Gas, Gazprom chiude i rubinetti: è iniziata la “grande tempesta globale”?

L’annuncio di chiudere Nord Stream 1 ha riportato in alto i prezzi del gas e scatenato le vendite sui mercati europei nel corso di questa mattina, mentre nei prossimi giorni l’Unione europea potrebbe decidere sul price cap.
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Gas di nuovo in rialzo
L’avevano promesso, o minacciato, e la “grande tempesta globale” sembra iniziata. Si tratta dello scenario predetto dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il quale aveva puntato il dito sulle azioni dell’Occidente verso la Russia, descrivendo un futuro cupo nel caso in cui si continuasse su questa strada.
Peskov ha poi assicurato che la Russia sarà comunque in grado di “preservare la macrostabilità in mezzo a questa tempesta”.
Intanto, però, la società a partecipazione pubblica Gazprom ha annunciato venerdì la chiusura a tempo illimitato del gasdotto Nord Stream, facendo tornare in alto i prezzi del gas.
Se venerdì il gas era sceso fino a 203 euro al megawattora sulle prospettive di una ripresa della fornitura, questa mattina si assiste ad una nuova fiammata, arrivando a 275 euro in avvio di contrattazioni e un rialzo del 28% rispetto alla chiusura di venerdì (214 euro).
Salgono anche i prezzi del petrolio mentre si attende la riunione dei paesi produttori e dei suoi alleati (Opec+) che potrebbero decidere un taglio alla produzione: il greggio quota 88,70 dollari (+2%) e il Brent viene scambiato a 95,25 (+2,40%).
Mare mosso anche sui mercati europei (oggi Wall Street chiusa): il Dax apre in calo del 3%, seguito dal Ftse Mib (-2,60%), dal Cac 40 (-2%) e dell’Ibex 35 (-1,90%).
Ancora debole l’euro, scivolato per la prima volta dal 2002 sotto quota 0,99 sul dollaro, con un nuovo minimo a 0,988.
Lo stop al gasdotto
Venerdì la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva aperto al tetto del gas, raffreddandone così i prezzi, ma la reazione immediata da parte della Russia si concretizzava prima con le dichiarazioni dell’ex presidente Medvedev, il quale parlava di stop alle forniture come conseguenza del price cap, poi seguite dall’annuncio di Gazprom sul Nord Stream 1.
La società russa parlava di perdite nell’unica unità di compressione attualmente attiva, la cui riparazione “è possibile solo da una società di riparazioni specializzata”.
Il vice premier russo con delega all’energia, Alexander Novak, sosteneva che il blocco del gasdotto era dovuto unicamente alle sanzioni europee, causa dell’impossibilità di effettuare le dovute riparazioni e violando i contratti.
Da Siemens Energy, il fornitore regolare di turbine del gasdotto, hanno assicurato che non ci sono ragioni tecniche per fermare la condotta, in quanto questo tipo di perdita non pregiudica il funzionamento di una turbina e può essere sigillata sul luogo come parte di un processo di routine.
Inoltre, aggiungevano da Siemens, il compressore della stazione interessata ha altre turbine che gli permetterebbero di continuare a funzionare.
Le accuse alla Russia
Le motivazioni russe allo stop delle forniture sono state accolte con sospetto da parte dell’Unione europea.
Il portavoce della Commissione, Eric Mamer, parlava di “pretesti fasulli” e definiva l’annuncio di Gazprom “l’ennesima conferma della sua inaffidabilità come fornitore”, aggiungendo che quanto è accaduto “è una prova del cinismo della Russia, che preferisce bruciare gas invece di adempiere ai contratti”.
Secondo fonti di Bruxelles, il blocco rappresenterebbe la risposta russa ai piani dell’UE di limitare i visti per i cittadini russi, all’aumento delle riserve europee di gas, oltre al price cap.
Le mosse della UE
Proprio di tetto del prezzo del gas si dovrebbe parlare nella prossima riunione del 9 settembre, quando i ministri della UE discuteranno di misure urgenti a livello di blocco.
Secondo una bozza di documento esaminata dalla Reuters, i ministri valuteranno alcune opzioni, tra cui l’imposizione di tetti ai prezzi del gas importato e ai prezzi del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica o la rimozione temporanea delle centrali a gas dall’attuale sistema UE di fissazione dei prezzi dell’energia.
“L’uso del gas come arma non cambierà la determinazione dell’Ue”, che accelererà il percorso verso l’indipendenza energetica, assicurava il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
“Il nostro obbligo è proteggere i nostri cittadini e sostenere la libertà dell’Ucraina”, ha affermato Michel in un messaggio su Twitter, aggiungendo che “la Germania, uno dei paesi più colpiti da questa interruzione, ha accolto con favore la notizia assicurandosi di essere più preparata rispetto al passato ai tagli al gas”.
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