritenute deludenti dal mercato.

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Banche e Prysmian trainano da sole

Il gruppo dei vincitori di luglio è ben definito. Prysmian si è imposta come miglior titolo del mese con un incremento del +17,2%, seguita da un forte manipolo di bancari: UniCredit (+13,6%), Banco BPM (+13%), Bper Banca (+11,9%), Azimut (+9,9%), Intesa Sanpaolo (+8,3%) e Mediolanum (+6,0%).

Questi titoli, si legge nel report di eToro, non solo hanno guidato l’indice, ma hanno anche mostrato una notevole solidità tecnica, mantenendosi sopra le medie mobili e restando a pochi punti percentuali dai massimi annuali.

Tra i protagonisti spiccano anche Iveco, con un +8,7% nonostante un indebolimento nel finale di mese, Eni (+8,4%) e Generali (+8,3%), protagonisti di un più ampio recupero dei comparti energia e assicurazioni.

Tutti nomi che, come sottolinea Debach, hanno beneficiato non solo delle aspettative di mercato ma anche di fondamentali in rafforzamento.

I titoli in affanno

La lista dei titoli in calo è più lunga e frammentata. In cima troviamo Amplifon (-25,8%), seguita da STMicroelectronics (-13,5%), Stellantis (-8,8%), Ferrari (-7,3%), A2A (-7,1%), DiaSorin (-7,0%), Recordati (-6,6%). Anche società considerate difensive come Hera (-9,2%), Terna (-3,6%) e Snam (-1,3%) hanno mostrato segnali di cedimento evidenti.

Il lusso ha sofferto: Moncler (-1,8%) e Brunello Cucinelli (-4,8%) hanno perso terreno. Nonostante una relativa tenuta tecnica, Telecom Italia (-3,9%) e Interpump (-1,3%) hanno chiuso in rosso.

Le banche si prendono la scena

Tra i top performer bancari, UniCredit ha superato il consenso, con il CEO Andrea Orcel che ha parlato di “risultati straordinari”, sottolineando la disciplina nell’esecuzione strategica e la liberazione di capitale a seguito della rinuncia all’accordo con BPM. La banca si conferma tra le big europee per rendimento del capitale.

Mediolanum si distingue per la crescita della rete Family Banker, mentre Massimo Doris punta su produttività ed espansione organica. Azimut sorprende: utile netto in crescita, guidance alzata oltre 1 miliardo, raccolta netta prevista triplicata.

Intesa Sanpaolo conferma il suo ruolo di “macchina da utili” con oltre 5,2 miliardi nei primi sei mesi, una politica di dividendi sostenibili e leadership nella protezione patrimoniale.

Nel comparto assicurativo, Generali e Unipol partecipano al rally, ma è Poste Italiane a brillare, con risultati di alta qualità e 46 nuovi massimi storici nel 2025, guidando il ranking del Ftse Mib per performance.

Secondo Debach, a sostenere il comparto bancario è stato un mix di trimestrali solide, dividendi generosi e guidance riviste al rialzo, più che le sole speculazioni legate al risiko finanziario.

Segnali misti da energia e industria

Prysmian resta il protagonista assoluto con +17,2% a luglio, sostenuta da margini in espansione, leadership nella transizione energetica e un posizionamento tecnico impeccabile. Iveco chiude con +8,7%, grazie alla tenuta nei comparti Bus e Difesa, pur con un calo nei ricavi e alcuni rumor di mercato.

Leonardo arretra leggermente (-1,1%), ma nel 2025 ha già segnato un incredibile +84,3% da inizio anno. La società ha rivisto al rialzo le stime su ordini e FOCF, con un backlog che garantisce oltre due anni e mezzo di produzione.

Enel (-0,8%) ha vissuto un semestre difficile: Ebitda reported in calo dell’11,6%, penalizzato da operazioni straordinarie concluse nel 2024. Tuttavia, l’Ebitda ordinario tiene meglio, scendendo solo dell’1,8% su base comparabile e risultando in crescita dello 0,9% al netto delle variazioni di perimetro. La guidance resta confermata.

Eni (+8,4%), nonostante una flessione dell’utile netto adjusted del 18% e dell’Ebit proforma del 23%, ha parlato di “risultati eccellenti”, sottolineando la resilienza del modello di business in un contesto di commodity deboli.

I grandi flop del mese

A2A, pur con fondamentali solidi, ha rotto i supporti tecnici. Il management conferma la guidance nella parte alta e segnala crescita nei data center e solidità delle reti. Hera ha subito forti prese di profitto, mentre Italgas (+0,6%) resiste grazie all’integrazione di 2i Rete Gas.

STMicroelectronics affonda a -13,5%, penalizzata da margini sotto pressione, guidance prudente e criticità nel segmento Automotive. La rottura dei supporti tecnici aggrava il quadro, in un agosto che storicamente non sorride al titolo.

Amplifon (-25,8%) è la maglia nera del mese: utili in calo, margini compressi, guidance rivista al ribasso. Il mercato non perdona.

Ferrari (-7,4%) ha presentato una trimestrale solida ma non all’altezza delle elevate aspettative: la reazione è stata violenta, segnalando multipli tirati. Anche Brunello Cucinelli (-4,5%) e Moncler (-3%) proseguono il ritracciamento.

Consumer, fintech e automotive

Campari chiude con un incoraggiante +6,1%: crescita organica piatta, ma miglioramenti su mercato USA e canale on-trade, con una strategia sui brand che convince. Anche Davide Campari conferma la resilienza del modello.

Nexi (-1,3%) tiene meglio del previsto, nonostante il contesto competitivo difficile. La guidance è confermata, il free cash flow in aumento, ma persistono segnali di debolezza tecnica.

Stellantis (-8,8%) continua a soffrire. I conti del primo semestre sono deludenti, il cash flow industriale resta negativo. Il management ha ripristinato la guidance, ma il mercato vuole riscontri concreti.

Luglio rimane il mese d’oro del Ftse Mib

Luglio si conferma come il miglior mese dell’anno per il Ftse Mib in termini di stagionalità storica. Dal 2015, il mese ha chiuso in positivo nel 91% dei casi, con una media del +2,85% e una mediana del 3%. Come segnala Debach di eToro, è anche il mese con la più bassa deviazione standard nei rendimenti mensili, indice di una tendenza favorevole e prevedibile.

Il +3% segnato nel luglio 2025 si inserisce perfettamente in questa tradizione statistica positiva per il listino milanese.

30 titoli positivi da inizio anno

Da inizio anno, 30 titoli risultano positivi nella performance total return, ma la dispersione si amplia.

In testa troviamo Iveco (+99,3%), Leonardo (+84,3%), UniCredit (+72,9%), BPER e Banco BPM (oltre +52%), Unipol (+54%). Come spiega Debach, questi titoli hanno beneficiato di driver macro come il risiko bancario, la solidità dei fondamentali, le dinamiche di reshoring europeo e i premi geopolitici su difesa ed energia.

All’opposto, si registrano crolli marcati: Amplifon (-39,7%), Stellantis (-32,8%), STMicro e Ferrari (-5,8%), Nexi (-2%). Una parte significativa del listino è ancora in fase di digestione post-trimestrale, in un contesto di valutazioni elevate, incertezza macro e pressione sui margini.

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