Generali, si alza lo scontro nel cda: si dimette anche il consigliere in quota Del Vecchio
Continua la ‘battaglia’ dentro Assicurazioni Generali con le dimissioni di Romolo Bardin, dopo che nei giorni scorsi aveva fatto un passo indietro anche l’altro ‘pattista’ Caltagirone.
Nuove dimissioni in Generali
Lo scontro per il controllo di Generali si fa sempre più acceso in vista dell’assemblea di aprile, dopo le dimissioni dal cda arrivate a fine settimana scorsa di uno degli sfidanti all’attuale management, l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone.
In queste ore, infatti, è la volta di Romolo Bardin, consigliere indipendente ma che dal 2002 svolge la propria attività in Delfin, società parte del gruppo di Leonardo Del Vecchio, altro ‘duellante’ che ha incrociato le spade nei confronti del board uscente e dell’ad Philippe Donnet.
Proprio la Delfin aveva recentemente incrementato la sua partecipazione in Generali, al pari di quanto fatto da Caltagirone, permettendo di arrivare a detenere una quota della compagnia assicurativa pari al 6,618%.
Nelle motivazioni di Bardin, seppur ufficiali, appariva evidente la ragione di fondo delle dimissioni dal cda, sotto accusa per le “modalità operative e per alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui (Bardin) partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del cda”, si leggeva nella nota diffusa dal Leone di Trieste.
Dimissioni accolte con “rammarico” da parte del presidente di Generali, Gabriele Galatieri di Genola, il quale ha però approfittato dell’occasione per “ribadire” che “la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell’interesse di tutti gli stakeholder”.
Il passo indietro di Caltagirone
Solo pochi giorni fa si era dimesso anche Caltagirone dalla carica di vicepresidente del gruppo Generali e membro del cda, ruoli ricoperti rispettivamente dal 2010 e dall’aprile 2007.
Al momento del passo indietro, Caltagirone aveva accusato di essere stato “palesemente osteggiato” nel “dare il proprio contributo critico e nell’assicurare un controllo adeguato”, riferendosi alle modalità di lavoro del board, in particolare al piano strategico e alla presentazione della lista.
La view degli analisti
La scelta di Caltagirone veniva definita da una nota di Intesa Sanpaolo come “un chiaro segnale della dura battaglia in corso sulla governance di Generali che implica incertezza per il gruppo”.
Secondo la banca torinese, però, la mossa “potrebbe accelerare un chiarimento, nella direzione di una presentazione di una lista e di un piano industriale alternativo da parte del patto tra Caltagirone, Delfin e Fondazione Cassa di risparmio di Torino (Crt)”, quest’ultima ‘terza gamba’ del patto di consultazione.
Gli analisti dell’istituto sottolineano che il patto “probabilmente detiene attualmente, in capo a Generali, più del 16,133% comunicato ufficialmente la settimana scorsa, in quanto, in quel momento, Caltagirone era al 7,98%, mentre il comunicato di ieri indicava l’8,04%. Caltagirone era al 7,98%, mentre il comunicato stampa di ieri di Generali indicava l’8,04%”.
La nota, infine, specificava la posizione ‘add' di Intesa Sanpaolo su Generali, con un target price a 20,5 euro.
Più cauti, invece da Equita Sim e Mediobanca Securities, con la prima che resta ‘hold’ sul titolo e un prezzo obiettivo a 20,7, mentre la seconda si mantiene ‘neutral’ con un target price a 20 euro, entrambe sopra i prezzi odierni di Generali, scambiata a 18,40 euro.
Domani il consiglio di Generali
Le due dimissioni arrivano alla vigilia del consiglio di amministrazione della compagnia che dovrà approvare lista per il prossimo board, con una ventina di candidati da presentare all’assemblea di aprile.
La scelta di presentare una lista da parte del cda rappresenta una modalità introdotta nel gruppo tre anni fa, sulla scia di quanto avviene nelle public company dove, però, i soci sono in gran parte fondi e investitori istituzionali.
Con il cambio delle caratteristiche dell’azionariato di Generali e il relativo aumento del peso dei ‘pattisti’ Caltagirone, Del Vecchio e Crt, gli sfidanti cercavano di impedire al board uscente di presentare una propria lista, influenzata di fatto da Mediobanca, l’altro grande socio.
La tesi era stata respinta con forza dal presidente Galateri, rivendicando la correttezza della scelta dell’iter di selezione.
I pattisti, però, avevano presentato un esposto alla Consob, sollevando dubbi sulla presentazione della lista da parte del cda, in quanto non prevista dalla legge (ma neanche esclusa).
L’autority ha risposto evidenziando i punti deboli di questa prassi per società con nuclei di soci forti, spingendo il cda di Generali a modificare la procedura di preparazione della lista, anche se bisognerà attendere ancora qualche settimana per le conclusioni della Consob sulla vicenda.
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