Giappone: la campagna vaccinale a rilento mette a rischio il Primo Ministro


In Giappone è stato vaccinato solo l’1,3% della popolazione. La lentezza della campagna vaccinale, dovuta anche all'estrema cautela nell'approvazione dei vaccini, rischia di avere importanti ripercussioni politiche ed economiche.

A cura di Pyia Sachdeva, economista di Schroders


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Tassi di vaccinazioni giornaliere allo 0,05%

Il Giappone, dopo un’esemplare gestione della pandemia, è alle prese con una deludente campagna vaccinale di massa. Solo l'1,3% della popolazione è vaccinata, una percentuale sconfortante se paragonata ad altri Paesi sviluppati, come Regno Unito (48%), Stati Uniti (38%) e Unione Europea (18%).

Solo lo 0,05% della popolazione viene vaccinata ogni giorno. “A questo tasso solo il 13% della popolazione sarà vaccinata entro la fine dell'anno, un tasso troppo basso che dovrebbe essere portato almeno allo 0,4% al giorno affinché il Giappone abbia la possibilità di raggiungere l'immunità di gregge entro la fine dell'anno”, osserva Pyia Sachdeva, economista di Schroders..

Il tasso di vaccinazioni giornaliere è troppo basso

Via libera solo per Pfizer

Il Giappone, che dipende da Paesi esteri per le importazioni di vaccini, ha un numero sufficiente di dosi per coprire tutta la popolazione, con vaccini in arrivo da AstraZeneca (120 milioni), Moderna (50 milioni) e Pfizer (144 milioni). “Nonostante questo, le autorità giapponesi hanno adottato un'estrema cautela nel processo di approvazione dei vaccini, con test addizionali per ognuno dei fornitori”, ha analizzato Sachdeva.

Di conseguenza, finora solo Pfizer ha ottenuto il via libera e lo Stato del Sol Levante ne detiene oggi circa 11 milioni di dosi, con quasi 100 milioni di dosi attese entro giugno. Di conseguenza, il Giappone ha a disposizione un numero sufficiente di dosi, sempre se il vaccino di Moderna verrà approvato. Ma qualsiasi ritardo nella consegna di Pfizer potrebbe rappresentare un limite, soprattutto se il vaccino di AstraZeneca non otterrà l'approvazione.

“La buona notizia  - afferma l’economista di Schroders - è che, nel processo di vaccinazione, il Giappone sta ora passando dai lavoratori del settore sanitario a un gruppo più ampio di persone con età superiore ai 65 anni, e quindi probabilmente vedremo un rialzo nel tasso di dosi somministrate giornalmente”.

Implicazioni economiche e politiche

Il Giappone sta avendo difficoltà a contenere il virus senza restrizioni, con alcune città come Tokyo e Osaka ancora in una sorta di stato di emergenza. Una situazione complicata, soprattutto in vista delle Olimpiadi estive che dovrebbero svolgersi proprio in Giappone. “Le Olimpiadi sono un tema importante più dal punto di vista politico e di relazioni pubbliche che non economico, dato che gli effetti positivi su questo fronte sarebbero stati relativamente contenuti e temporanei”, ragiona l’economista di Schroders.

Sachdeva ritiene che in un orizzonte più a lungo termine, a meno che il tasso di vaccinazione non aumenti velocemente, il Paese probabilmente non riuscirà a raggiungere l'immunità di gregge entro il prossimo inverno, con il rischio di nuove ondate di Covid e di ritardare al 2022 la ripresa nel settore dei servizi, compresi i segmenti del turismo e dei viaggi.

Questa situazione potrebbe avere delle conseguenze per il Primo Ministro Suga, il cui tasso di gradimento è crollato sin dal suo insediamento, a settembre dell'anno scorso. In autunno si terranno le elezioni in Giappone, “tuttavia la limitata opposizione al Partito Liberal Democratico attualmente al governo implica che i danni nei confronti del partito saranno limitati. Il rischio invece è che Suga perda il supporto del partito, aprendo la strada a un nuovo leader e quindi a un nuovo Primo Ministro”.

Le implicazioni per gli investitori

Secondo l’economista di Schroders, un potenziale ritardo della ripresa del settore dei servizi non cambierebbe molto l'outlook economico, ma i driver della ripresa dipenderebbero maggiormente dalle esportazioni di prodotti. Gli ultimi dati sulle esportazioni suggeriscono che la questione più ampia della ripresa globale è rimasta invariata.

Si tratta di una notizia importante per gli investitori azionari, dato che oltre il 40% delle entrate totali delle aziende giapponesi è internazionale piuttosto che nazionale. Tuttavia, ciò non significa che il quadro domestico non sia importante e per il momento la mancanza di progressi sul fronte dei vaccini probabilmente peserà sull'outlook per gli utili generati sul mercato locale.

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