Giappone, all'orizzonte una rinascita strutturale

Il Giappone si sta lasciando alle spalle decenni di stagnazione economica. Una solida domanda interna, una corporate governance in piena trasformazione e valutazioni ancora contenute rendono il Paese una delle opportunità più interessanti. Ecco i segnali di una rinascita strutturale che va ben oltre il semplice ciclo economico.
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La rinascita parte dall'interno
Dopo anni definiti dai più come "decenni perduti", l’economia giapponese sembra aver imboccato una nuova traiettoria di crescita strutturale. Come sottolineano Daisuke Nomoto, gestore del fondo CT (Lux) Japan Equities, e Simon Morton-Grant, Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments, il PIL nominale è in crescita sostenuta, trainato non più dalle esportazioni, ma dalla domanda interna. Un elemento chiave che marca la differenza rispetto al passato.
L’aumento dei salari e la stabilità dei prezzi alimentano i consumi delle famiglie, mentre le imprese giapponesi investono per accrescere produttività e capacità. In questo scenario, le tensioni commerciali e i rialzi dei tassi della Bank of Japan sono visti come ostacoli gestibili, non come fattori frenanti. La crescita del Giappone non è più solo ciclica: è diventata sistemica, un’evoluzione che spinge gli investitori a rivalutare il mercato azionario nipponico.
La nuova rotta dei capitali
Uno degli snodi centrali della trasformazione giapponese riguarda la riforma della governance societaria, divenuta finalmente concreta. Dopo anni di inefficienze, si legge nel report, le aziende giapponesi stanno riorganizzando capitali e strategie per creare valore, anche grazie alle iniziative del Tokyo Stock Exchange.
Le operazioni di M&A da oltre 100 milioni di dollari sono quadruplicate tra il 2019 e il 2024, passando da 15 a 60, con 29 deal già annunciati nel 2025. Ancora più significativo l’aumento dei buyback: +91% rispetto al 2024, per un totale di 8.300 miliardi di yen, con un rendimento stimato del 2,5% per l’anno fiscale in corso.
Questa ondata di riacquisti (vedi grafico sottostante) non è solo una ricompensa agli azionisti, ma il segnale di una nuova allocazione del capitale. Secondo la Columbia Threadneedle, le aziende stanno dismettendo attività improduttive e riallocando risorse verso investimenti strategici, con l’obiettivo di portare il ROE dall’8,5% all’11% nei prossimi tre anni.
Le prospettive a breve termine
La volatilità dei mercati globali non deve far dimenticare la solidità strutturale dell’economia giapponese. La crescita salariale continua ad alimentare la domanda interna, che resta il principale scudo contro le incertezze esterne, comprese le tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
Sebbene i dazi americani rappresentino una minaccia, l’impatto sugli utili appare contenuto: molte società hanno potere di prezzo sufficiente per assorbire i rincari, come riportato da Columbia Threadneedle. La cautela attuale sugli investimenti in conto capitale è più una scelta di timing che un vero segnale d’allarme.
Anche sul fronte monetario, la Bank of Japan dovrebbe proseguire con un approccio graduale. Eventuali modifiche ai tassi dipenderanno dagli sviluppi macro e dai negoziati commerciali in corso. In prospettiva, la seconda metà del 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per la percezione internazionale del Giappone: un’economia con dinamiche inflazionistiche consolidate, crescita interna robusta e una governance aziendale rinnovata.
La grande rotazione
Con il possibile ridimensionamento dell’"eccezionalismo americano", il Giappone si candida a diventare uno dei principali beneficiari della riallocazione dei capitali globali. Dopo anni in cui gli Stati Uniti hanno primeggiato grazie a utili eccezionali e leadership tematica, il nuovo focus sulla prudenza fiscale e sulla riduzione del deficit potrebbe frenare il momentum statunitense, secondo la Columbia Threadneedle.
Nel frattempo, il Giappone offre un mix raro e potente: riforme strutturali concrete, un universo ampio di aziende di alta qualità, e un’infrastruttura finanziaria matura e regolamentata. Il contesto istituzionale stabile e l’avanzamento delle riforme rendono il mercato nipponico maturo per una rivalutazione strategica da parte degli investitori internazionali.
Il confronto tra gli indici regionali (vedi grafico qui sotto) mostra come la crescita degli utili sia stata la vera leva della performance giapponese negli ultimi dieci anni, a conferma di una tendenza sostenibile e non effimera.
Una rivalutazione strutturale
Il Giappone è oggi un mercato trasformato, dove le valutazioni rimangono al di sotto delle medie storiche, offrendo una rara opportunità d’ingresso in una fase di rilancio strutturale. Il vero motore della svolta è il cambiamento culturale e strategico del corporate Japan: bilanci più efficienti, rendimenti crescenti e una nuova attenzione alla creazione di valore per gli azionisti.
Secondo Columbia Threadneedle, la gestione attiva in Giappone sta dando i suoi frutti. I gestori attivi mediani hanno sovraperformato l’indice per periodi tra 3 e 10 anni, sfruttando le inefficienze informative e selezionando le aziende con ROE superiori al 10%. Questo approccio ha consentito di evitare il 60% delle società che erodono valore, evidenziando la forza del stock picking in un mercato sottocoperto dagli analisti.
In un momento in cui gli investitori stanno rivalutando il proprio peso sul mercato azionario USA, il Giappone offre una valida alternativa: stabilità, riforme, qualità. Ora è il momento di guardare al Giappone non per ciò che è stato, ma per ciò che sta diventando.
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