L’invasione delle banche centrali


Il nuovo focolaio d’infezione a Pechino e il discorso di Jerome Powell sulle tempistiche di recupero dell’economia americana spaventano le borse, ma solo per poche ore.

A cura di Massimo De Palma Head of Multi Asset Team di GAM, Antonio Anniballe e Paolo Mauri Brusa, Portfolio Manager, Multi Asset Team di GAM.


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I listini affondano, ma le Banche Centrali intervengono

La seconda ondata è arrivata in Cina, un nuovo focolaio è esploso a Pechino dopo 55 giorni senza nuovi contagi. Le autorità hanno immediatamente predisposto un nuovo lockdown: chiuse scuole e metropolitana, effettuati decine di migliaia di tamponi, 9 quartieri residenziali messi in quarantena.

Nelle stesse ore Jerome Powell parla in conferenza stampa dopo la riunione della Fed: “Non stiamo pensando di alzare i tassi, anzi non stiamo pensando nemmeno di pensare di alzare i tassi”. Quindi “zero” fino al 2023, perché la ripresa economica sarà lenta e graduale.

Improvvisamente i mercati sembrano realizzare ciò che molti economisti ed industriali di tutto il mondo vanno dicendo da mesi, la ripartenza non sarà facile e soprattutto richiederà tempo e cautela. Il focolaio di Pechino e il recente rialzo delle curve dei contagi in molti Stati americani sono la conferma che il virus è tutt’altro che sconfitto.

È nuovamente il panico e i listini affondano: giovedì 11 gli indici statunitensi perdono fra il 5,5% (Nasdaq) e il 7,5% (Russell 2000). Ma lo spavento è di breve durata. Lunedì 15, infatti, inizia il nuovo programma di acquisti di corporate bond della Fed, non più solo etf ma singoli titoli sul mercato secondario, per interventi più mirati su specifici settori e società. Torna la calma, i mercati recuperano e il Vix in un solo giorno cala di ben 10 punti. Ancora una volta la rete di protezione distesa dalle Banche Centrali fa il suo lavoro.

La Fed ha iniettato oltre 3000 mld di liquidità: confronto con il 2008

Banche Centrali in soccorso

La Fed per favorire il corretto funzionamento del mercato del credito continua a supportare le società finanziarie e a effettuare acquisti di Treasuries e MBS. La Bce, dal canto suo, ha fatto lievitare a inizio mese l’ammontare del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) da 750 a 1350 miliardi. Anche in questo caso il programma prevede l’acquisto di titoli governativi e societari con una flessibilità maggiore rispetto al tradizionale QE. La BoJ infine, proprio in queste ore, pubblica un outlook moderatamente ottimista ma conferma che il QE resta illimitato, così come resta invariato il programma di acquisti di ETF e corporate bond del valore di 110 mila miliardi di yen.

Con uno schieramento di forze di tale entità, un nuovo ritorno sui minimi di marzo sembra improbabile. Le Banche Centrali stanno facendo di tutto per comprare tempo e dare così modo all’economia reale di ripartire intervenendo, verbalmente e operativamente, ogni volta che si verifica un cedimento dei listini. Confortati anche dai recenti dati macroeconomici, migliori rispetto alle attese degli analisti, i mercati possono quindi riprendere la loro corsa, con maggior convinzione su tutti i segmenti del credito e un po’ più di prudenza sull’azionario, in particolare sui settori ciclici che hanno corso molto nelle ultime due settimane.

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